Matteo Persivale, Corriere della Sera 23/12/09, 23 dicembre 2009
Hollywood cocktail: Brittany e gli altri uccisi dalle medicine - Nell’armadietto del bagno ci sono flaconi di Topamax (anticonvulsivo), Metilprednisolone (antinfiammatorio), Fluoxetine (antidepressivo), Klonopin (ansiolitico), Carbamazepina (per diabetici, usato anche nel trattamento del disordine bipolare), Ativan (ansiolitico e rilassante muscolare), Vicoprofen (antidolorifico), Propranolol (ipertensione), Biaxin (antibiotico), Hydrocodone (antidolorifico)
Hollywood cocktail: Brittany e gli altri uccisi dalle medicine - Nell’armadietto del bagno ci sono flaconi di Topamax (anticonvulsivo), Metilprednisolone (antinfiammatorio), Fluoxetine (antidepressivo), Klonopin (ansiolitico), Carbamazepina (per diabetici, usato anche nel trattamento del disordine bipolare), Ativan (ansiolitico e rilassante muscolare), Vicoprofen (antidolorifico), Propranolol (ipertensione), Biaxin (antibiotico), Hydrocodone (antidolorifico). E poi, ed è una delle cose più tristi della morte tristissima a trentadue anni di Brittany Murphy, tenera e grintosa attrice di Ragazze a Beverly Hills e Sin City, nello strazio di quella farmacia da ospedale per anziani ci sono anche tanti flaconi di vitamine, integratori, alghe da attrice salutista. Brittany Murphy, l’attrice morta domenica a 32 anni. In basso è con il marito Simon Momjack Brittany Murphy come Michael Jackson stroncato nel suo letto dall’anestetico da sala operatoria (Propofol) usato come fosse camomilla per mano di un medico da radiazione immediata dall’albo (e misteriosamente ancora a piede libero), Brittany Murphy come Heath Ledger addormentato per l’ultima volta da un cocktail di sonniferi, ansiolitici e antidepressivi (Oxycodone, Idrocodone, Diazepam, Temazepam, Alprazolam, Doxilamina), come Anna Nicole Smith (Colanzepam, Valium, Ativan, più altri sei composti chimici e dosi massicce di beveroni dimagranti), come Dana Plato la deliziosa sorellina del piccolo Arnold nel telefilm anni ”70 e ”80 (Loritab e Valium), attraverso i decenni, discendendo le stazioni del Golgota delle celebrità morte di overdose di farmaci. Rob Pilatus meteora pop dei Milli Vanilli, la modella di Penthouse Paige Summers che per fare prima aveva il fidanzato farmacista, giù giù fino a Elvis gonfio di barbiturici e Marilyn con i sonniferi che le servivano a dimenticare di essere la donna più bella del mondo e, come le disse Arthur Miller, «la più triste che abbia mai conosciuto». Brittany riversa nella doccia, nel suo stesso vomito, mentre il cuore sta per fermarsi. I capelli biondi fradici sul volto prima azzurrino, poi cianotico. Il tentativo inutile da parte dei paramedici di rianimarla in quella casa piena di medicine. Un’altra giovane vita bruciata da un’overdose di farmaci, un’altra stella di ottone da incastonare con una cerimonia frettolosa sul marciapiede delle celebrità di Hollywood Boulevard, calpestata dai turisti, tra le cartacce dei fast food. E, come sempre, ecco i tabloid inglesi che con l’attribuzione a «fonti vicine alla famiglia» parlano di Brittany uccisa di un capro espiatorio da era digitale. Dopo l’autopsia dell’altro ieri, con i risultati dei test tossicologici congelati fino a febbraio, ai tabloid resta l’ultimo obiettivo: il funerale di Brittany. Perché il corpo resta sotto chiave per decreto del giudice, come quello di Anna Nicole Smith prima di lei, per evitare quello che subì nel ”93 River Phoenix, l’angelo di Belli e Dannati stroncato da una sniffata che venne «paparazzato» nella bara, gonfio e irriconoscibile in t-shirt da metallaro, la seta bianca del feretro al posto del tappeto rosso di una «prima» hollywoodiana, scatto da tre milioni di copie per il National Enquirer. Sottrarre Brittany Murphy alla nostra curiosità vampiresca però non fermerà il prossimo dottore di Beverly Hills disposto a firmare ricette in bianco, il prossimo farmacista furbone che in un drugstore di lusso consegnerà centinaia di pasticche al galoppino della prossima star. Perché il cinema – come il rock – si fermerebbe se esistesse l’antidoping, e la giungla di celluloide che ogni aspirante attore deve attraversare per diventare un divo porta alla fama globale, alla ricchezza, agli stilisti ansiosi di donare i loro vestiti più belli. Ma conduce anche a un’altra giungla: quella di medici conniventi, amici-spacciatori, factotum specializzati nel soffocare scandali con una mazzetta, un favore, una minaccia, the show must go on, lo spettacolo continua fino al prossimo Ledger, alla prossima Murphy.