Laura Laurenzi, repubblica.it 25/6/2008 (manca la prima parte), 25 giugno 2008
(segue dalla prima dell’ inserto) Si mormora che Cavour non provò speciali rimorsi per quella morte: in quei mesi l’ amica che frequentava in modo più assiduo era Emilia Nomis di Pollone, dal marito minacciosamente geloso
(segue dalla prima dell’ inserto) Si mormora che Cavour non provò speciali rimorsi per quella morte: in quei mesi l’ amica che frequentava in modo più assiduo era Emilia Nomis di Pollone, dal marito minacciosamente geloso. Un’ altra donna legata al nome del conte fu Clementina Guasco, definita dai biografi "l’ ignota". Ma anche Costanza Vittoria Scati di Casaleggio, marchesa. E anche, via via, Melania Costa Ghighetti, moglie di un medico. Il catalogo è lungo. «Io una famiglia non posso farmela adesso perché devo fare l’ Italia», avrebbe confidato il conte. Entra nella sua alcova anche Mélanie Waldor, scrittrice e poetessa francese, animatrice di un salotto letterario, e notoriamente l’ amante di Alexandre Dumas, su cui aveva una notevole influenza. Il nome di Mélanie ricorre nelle biografie di Cavour più che per ragioni sentimentali, perché fu proprio a lei che lo statista scrisse uno dei suoi passaggi più citati: «Perché, signora, abbandonare il mio Paese? Perché venire in Francia a cercare una reputazione nelle lettere? Per correre dietro a un po’ di rinomanza, un po’ di gloria, senza poter mai raggiungere lo scopo che si propone la mia ambizione? Quale bene potrei fare fuori dal mio Paese? Quale influenza potrei esercitare a favore dei miei fratelli sventurati?... Sono deciso: non separerò mai la mia sorte da quella dei piemontesi. Fortunata o sfortunata, la Patria avrà tutta la mia vita, non sarò mai ad essa infedele». Ma infedele alle donne sì. Negli ultimi cinque anni di vita la sua amante fissa fu Bianca Ronzani, giudicata in società un’ avventuriera, una ballerina di origine tedesca sposata a un mimo e coreografo triestino, diventato impresario del Teatro Regio di Torino, presto travolto dai debiti. Tutti sapevano di questa incresciosa liaison clandestina, tutti disapprovavano. Alla morte di Cavour circolarono voci incontrollate quanto fantasiose secondo cui lei lo aveva avvelenato, pagata per questo servizio dall’ imperatore Napoleone. Vox populi. Quando conobbe Cavour, Bianca aveva 28 anni, lui 18 di più. Lo statista non la presentò mai a nessuno, non la esibì in alcun modo, la tenne nascosta in una confortevole villa in collina fuori Torino che le aveva regalato. Ma nel privato questo amore definito dai biografi "senile" (Cavour non aveva ancora compiuto i 50) gli fece quasi perdere la testa. Anni più tardi Costantino Nigra individuò a Vienna un pacchetto di 24 lettere che il conte aveva indirizzato alla sua amante. Le fece comprare immediatamente e dispose che fossero subito distrutte. A suo avviso erano «ispirate da una violenta passione, scritte con imprevedibile abbandono, piene di particolari del carattere più intimo». Non sapremo mai, con esattezza, che cosa c’ era scritto. - LAURA LAURENZI