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 2009  dicembre 23 Mercoledì calendario

Rai, Mediaset, TI Media e Sky in fila sul telecomando digitale - I cinque milioni di cittadini laziali dovranno aspettare ancora qualche settimana per uscire dal caos digitale

Rai, Mediaset, TI Media e Sky in fila sul telecomando digitale - I cinque milioni di cittadini laziali dovranno aspettare ancora qualche settimana per uscire dal caos digitale. Ma già si può anticipare la notizia più succosa che riguarderà tutte le famiglie italiane e che arriverà alla fine dell’indagine avviata dall’Autorità per le Comunicazioni: il posizionamento dei principali colossi dell’etere sul telecomando. Secondo alcune indiscrezioni di fonte industriale, ai primi dieci tasti del telecomando finiranno in cinque: salvo sorprese, si tratterà delle tre reti ammiraglie della Rai, delle altrettante di Mediaset, di TI Media (con La7 e Mtv), di ReteCapri e di Rete A, che offrirà poi le sue frequenze a Cielo, neonato canale di Sky. Si tratta di un’ipotesi di soluzione che ancora non vede il favore dei piccoli network guidati dal patron di Super 3, Filippo Rebecchini, presidente della Frt, che da tempo ha ribadito l’esigenza di ottenere regole certe prima di lasciare libero l’attuale posizionamento. Ma il tempo stringe e, nonostante sia passato ormai più di un mese dallo switch off di novembre a Roma e nelle altre province del Lazio, i disservizi proseguono. Su alcuni televisori al primo posto sul telecomando appare Italia Tv e lo sconcerto di migliaia di famiglie è totale se si passa ai tasti 8 e 9, dove si accalcano addirittura in sei. Insomma, la giungla è ancora rigogliosa e l’AgCom e il consorzio DGTVi avranno il loro bel da fare. Chiusa la partita sui primi dieci tasti del telecomando, si apriranno poi le danze sulle altre 40 posizioni a cui aspirano in primo luogo una cinquantina di canali regionali e altri a pagamento. L’AgCom concluderà a fine gennaio la sua istruttoria e gli operatori stanno già sfilando di fronte agli uffici di Corrado Calabrò. Il caos nell’era digitale del Lazio è scoppiato lo scorso 16 novembre quando il segnale analogico è andato definitivamente in soffitta. In quei giorni anche a Palazzo Chigi gli schermi rimasero per un po’ oscurati da una nebbia fastidiosa mentre circa 400 mila cittadini denunciarono di non captare i segnali delle televisioni che per decenni erano abituati a seguire senza problemi. D’altronde il passaggio è davvero epocale e occorre districarsi attraverso nomi e sigle sconosciute ai più. Il più delle volte le televisioni dell’era digitale hanno nomi esotici (Dhalia Tv, TeleDonna), altre evocano qualcosa che si conosce da anni ma che resta piuttosto indefinito (Rai-Extra, Mediaset Premium), altri canali ancora (svariate decine) hanno un nome più esplicito (Sexo Amatorial, Glamour Plus, Dhalia Eros). Nel mezzo ci sono i canali storici di Viale Mazzini, che nei televisori venduti in questi mesi a 2 milioni e mezzo di famiglie laziali spesso hanno perduto la postazione storica a favore di quelli di Mediaset o di qualche sconosciuta tv rionale. I tecnici hanno già avuto modo di spiegare che la confusione da tv digitale si è creata nel Lazio perché, a differenza di quanto avvenuto in Sardegna, il consorzio DGTVi, l’associazione che riunisce Rai, Mediaset, Telecom Italia Media, Frt, D-Free, Aeranti-Corallo, non è riuscita a far siglare l’intesa a tutte le televisioni. Di qui il problema. Cui l’autorità guidata da Corrado Calabrò dovrà porre rimedio per l’inizio del nuovo anno.