Varie, 21 dicembre 2009
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Squarise Federica
• Padova 1985 (~), Lloret de Mar (Spagna) 30 giugno 2008. Studentessa. Fu uccisa dal 28enne uruguayano Victor Diaz Silva durante una vacanza. Il cadavere fu trovato il 7 luglio, dopo una settimana di ricerche • «[...] La ragazza era partita il 27 giugno. L’ultima a vederla [...] è stata l’amica Stefania Perin: sono uscite con un gruppo di giovani conosciuti al mare, hanno trascorso la serata con loro e alle tre si sono scattati una foto di gruppo. Poi, le ragazze si sono separate e Stefania ha lasciato Federica in un bar col resto della comitiva. Quando è tornata nel locale, però, lo ha trovato chiuso. Dell’amica, neanche l’ombra. ”Sarà andata a dormire”, è stato il suo primo pensiero. Ma all’hotel, nessuno l’aveva vista rientrare e la sua stanza era in perfetto ordine: letto composto e sopra un tavolino il portafoglio, il cellulare e altri oggetti personali. A questo punto la giovane, sempre più inquieta, ha atteso l’alba e poi ha iniziato le ricerche, girando in lungo e in largo nel centro della cittadina e controllando un gran numero di locali. Nulla di nulla. Alla fine Federica Perin si è decisa a contattare la polizia spagnola. Che ha diramato immediatamente un dispaccio per avviare le ricerche della scomparsa, una ragazza non molto alta, capelli lunghi e scuri, la corporatura esile, lo sguardo vivace; chi la conosce ne sottolinea il carattere allegro e la disponibilità allo scherzo con gli amici. [...] Federica, impiegata in un’azienda di pelletteria e gioielli, è sempre stata una ragazza molto responsabile. Questa settimana di vacanza era stata una specie di premio al suo impegno sul lavoro e in famiglia. [...]» (Filippo Tosatto, ”la Repubblica” 4/7/2008) • «’L’ho strangolata, quando si stava riprendendo l’ho soffocata con la maglietta. stata una voce a dirmi di ucciderla”. Questa la confessione [...] rilasciata alla polizia di Girona il 10 luglio, il giorno dopo il suo arresto. Il 28enne uruguaiano racconta agli agenti di aver conosciuto Federica al ”Beach & Friend”, locale della movida, dove lavorava. ”Ho bevuto sei birre, sei liquori e fumato due spinelli - ricorda -. Federica stava andando verso un altro locale, io sono uscito e ho accelerato il passo perché lei era davanti a me di una trentina di metri. Quando l’ho raggiunta le ho messo un braccio attorno alla vita”. I due finiscono su una panchina di un parco vicino a plaza de la Lenteja. ”Federica mi disse che voleva passeggiare e stare tranquilla, io mi sono offerto di accompagnarla - continua il ”Gordo’ nella confessione - Le ho carezzato le spalle e la schiena. A questo punto ho pensato che quella sera avrei avuto un rapporto sessuale con lei. Le ho chiesto se potevo baciarla in bocca, e lei mi ha detto di sì. Ciò che ho fatto con Federica mi era consentito da lei. Le sfioro il petto per poi toglierle la cintura e i pantaloni. Mi abbasso i bermuda e inizio a toccarla. Mi metto sopra di lei, ero eccitato, volevo avere un rapporto sessuale. Ma quando cerco di consumare lei mi dice di no”. Un rifiuto che Victor non si aspetta, e gli fa perdere la testa. Le chiede tre volte se ha intenzione di denunciarlo. Federica risponde sempre sì. ”Ho una famiglia e un figlio, non puoi mandarmi in prigione, le ho detto. Quindi ho sentito quella voce nella mia testa: ”matala, matala, matala’, e così l’ho ammazzata. Le ho messo le mani sul collo e ho iniziato a stringere per ucciderla. Federica non ha fatto resistenza. Non respirava più, sembrava quasi morta, ma quando ho visto che poteva essere ancora viva ho preso le sua maglietta nera e l’ho premuta forte sulla sua bocca e sul suo naso per ucciderla”. Il racconto è dettagliato, apparentemente privo di incongruenze: il rifiuto di Federica l’avrebbe mandato nel panico. L’assassino torna in sé quando si rende conto di dover farla sparire. ”Pensai a un posto dove non far scoprire il cadavere, così l’ho trascinata per i piedi coprendo le caviglie con la sua maglietta. Ogni tanto vedevo qualcuno passare, così mi abbassavo per nascondermi. Fino al parco: c’era un albero pieno di spine, ho messo lì il corpo. Ho dovuto far presto perché cominciava ad albeggiare, l’ho pulita con i vestiti e ho preso una pietra con le mie mani per coprirla. Poi sono scappato”. Dopo l’omicidio, Victor confessa di essere rientrato nella sua abitazione. ”Solo a questo punto mi sono reso conto di aver ucciso una ragazza. Ho buttato via i suoi vestiti prima di andare al lavoro. Lì sono stato zitto”. Il 6 luglio fugge per tre giorni: arriva a Tarragona, chiede aiuto a dei conoscenti che chiamano la polizia. [...]» (Massimo Guerretta, ”La Stampa” 1/9/2008).