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 2009  dicembre 22 Martedì calendario

COME NASCE UN GRAN PREMIO


 vero che Monza potrebbe perdere il Gran Premio di F1 per colpa di Roma?
Nulla si può escludere, ma questa non è l’intenzione di chi vuole la corsa nella Capitale. Secondo gli organizzatori sarà solo una seconda gara in Italia, diversa da quella tradizionale dell’autodromo lombardo.
Chi può garantire che i due eventi potranno convivere, senza danneggiarsi uno con l’altro?
Bernie Ecclestone, che va sempre preso con le molle, sostiene che una gara in un circuito tradizionale e una prova cittadina come quella di Roma possono benissimo viaggiare in parallelo. chiaro che saranno necessarie delle sinergie. In questo senso i promoter del GP di Roma stanno lavorando per studiare dei «pacchetti» turistici che coinvolgano entrambe le zone di pertinenza.
Ci sono Paesi nei quali si disputano due corse valide per il Mondiale?
In Italia, dal 1981 al 2006, ci sono state Monza e Imola: nella pista emiliana veniva effettuato il GP di San Marino. Attualmente in Spagna si corre a Barcellona e a Valencia. In Germania per un lungo periodo il circus dei motori metteva le sue tende sia al Nürburgring che a Hockenheim.
Chi decide il calendario del campionato e le sue sedi?
In teoria dovrebbe essere la Federazione Internazionale Automobilistica. In realtà la scelta è di Bernie Ecclestone, il settantanovenne boss della F1. la sua organizzazione, la Fom (Formula One Management), che assegna le gare. In base alle offerte degli organizzatori e anche ai propri interessi.
Quanto costa avere un Gran Premio?
Le cifre esatte non sono mai state rese note. Il valore dell’ingaggio viene calcolato sulla base di molti parametri. Si conoscono però gli importi destinati all’avvenimento da parte degli enti locali, governi o comuni che siano.
Chi spende più di tutti?
Nel 2008 Singapore ha tirato fuori 60 milioni di dollari, seguita dagli sceicchi del Bahrain (45), dagli amministratori del circuito di Shanghai (42,2) e dal governo turco (34,7). Non si sa quanto investa Monza, fra automobile Club, provincia di Milano e comune.
Bastano questi milioni per accontentare Ecclestone?
No. A seconda dei casi il manager inglese pretende parte degli introiti pubblicitari, tiene per sé tutta la cartellonistica o le sponsorizzazioni.
Ma un Gran Premio può anche rendere quattrini?
Certo, può essere un ottimo affare. L’impatto economico locale è notevole. La città di Melbourne, che spende 27 milioni di dollari, ne ricava globalmente (alberghi, ristoranti, spese dei turisti, biglietti venduti) 125, con un ritorno in percentuale del 463 per cento. In Ungheria, a Budapest, con un investimento di 10 milioni, se ne ricavano 65, cioè il 650 per cento.
Eppure molti autodromi hanno dovuto chiudere.
Questo succede soprattutto quando manca il supporto economico degli enti pubblici. Anche la crisi mondiale ha contribuito a creare deficit insostenibili.
Nonostante tutto, vengono costruiti impianti sempre più faraonici e costosi.
Gli ultimi autodromi realizzati sono costati somme enormi. Per Malesia, Cina e Turchia si parla di investimenti superiori ai 150 milioni di dollari. Abu Dhabi, che ha esordito quest’anno, ha richiesto un investimento di 1 miliardo, completamente finanziato dalla famiglia regnante.
C’è una crisi di interesse per la Formula 1?
Senza dubbio. Sono molti i motivi che hanno provocato un calo di appeal da parte dei tifosi. Per rifarsi gli organizzatori hanno dovuto aumentare i prezzi dei biglietti: da un minimo di 30 euro per un posto sul prato, dove la visuale è molto scarsa, a un massimo di 600 euro. Al netto, ovviamente, dei rialzi dei bagarini. Lo sviluppo noioso delle gare ha contribuito a far scendere l’audience del pubblico. Senza dimenticare che le numerose dirette tv offrono uno show migliore di quello che si vede dalle tribune, con una spesa decisamente inferiore.
Cosa si potrà fare per ridurre i costi e attirare tifosi?
Una stretta collaborazione tra tutte le parti in causa: Federazione, i gestori del campionato mondiale, le squadre, gli sponsor. Al momento Bernie Ecclestone, che agisce per conto del CVC, un fondo d’investimento che controlla la maggioranza delle azioni della società che detiene tutti i diritti - commerciali e televisivi -, fa la parte del leone. arrivato ad intascare anche 60 milioni di euro di stipendio annuo, risultando il manager più pagato del mondo. I team, Ferrari in testa, chiedono che venga rivista la distribuzione dei proventi.