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 2009  dicembre 23 Mercoledì calendario

Ok al decreto, riparte il nucleare - Il governo ha approvato il testo, ora si attende il parere del consiglio di stato - Compiuto il primo passo ufficiale per il ritorno del nucleare in Italia

Ok al decreto, riparte il nucleare - Il governo ha approvato il testo, ora si attende il parere del consiglio di stato - Compiuto il primo passo ufficiale per il ritorno del nucleare in Italia. Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri lo schema di decreto legislativo del ministero dello Sviluppo economico che fissa le regole per localizzare i siti dove costruire i nuovi impianti e il deposito delle scorie, e per autorizzare le centrali a produrre. Ora il testo dovrà andare all’esame del Consiglio di Stato, della conferenza Stato-Regioni e delle commissioni parlamentari competenti, che potranno modificarlo, per poi tornare al Cdm per l’approvazione definitiva. Nei tre mesi successivi, il Consiglio dei ministri adotterà il documento che conterrà gli obiettivi strategici nazionali in materia di nucleare, una sorta di Libro bianco che comprenderà anche gli interventi sulla sicurezza, l’ambiente e la lotta alle emissioni inquinanti. Grande soddisfazione è stata espressa dall’Enel, il cui amministratore delegato, Fulvio Conti, ha parlato di «pietra miliare nel percorso per il ritorno dell’Italia al nucleare e per avviare un rinascimento industriale e tecnico del sistema produttivo e scientifico del nostro Paese. Il governo ha portato avanti con determinazione la scelta di garantire al Paese almeno il 25% di energia prodotta dall’atomo in linea con i principali Paesi europei». Il decreto non individua i siti ma stabilisce le linee guida per sceglierli, secondo parametri ambientali e tecnici variati di poco rispetto a quelli in vigore prima del referendum dell’87. Per questo, si ipotizza che la nuova mappa del nucleare ricalcherà in gran parte la vecchia. Saranno i ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, su proposta della nuova Agenzia del nucleare, a definirli entro 60 giorni dall’approvazione del decreto. A grandi linee si dovrà tenere conto di «popolazione e fattori socio-economici, qualità dell’aria, risorse idriche, fattori climatici, suolo e geologia, valore paesaggistico, valore architettonico-storico, accessibilità», e poi di «rischi sismici, distanza da aree abitate, geotecnica, disponibilità di adeguate risorse per il sistema di raffreddamento della tipologia di impianti ammessa, strategicità dell’area per il sistema energetico e caratteristiche della rete elettrica, e rischi potenziali indotti da attività umane nel territorio circostante». Saranno direttamente gli operatori candidati a costruire le centrali, come l’Enel in tandem con Edf, a proporre i siti, che dovranno ottenere la certificazione da parte dell’Agenzia. Il decreto prevede comunque un forte coinvolgimento degli enti locali e territoriali. Da subito, infatti, saranno chiamati a dire la loro nell’ambito della Conferenza unificata Stato-Regioni anche Province e Comuni. L’ultimo passo prima di avviare la costruzione della centrale sarà invece identico a quello in vigore per gli impianti tradizionali: la valutazione di impatto ambientale. Per combattere la sindrome Nimby (not in my backyard) sono stati comunque studiati anche incentivi a beneficio delle imprese locali e dei cittadini delle aree che ospiteranno le centrali, fino a un raggio di 20 km. Tra le misure c’è un contributo una tantum in fase di costruzione dell’impianto, stimato in circa 30 milioni di euro per reattore (divisi in cinque tranche annuali), il 60% dei quali andrà a imprese e cittadini in forma di sgravi fiscali (riduzione della Tarsu, delle addizionali Irpef e Irpeg e dell’Ici), mentre il restante 40% finirà nelle casse del Comune ospite e, in misura minore, di quelli confinanti. Inoltre, l’amministrazione comunale riceverà un’Ici di tutto rispetto, circa 13 milioni di euro annui. Ma la novità più interessante del decreto è lo sconto in bolletta che scatterà all’entrata in esercizio dell’impianto: circa 40 centesimi in meno a megawatt, che si traducono in un risparmio potenziale di sette milioni di euro per i cittadini e le imprese delle aree dove sorgeranno i reattori. Quanto alle scorie, il testo individua un parco tecnologico, dove verranno collocati il deposito nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, attribuito a Sogin, e un centro studi e sperimentazione. C’è poi un aspetto del decreto che rischia di restare in ombra rispetto al grande tema dell’atomo, e cioè l’apertura alla concorrenza del mercato della geotermia. Le concessioni, infatti, saranno messe a gara. Faranno eccezione gli accordi già sottoscritti, come per esempio quello tra Enel e Regione Toscana, che ha allungato al 2024 le concessioni del Larderello.