Dario Pappalardo, la Repubblica, 22/12/2009, 22 dicembre 2009
RIPULITE L’ITALIANO. QUELLA LEGGE PER SALVARE LA LINGUA PURA
Ripulite l´italiano con una legge. Salvatelo dalle location, dai coffee break, dai know-how. Dalle troppe parole straniere che infarciscono la lingua parlata e dal burocratese. Non è un appello degli accademici della Crusca e dei Lincei, che pure in un recente documento lamentano i rischi corsi dalla nostra grammatica. Ma è l´sos lanciato da una parlamentare Pdl, Paola Frassinetti, vicepresidente della commissione cultura della Camera, che mercoledì scorso ha presentato un disegno di legge per l´istituzione di un Consiglio superiore della lingua italiana. Il compito del nuovo organo dovrebbe essere quello di salvaguardare la purezza dell´idioma nazionale, promuovendone lo studio e il corretto utilizzo nelle scuole e non solo. L´idea risale almeno agli anni Settanta, quando trovava favorevoli i linguisti Giacomo Devoto e Giovanni Nencioni, e non è stata mai abbandonata: lo dimostra la proposta avanzata solo lo scorso anno dal senatore del centrodestra Andrea Pastore.
La Frassinetti ha iniziato a pensare al progetto nel 2001, quando, da assessore all´Istruzione della Provincia di Milano, si è accorta che nelle famose tre "I" del governo per il rinnovo della scuola mancava quella di "italiano": «Siamo sempre stati poco attenti a difendere la lingua», dice. «La Costituzione non fa alcun riferimento all´italiano come lingua ufficiale. Al contrario, risultiamo troppo permeabili alle parole straniere. Per questo ho pensato all´istituzione di un Consiglio sulla falsa riga di quelli esistenti in Francia, Svezia, Norvegia».
Il Csli, retto dal presidente del consiglio, composto da ministri (Istruzione, Beni Culturali, Esteri, Sviluppo economico, Pubblica amministrazione), da un rappresentante della Conferenza Stato-regioni, da un coordinatore tecnico-scientifico e da docenti universitari, agirebbe come struttura di raccordo con istituti come l´Accademia della Crusca, la Società Dante Alighieri, e poi scuole e università. Tra le sue finalità, l´arricchimento della lingua per rendere più presente l´italiano nell´informatica e nelle nuove tecnologie. Il Consiglio non cercherà di sostituire con la parola "topo" il "mouse" del computer o di correggere Facebook in "Faccia di libro", ma lavorerà per prevenire l´adozione passiva di nuovi vocaboli tecnologici stranieri. Una lotta all´eccesso di termini inglesi che correrà parallela alla battaglia contro il burocratese. Nelle intenzioni dei promotori del Csli, le amministrazioni pubbliche dovranno adoperarsi per utilizzare espressioni semplici e comprensibili.
La proposta è stata firmata da tutti i gruppi parlamentari esclusa la Lega, impegnata nella salvaguardia del dialetto. «Noi non siamo contro i dialetti, non vogliamo però che siano equiparati all´italiano – precisa la promotrice del ddl ”. La legge del 1999 che ha fatto acquisire al sardo e al friulano lo status di lingue minoritarie ha creato più problemi che altro. I dialetti dividono, l´italiano unisce. Sarebbe interessante includere il discorso linguistico nell´ambito delle celebrazioni per i centocinquant´anni dell´Unità».
Favorevole all´istituzione del Consiglio superiore della lingua è Luca Serianni, curatore tra l´altro della Grammatica italiana della Utet e del Vocabolario Devoto-Oli: «Da parte di qualcuno può esserci un´ostilità preventiva perché un organismo del genere sarebbe retto dal presidente del consiglio. Eppure questo significa attribuire finalmente grande rilievo politico alla lingua italiana. Mi pare si possa guardare con favore a un organismo pubblico che coordini varie possibili iniziative, che promuova l´italiano all´estero, che lo monitori nelle scuole. In questo però il coinvolgimento della Crusca, come della Società Dante Alighieri, mi pare essenziale. Il fatto che oggi si torni a insistere sul valore della lingua è positivo. Per questo, anche l´inserimento nella Costituzione di un articolo dedicato all´italiano sarebbe l´approvazione di un principio utile e giusto».