Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  dicembre 20 Domenica calendario

Perfino Zapatero apre al Caimano- Josè Luis Zapatero e il Cav. si mettono a braccetto. alla società della famiglia Berlusconi che il governo spagnolo dà il via libera per l’acquisto della seconda emittente spagnola Cuatro, in una operazione di integrazione con Telecinco che adesso darà vita al primo gruppo televisivo in chiaro di Spagna

Perfino Zapatero apre al Caimano- Josè Luis Zapatero e il Cav. si mettono a braccetto. alla società della famiglia Berlusconi che il governo spagnolo dà il via libera per l’acquisto della seconda emittente spagnola Cuatro, in una operazione di integrazione con Telecinco che adesso darà vita al primo gruppo televisivo in chiaro di Spagna. L’italiana Mediaset viene preferita ad altre soluzioni, e contribuisce a stoppare l’iniziativa spagnola di Rupert Murdoch, legatissimo ai popolari, e personalmente a José Maria Aznar, il leader che aveva segnato il decennio del boom economico iberico - oggi scoppiato - fatto di finanza e di immobiliare. Nel complicato intreccio del riassetto del sistema del potere internazionale delle tlc, forse la più interessante partita di questa fine decennio, in cui politica ed economia si confrontano e cercano un equilibrio, dunque Bambi - soprannome di Zapatero, e cioè il più politicamente corretto e il più in forma tra i leader della sinistra europea di governo - all’ultraconservatore Squalo australiano preferisce il pragmatico Caimano italiano. Zapatero aveva aperto il mercato televisivo spagnolo, perché lo considerava troppo sbilanciato a sostegno dei popolari. Come tutti i leader progressisti in giro per il mondo (con l’eccezione di quelli italiani), di Murdoch non si è mai fidato. Aznar è nel board di Newscorp. Il modo in cui tratta i laburisti in Gran Bretagna o lo scontro con Obama non sono indicatori di affettuosità potenziale per il leader dei socialisti di Spagna; e il buon rapporto tra Murdoch e il capo di Telefonica Cesar Alierta, con cui è in affari, non è bastato come garanzia per Madrid. Più che di Murdoch, Zapatero si è fidato dell’azienda guidata da Fedele Confalonieri e Piersilvio Berlusconi, con una spigolatura simbolica che riguarda anche l’alleanza tra Mediaset e Prisa cioè l’editore del Paìs, il giornale internazionale che più di tutti - insieme al Times - aveva attaccato Silvio Berlusconi su Villa Certosa e dintorni. Anzi a proposito di Villa Certosa, due mesi alla fine del vertice italo-spagnolo in Sardegna Zapatero aveva fatto un passaggio nella residenza del presidente del consiglio italiano anche per dare un segnale ulteriore di buoni rapporti. Il punto è adesso quello di capire in che modo l’operazione Mediaset-Cuatro si inserisca nel quadro generale delle relazioni politico economiche tra Italia e Spagna. L’accordo principale resta la fusione Enel- Endesa chiusa sotto il governo di Romano Prodi che aveva fatto saltare la fusione Abertis-Autostrade, favorevole agli spagnoli. Enel ha il controllo della società e anche la leadership attuale delle attività in Spagna. Borja Prado Eulate, presidente di Endesa e responsabile delle attività spagnole di Mediobanca, ha avuto un ruolo decisivo nell’accordo televisivo Milano-Madrid. In tutto il settore dell’editoria c’è un ruolo per gli italiani. Rcs ha comprato Recoletos. Il Sole 24 Ore ha una partecipazione ne El Economista. E i De Agostini sono azionisti della televisiva Antena 3. Altri grossi interessi: Eni ha il 50 per cento di Union Fenosa Gas; Autogrill controlla l’omologo spagnolo. Poi c’è il dossier Telecom- Telefonica, che per varie ragioni confina con quello Mediaset-Cuatro. Qualcuno dice che l’apertura di Zapatero sulla tv in chiaro potrebbe avere una contropartita sull’assetto delle tlc italiane. Difficile a dirsi. Giovanni Pons ha scritto su Repubblica che Mediobanca sta lavorando a una fusione Telecom- Telefonica, anche in virtù di una rete di rapporti pro-Alierta. In realtà per ora è solo un’ipotesi di lavoro, come altre, ma non operativa. E’ interessante perché darebbe vita a un soggetto molto grosso di cui gli attuali azionisti italiani di riferimento di Telecom (la stessa Mediobanca, Intesa San Paolo e Generali) conserverebbero il4 per cento, la seconda quota dopo il gruppo delle banche spagnole. Ma al momento restano intatti i problemi relativi al futuro dell’infrastruttura telefonica fissa, cioè la rete, e alle prospettive dell’Iptv su cui anche Mediaset ha degli interessi. Di sicuro non è un indizio di accordo con gli spagnoli il fatto che la nuova società Telecinco+Cuatro controllato da Mediaset abbia comprato il22 per cento di Digital Plus (la pay spagnola) dove con una quota analoga - dopo esserne uscita con una ricca plusvalenza - è rientrata un mese fa anche Telefonica. I milanesi spiegano chiaramente che non ci sarebbe stato bisogno di un segnale preparatorio via Digital Plus per manifestare la propria disponibilità a non mettersi di traverso alla fusione Telecom-Telefonica. Ma il punto vero è politico. Telecom- Telefonica oggi per gli italiani può essere un’opportunità di business, non un dovere diplomatico. In Spagna la stagione delle vacche grasse è finita, la recessione ha colpito duro. Come notano alcuni osservatori, nei rapporti tra Roma e Madrid l’obbligo della reciprocità per sdebitarsi con i concilianti spagnoli, da un punto di vista dei rapporti di forza è scemato come effetto della crisi economica.