Anna Guaita, Il Messaggero 22/12/09, 22 dicembre 2009
Sotto l’albero, cibi biologici. L’eco-Natale delle first lady - Da Michelle Obama a Carla Bruni, da Sarah Brown alla regina Rania di Giordania, le ”first ladies” sono impegnate a celebrare il Natale
Sotto l’albero, cibi biologici. L’eco-Natale delle first lady - Da Michelle Obama a Carla Bruni, da Sarah Brown alla regina Rania di Giordania, le ”first ladies” sono impegnate a celebrare il Natale. Come ogni anno, feste, regali, beneficenza si intrecciano in un crescendo che perfino i più navigati maestri di cerimonia affrontano con nervosismo: «Talvolta ci chiedevamo se ce l’avremmo fatta» ammette la signora Anita McBride, che è stata il capo dello staff dell’ex first lady Laura Bush dal 2004 al 2008. Ma quest’anno le celebrazioni sono anche più complicate del solito, perché i festeggiamenti devono tener conto della crisi economica, e gli sprechi sarebbero di cattivo gusto. Così Michelle Obama ha dimezzato il numero degli alberi di Natale alla Casa Bianca, mentre Sara Brown, la moglie del primo ministro britannico, ha dimostrato ai concittadini come economizzare sulla carta dei regali usando vecchi giornali e decorandoli con tratti di pennarello rosso. La presenza delle first lady alle feste per i bambini è forse la tradizione più diffusa (e faticosa). La regina Rania di Giordania, campionessa dei rapporti interculturali, ha partecipato a una festa con tanto di Babbi Natale e alberi decorati in onore dei bambini di fede cristiana nel suo regno. Carolina di Monaco ha ricevuto centinaia di giovani sudditi a Palazzo Grimaldi. E Carla Bruni ha intrattenuto 900 bambini all’Eliseo, distribuendo doni e sorrisi (alcuni dei bambini però non sono rimasti convinti dal biancore del sorriso della signora Sarkozy, e hanno sostenuto con i giornalisti che i suoi denti dovevano essere «falsi»). A rendere più delicata l’atmosfera festaiola quest’anno non è solo la recessione, ma anche la questione ambientale. Non è un caso che Sarah Brown abbia descritto le sue economie proprio il giorno dopo che il marito era tornato dal convegno di Copenhagen, che si era appena concluso con un mezzo fallimento. E non è un caso che alla Casa Bianca gli Obama non si siano sforzati solo di tagliare le spese, ma anche di tenere festeggiamenti ”ambientalmente corretti”. Ma per gli Obama il compito è particolarmente difficile: ridurre troppo darebbe un’impressione scoraggiante sia all’opinione pubblica americana sia agli interlocutori economici internazionali, ma esagerare sarebbe peggio. Come ogni anno, la Casa Bianca si apre a decine di feste e a migliaia di visitatori. Negli Usa, la casa del presidente è considerata la casa di tutti gli americani e visitarla è un diritto di tutti. Per Natale, per di più, la casa si riempie di colori e di un’atmosfera festosa, per cui i turisti aumentano. Saranno decine di migliaia le persone che faranno la fila per vederne i saloni decorati con 27 alberi di Natale, 129 ghirlande, 2500 metri di nastri colorati. E tutti si fermeranno davanti al capolavoro dello chef Bill Yosses, una replica della stessa residenza presidenziale: 188 chili di pan di zucchero così verosimili che davanti al colonnato c’è anche una figurina del cane Bo in pasta di mandorle bianca e nera. A un occhio poco allenato tutto appare elegante e ricco. Ma i veterani hanno già notato che quest’anno non ci sono Babbo Natale, gli alberi sono meno del solito e i buffet più scarni. E molti ornamenti sono riciclati: 900 decorazioni delle passate Amministrazioni sono state spedite nelle scuole americane perché gli studenti le ”reinventassero”, incollandoci carta colorata o fotografie. Mentre Michelle ha decorato altri alberi saccheggiando l’orto che coltiva nel giardino della Casa Bianca e intrecciando ghirlande di peperoncini rossi e piccoli bouquet di fiori. Anche le cene ufficiali saranno all’insegna del semplice, con pesce, verdura e dolci senza grassi idrogenati. E addio regali e regalucci: al massimo i visitatori potranno portarsi via qualche dolcetto avvolto in un tovagliolino con l’emblema della Casa Bianca.