L’Espresso, 22 dicembre 2009, 22 dicembre 2009
Giuseppe Marcenaro è un dotto letterato con il gusto del pettegolo, della sua bella città conosce ogni segreto, e ogni tanto ne illumina gli angoli bui
Giuseppe Marcenaro è un dotto letterato con il gusto del pettegolo, della sua bella città conosce ogni segreto, e ogni tanto ne illumina gli angoli bui. Nel suo nuovo libro, ’Genova e le sue storie’ (edito da Bruno Mondadori), riesuma un fatto non troppo gradito ai genovesi, e rimosso da molti. Tra il 1949 e il 1951, ricorda lo scrittore, Genova diede asilo sulla via di fuga oltreoceano a un poker di criminali di guerra nazisti più unico che raro: Adolf Eichmann (alla pensione San Carlo), Klaus Barbie (albergo Nazionale), Joseph Mengele (casa privata in via Vincenzo Ricci) ed Erich Priebke, l’SS delle Fosse Ardeatine. Tutti sotto falso nome, adiuvati dal prete croato don Karl Petranovic ben introdotto presso l’arcivescovo Giuseppe Siri, a sua volta "legato a triplo filo" con l’armatore Costa, che era il proprietario delle "disponibili navi" dirette in Argentina tra le braccia di Perón. "Insomma", scrive Marcenaro, "una bella squadra di campioni nazisti se la passava tranquillamente nella Superba, con la protezione della Curia che agiva sotto il manto della Segreteria di Stato vaticana, regnante Pio XII". In due pagine, triplo schiaffone: alla Curia del futuro cardinal Siri, alla famiglia Costa e alla vulgata della Genova antifascista.