La Stampa 23/12/09, 23 dicembre 2009
A qualcuno piace tacco - I piedi hanno una fortissima carica erotica, sia vestiti di scarpe sia parzialmente o completamente «svestiti»
A qualcuno piace tacco - I piedi hanno una fortissima carica erotica, sia vestiti di scarpe sia parzialmente o completamente «svestiti». Per gli uomini le scarpe sono status e potere. Nell’antica Roma le scarpe rosse indicavano un senatore, mentre un patrizio le portava nere - ancora oggi le Lobb Black Oxford sono un segno di condizione sociale. In campagna si portano le Brogues - proprio come gli aristocratici romano-britannici che vediamo rappresentati, vestiti di toghe in tweed, nella scena di caccia del mosaico della villa romana di Chedworth. Secondo Mimi Pond - la sceneggiatrice dei Simpson - per le donne «le scarpe sono i totem della libidine incorporea. Zucchero per gli occhi, poesia per i piedi. Rappresentano tutto ciò che avete sempre desiderato». Dentro ogni donna sembra esserci una Imelda Marcos che lotta per uscire. Sex in the City è così popolare perché in realtà è «Shoes in the City». Gli uomini raramente capiscono questa ossessione femminile, ma hanno comunque una irragionevole reazione pavloviana andando in estasi davanti a una donna ben calzata. Le scarpe mandano messaggi misti - anche alle donne che le portano. La scarpa giustamente chiamata Tacco Stiletto riesce a essere sia fallica sia femminile, provocante e attraente, stimolante e importabile. nota anche come Limo Shoe - la scarpa da Limousine - perché chi la porta non è in grado di camminare, ma confusamente e alternativamente ora torreggia ora barcolla. Secondo il New York Times, «i tacchi alti sono per quelle donne che pagano altri perché camminino al posto loro». «A me piacciono i tacchi alti - ghigna il fotografo di moda David Bailey -. Lo so che è sessista. Significa che le ragazze non possono scappare da me». «Io non so chi abbia inventato i tacchi alti - cinguettava Marilyn Monroe - ma tutte le donne devono loro molto». «I tacchi alti mettono il sedere su un piedistallo - che è il suo posto» dichiara la modella Veronica Webb con sfrontata onestà. Ma a chi giovano? Scrive Beatrice Faust nel suo Woman, Sex and Pornography che i tacchi alti «non sono stimoli visivi per gli uomini, ma stimoli tattili per le donne... Camminare sui tacchi alti fa ondeggiare le natiche due volte più di quando si cammina su scarpe basse, trasmettendo alla vulva nuove sensazioni». Ambiguo è invece il messaggio che viene dalle ballerine, così schive nel loro tacco basso, come quelle indossate con modestia finta ingenua da una Carla Bruni o una Lady Diana. Dopo la choccante (!) innovazione, nel 1900, delle décolletée, che mostravano il collo del piede, la modestia ingiunse di mettere un fiocco o una fibbia a coprire questo oltraggio. E le debuttanti di un secolo fa nascondevano lì in mezzo una fotografia del loro amato: un posto intimo, lontano da occhi indiscreti ma vicino a quei piedi tanto eloquenti. Le scarpe aperte davanti, che lasciano vedere le unghie smaltate, erano considerate così aggressive che le femministe come Germaine Greer - l’autrice dell’Eunuco femmina - le chiamavano «Scarpe prendimi!». Questo vale soprattutto per le mules, le ciabattine col tacco. Pensate alla ragazza dell’Altalena di Fragonard, con le mules sospese all’alluce! Per Manolo Blahnik «vanno bene oggi come andavano bene per Madame de Pompadour quando scivolava fuori dal suo letto». Chi può dimenticare l’erotismo di Marilyn Monroe che, in Quando la moglie è in vacanza, scende le scale sui suoi sandaletti dai tacchi alti guarniti di marabù? Anche la scarpa aperta dietro inizialmente fece scandalo perché enfatizza la nudità del piede. Il generale George Patton fu diretto nello spiegare ciò che sono gli stivali per un uomo: «Un soldato con le scarpe è soltanto un soldato. Con gli stivali, diventa un guerriero». Ma che dire delle amazzoni stivalate di oggi? Negli anni 60 vivevo di fronte ad Allen Jones, famoso per le sue sculture in plastica di ragazze nude con gli stivali che reggevano tavolini in perspex o cingevano una poltrona. Nella King’s Road a Chelsea erano ovviamente nel loro habitat naturale, ma quanto del messaggio degli stivali oggi è liberazione della femmina e quanto assoggettamento del maschio? Per Pierre Laboutin «la cose meravigliosa dei sandali piatti è che devi stare scalzo. Sono liberazione allo stato puro». Eppure nel 1939 il direttore di Vogue si tormentava sulla questione dei sandali: non erano un po’ troppo rivelatori per essere portati in città, dato che «non avevano né davanti né dietro, ma erano soltanto suola e lacci di cuoio»? Nel giudizio di altri, invece, il laccio infradito e il cinturino alla caviglia facevano di chi li portava una meravigliosa schiava. Le scarpe delle donne possono disorientare, incantare, soggiogare, divertire l’osservatore. Ma la scienza ora ci rivela che se le scarpe possono mentire, il piede no. La Casa Jeffrey West ha commissionato a Geoff Beattle, decano di psicologia all’Università di Manchester, una ricerca sulla comunicazione dei piedi: «Mentre la gente ha un’idea di che cosa rivelino le mani o il volto, spesso ignora se i suoi piedi si stanno muovendo o quali messaggi stanno lanciando. Si possono fingere sorrisi o sguardi, ma i piedi sono eloquenti proprio perché incontrollati. Il loro linguaggio segreto svela la nostra personalità, lo stato emotivo e psicologico, il giudizio sulle persone con cui stiamo parlando. I piedi sono affascinanti canali di comunicazione non verbale. Se una donna muove i piedi mentre ride, è segno che le piaci. Se invece li incrocia, o incrocia le gambe o le ripiega sotto il corpo, non è un buon segno». Il nervosismo è rivelato da reazioni dei piedi del tutto opposte: gli uomini li muovono di più, le donne li tengono fermi. Entrambi i sessi però tradiscono disonestà o infedeltà con una innaturale mancanza di movimento dei piedi. Nelle faccende di sesso perciò guardate le scarpe come un’esca e il piede come il vero obiettivo - oppure abbiate fede nel primato dell’istinto sulla cultura.