Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  dicembre 22 Martedì calendario

Natalia Proshina, 43 anni. Russa, viveva a Rapallo, in Liguria, col marito Boris Dukarin, figlio di un ex colonnello dei servizi segreti russi, alle spalle un passato piuttosto misterioso e qualche guaio con la giustizia, attualmente operatore commerciale di import ed export

Natalia Proshina, 43 anni. Russa, viveva a Rapallo, in Liguria, col marito Boris Dukarin, figlio di un ex colonnello dei servizi segreti russi, alle spalle un passato piuttosto misterioso e qualche guaio con la giustizia, attualmente operatore commerciale di import ed export. Venerdì 4 dicembre andò a fare una passeggiata, col cugino Aleksander Azarov, clandestino di anni 39, in zona Santa Maria del Campo, vicino ai campi da golf. Con loro c’era pure un cane, incrocio tra un pitbull e un mastino, piuttosto mordace, dal quale la Proshina non si separava mai. Giunti nella boscaglia i due liberarono l’animale e, rimasti soli, si scolarono due bottiglie di vodka e forse s’accoppiarono. A un certo punto, però, scoppiò una lite violenta, lui la riempì di cazzotti in faccia e in testa, poi le strinse al collo il guinzaglio a catena del cane finché non smise di respirare e infine la nascose in un canalone, il corpo nudo nel fango, la testa pigiata in una condotta dell’acqua piovana. Quindi come nulla fosse, il viso graffiato e pieno di lividi, tornò dal Dukarin raccontandogli che la moglie, durante la passeggiata, s’era allontanata con un magrebino, e che lui s’era graffiato inciampando tra i rovi. Quello in un primo momento gli credette, e quarantott’ore dopo andò a denunciare la scomparsa della consorte. Nei giorni successivi l’Azarov s’andò a nascondere a Roma, lì venne però a sapere da un connazionale che il cugino aveva capito tutto e lo cercava per ammazzarlo. Colto da terrore, quando fu stanato dai carabinieri confessò senz’altro il suo delitto: «Natalia mi ha insultato, aggredito. Era ubriaca, io pure. Ho perso il controllo e l’ho colpita. Infine l’ho strangolata, con il guinzaglio del cane. Il resto non lo ricordo, è tutto buio». Pomeriggio di venerdì 4 dicembre in un boschetto nei pressi del casello autostradale a Rapallo, in Liguria (il cadavere, trovato venerdì 18 dicembre).