Cinzia Gubbini, il manifesto 19/12/2009, 19 dicembre 2009
SUI MEDIA GLI IMMIGRATI SOLO IN NERA
A proposito del linguaggio che aizza l’odio e specula sulla paura. Cade «a fagiolo» la ricerca presentata ieri dall’Osservatorio sui media della Carta di Roma, il protocollo deontologico varato nel 2008 dall’Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa italiana d’intesa con l’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Se dopo l’aggressione al premier Berlusconi la questione del «linguaggio» è diventata tema nazionale, la ricerca dell’Osservatorio racconta una comunicazione sugli immigrati a una dimensione: quella della cronaca nera. E’ praticamente solo in questo contesto che gli immigrati vengono raccontati dai media italiani. E anche se la Carta di Roma data 2008, i giornalisti fanno ancora fatica a prendere confidenza con i termini corretti per parlare di immigrazione: è dura a morire l’abitudine di usare la parola «clandestino», anche quando si tratta di profughi o addirittura di rifugiati.
Il monitoraggio si riferisce ai primi sei mesi del 2008 e ha riguardato le edizioni serali dei sette Tg nazionali (Rai, Mediaset e La7) e un campione di sei quotidiani (Corriere della Sera, La Repubblica, l’Unità, Il Giornale, Avvenire e Metro). Su un totale di 5.684 servizi di telegiornale andati in onda nel periodo di rilevazione, solo 26 affrontano l’immigrazione senza contemporaneamente legarla a un fatto di cronaca o al tema della sicurezza. In pratica, nessuno. E la cronaca nera è il contesto privilegiato: riguardano l’ambito giudiziario il 52,8% dei servizi sulla carta stampata e addirittura il 58,7% di quelli dei Tg. Cambia inoltre il modo di selezionare le notizie quando si tratta di stranieri: non è un caso se i migranti sono più spesso presenti in notizie riguardanti reati rispetto agli italiani (59,7% contro il 46,3% delle notizie di cronaca dei telegiornali).
«La stampa in Italia si è appiattita su un’equazione: immigrazione uguale minaccia alla sicurezza, oscurando tutto il resto», ha detto Laura Boldrini portavoce in Italia dell’Unhcr: «Occorre finalmente uscire dagli stereotipi, cercare le storie, perché ce ne sono tantissime positive e completamente oscurate». «Ma non è solo colpa dei giornalisti - ha sottolineato Roberto Di Natale, presidente dell’Fnsi - c’è una parte della politica che specula sulla paura. Anche se questo non può essere un alibi per non ragionare sulle nostre responsabilità». Di certo i media possono fare molto per evitare un «accanimento comunicativo» sui migranti. Magari, cominciando da cose piccole come ha detto Marco Volpati, dell’Ordine dei Giornalisti. Che si domanda come mai, nelle interviste dei Tg, agli stranieri si dà immancabilmente del «tu».