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 2009  dicembre 19 Sabato calendario

TECNOLOGIA E IDEE PER IL NUCLEARE

Saranno almeno trecento i piccoli e grandi campioni del rinascimento nucleare italiano. Una prima riunione preoperativa, in Confindustria, c’è già stata. L’appuntamento ufficiale è ora per il 19 gennaio. Le imprese che vorranno far valere le loro ambizioni si faranno avanti. Dovranno esibire le carte. Dovranno "qualificarsi", nel vero senso tecnico-normativo del termine. Se passeranno il setaccio potranno partecipare alle gare d’appalto per una corsa doppiamente suggestiva: per la caratura tecnologica e per il business, davvero consistente.
In gioco, solo per la prima fase del ritorno italiano all’atomo, ci sono quattro gruppi nucleari da 1.600 megawatt ciascuno, da costruire con la tecnologia francese di terza generazione Epr (European pressurized water reactor). Si procederà sotto l’ombrello del megaconsorzio impostato dal colosso francese Edf e l’italianissima Enel. E spetterà proprio all’Enel il ruolo guida sia nella composizione che nella gestione delle singole società che realizzeranno i quattro impianti, da accorpare in un paio o forse tre centrali.
Obiettivo: "prima pietra" entro fine legislatura, per avviare la prima centrale entro dieci anni, promette il Governo nonostante gli intralci del percorso normativo (si veda Il Sole 24 Ore del 9 dicembre). Giro d’affari complessivo: tra i 16 e i 18 miliardi di euro, tra i4 e i 4,5 per ogni singolo reattore e relative opere.
Già nell’alchimia del megaconsorzio, e delle società operative che produrrà, la prima proiezione futuristica della sfida. Il modello sarà quello sperimentato dai finlandesi per la centrale Epr a Olkiluoto, la seconda in costruzione dopo quella che sorge in Francia (Flamanville) grazie ad una joint che ha battezzato la collaborazione nucleare tra Edf e Enel (in quel caso con una partecipazione limitata al 12,5%).
Il modello italiano? Più avanzato, e più sofisticato. Il nostro sarà un consorzio aperto alla partecipazione societaria di tutti, davvero tutti, i protagonisti della filiera della costruzione ma anche della successiva fase operativa e commerciale. Largo all’ingresso degli altri operatori elettrici, anche se l’Enel manterrà la guida e Edf manterrà una quota superiore a quelle dei nuovi entranti. E al gioco potranno unirsi, ben graditi, persino i gruppi di consumatori che vorranno partecipare all’investimento e ritirare l’energia così prodotta al costo di produzione. Anche questo contribuirà rendere solido l’impianto economico e finanziario dell’operazione.
Grandi e piccoli protagonisti, per una sfida che peraltro rappresenta solo la metà del gioco in Italia e una piccola parte del nuovo gioco mondiale. I quattro reattori Epr impostati da Enel e Edf rappresentano infatti il 50% del nostro programma nucleare. Che traguarda l’obiettivo di 13mila megawatt complessivi di potenza installata, per coprire entro il prossimo ventennio un quarto del nostro fabbisogno di elettricità.
Ed ecco che l’iniziativa "qualità" di Confindustria e Enel potrà fare da battistrada alla formazione di almeno un altro consorzio, magari concorrente. Eni? EOnItalia? Sorgenia, che potrebbe già entrare nel primo? Le ex municipalizzate? I candidati non mancano. Per la fase uno italiana. Poi la fase due. Per allenarsi e lanciarsi, perché no, nel nuovo business nucleare mondiale, forte di 53 centrali da lanciare in 15 paesi, per una potenza di 50mila megawatt.
Occhi puntati, dunque, sulla miriade di imprese pronte per il nostro primo consorzio, capaci di coprire, accanto a Enel e Edf, tutta la filiera industriale. Filiera multiforme e multidisciplinare, visto che l’"isola nucleare", che comprende il reattore e gli apparati connessi (generatori di vapore, sala controllo, impianti di sicurezza) copre la metà dell’opera. Un altro 30% riguarda l’"isola convenzionale", che contiene i sistemi (turbine, alternatori) di conversione dell’energia termica sviluppata dal reattore in elettricità. Il rimanente 20% riguarda le opere civili.
Più nel dettaglio, escluse le opere civili, poco meno del 30% del valore totale delle forniture riguarda i componenti meccanici, il 18% i relativi montaggi, il 10% gli apparati elettrici, il 6% quelle dei sistemi informatizzati di comando e controllo. Rimane il 17% della spesa che copre le attività di ingegneria e program management. Il tutto per dare lavoro, in ciascuna delle nuove centrali Epr, a 600 tecnici specializzati a cui si aggiungono 2.500 operai in cantiere. Pronti a lasciare il campo, finita la costruzione, a 600 persone (metà in centrale, il resto nell’indotto) per i 60 anni di vita operativa dell’impianto.
Un trampolino, oltretutto, per l’estero. Alle nostre imprese le buone carte non mancano. E nemmeno l’esperienza sul campo, visto che i cantieri Epr in Francia e in Finlandia già coinvolgono un robusto plotone di nostre imprese (una trentina a Flamanville, una ventina ad Okiluoto) lungo tutta la filiera industriale. Imprese che si sono guadagnate, nella qualifica, nelle gare d’appalto e ora sul campo, un’ottima considerazione.