varie, 21 dicembre 2009
MONOPOLY EVER GREEN, PER VOCE ARANCIO
Di Monopoly, nel mondo, ce ne sono 200 milioni, scatola più scatola meno. Si calcola che dal 1935 ad oggi ci hanno giocato 750 milioni di persone, per un totale di circa 5.000 miliardi di casette verdi costruite.
La partita più lunga è durata 1.680 ore (70 giorni), ma c’è anche chi ha giocato per 240 ore dentro un ascensore in movimento, chi per 99 ore in una vasca da bagno, chi per 36 ore a testa in giù.
Nel 2010 vedremo sugli schermi la versione cinematografica, firmata da Ridley Scott.
Abbandonato la ”i” imposta dal del regime fascista (che però lasciò la pronuncia del nome all’inglese, Monòpoli), per la più americana ”y”, anche in Italia oggi il gioco si chiama Monopoly. Così hanno deciso i giudici, interpellati dalla Hasbro, multinazionale statunitense in possesso dei diritti mondiali del gioco e che dall’estate scorsa si è accaparrata anche il mercato italiano a discapito della Editrice Giochi, che lo produceva dal 1937.
Un altro capitolo di questa storia scritto nelle aule dei tribunali è quello della sua nascita. Siamo nel periodo della Grande Depressione, in un sobborgo di Filadelfia, Germantown. Qui Charles Darrow, ingegnere disoccupato, inizia un’artigianale produzione di Monopoly. In realtà la sua fu un’appropriazione indebita: Darrow infatti si attribuì l’idea di un gruppo di amici quaccheri di Atlantic City, che la sera si riuniva davanti al tabellone disegnato a mano sulla tela cerata. Provò a vendere il gioco alla Parker Brothers nel 1933, ma la società lo rifiutò elencandogli 52 errori grafici. Finché nel 1935 la Parker Brothers lo comprò e iniziò a distribuirlo in tutta America, salvandosi così dal fallimento e permettendo a famiglie duramente colpite dalla crisi di continuare a mimare con dadi e segnalini il sogno americano.
Del plagio si venne a sapere solo dopo che Darrow era diventato ricchissimo («Seguendo i principi del Monòpoly - amava raccontare - non ho esitato a speculare»). Fu il professor Anspach, nel 1973, che, stanco di giocare con un meccanismo che favoriva i capitalisti e il guadagno sfrenato, realizzò una formula ispirata alla libera concorrenza: l’Anti- Monopoly. La Parker gli fece subito causa. L’affare si risolse dopo molti anni, durante un talk-show: una donna telefonò dicendo che la madre di un suo amico aveva giocato a Monopoly nel 1920. Con un lavoro di investigazione Anspach scoprì la verità e la Corte Suprema dovette dargli ragione: non era plagio, visto che il plagio c’era stato prima.
Il gioco era stato brevettato, prima del 1904, da una donna dei quaccheri come gioco educativo, di polemica morale contro i landlords (i padroni di casa), la ferocia degli affitti, lo strangolamento degli inquilini. Ideologia che fu capovolta nella versione della Parker Brothers.
In Italia il Monopoly arrivò nel 1937. Nell’estate del 1936 la Parker Brothers inviò una lettera ad Arnoldo Mondadori invitandolo a produrre il gioco. Raccolse l’offerta Emilio Ceretti, giornalista della casa editrice milanese che insieme a due amici fondò la Editrice Giochi. Capitale iniziale: 15mila lire. La prima edizione venne venduta a 50 lire e aveva nomi di strade che sparirono dopo la guerra (via del Fascio, largo Savoia). Il tabellone fu poi tradotto con strade di Milano, come viale dei Giardini (dove abitava, pagando un affitto altissimo, proprio Ceretti) o Parco della Vittoria. Racconta il figlio: «Mio padre si buttò in questa impresa come in un gioco. Fece conoscere il Monopoli facendo partite dimostrative alla Rinascente di Piazza Duomo. Andò bene. E pensare che i suoi amici quando lo incontravano gli dicevano: ”Ah Mimì, li fai ancora li giocherelli?”».
Venduto in 103 paesi e tradotto in 37 lingue, il Monopoly è inserito nel Guinness dei Primati come ”il gioco più giocato”.
Fidel Castro, appena salito al potere, considerando il gioco un passatempo troppo capitalista, fece distruggere tutte le scatole. Nell’Urss fu sempre proibito e la versione in cirillico trovò spazio solo dopo la caduta del regime sovietico.
Ogni paese personalizza il nome di strade e piazze. Nell’edizione originale americana si trovano le vie di Atlantic City, in quelle europee vengono riportati i toponimi delle capitali, talvolta adattati. In altri casi (Austria, Belgio) vengono assunti i principali nomi di strade dalle maggiori città dei rispettivi paesi. L’edizione in giapponese ha i nomi in americano, quelle cinese e araba in inglese.
Altre differenze, i segnaposto. Nell’edizione italiana (2-6 giocatori) sono oggettini di legno colorati rappresentanti donnina, cactus, candeliere, fiasco, fungo e pera. In altre edizioni, come quella americana originale (fino a 10 giocatori), automobile, borsetta, cannone, cappello a cilindro, cavallo a dondolo, ditale, ferro da stiro, lanterna, nave da guerra e stivaletto.
In questi anni il gioco è diventato un oggetto di culto: è stato usato nella Seconda guerra mondiale per mandare agli aviatori americani tenuti prigionieri in Stalag Luft III falsi passaporti, biglietti del treno, mappe e vero denaro mescolato a quello finto e così aiutarli a scappare.
Tra i fan del gioco anche i protagonisti della famosa rapina al treno di Glasgow negli anni Sessanta (bottino, 65 milioni di dollari): dopo il colpo i componenti della banda si erano nascosti in una fattoria nel Sud dell’Inghilterra, ingannando il tempo con una partita a soldi veri; il tabellone e i segnalini, zeppi di impronte digitali, furono uno degli elementi utilizzati dalla polizia per incastrare i colpevoli.
Nel 1991 Marc Cienkowski, 26 anni, da Bensalem, durante una partita uccise l’amico Klucznik, 31 anni, perché non voleva lasciargli il segnalino della candela. Non gli furono concesse le attenuanti.
Esistono varie versioni del gioco. Da pochi giorni, in occasione del Natale, è stata lanciata la versione ”World”, più globalizzata, con al posto di case e proprietà le metropoli del mondo, scelte direttamente dai fan del gioco attraverso un sondaggio online (tra le 22 città selezionate, anche Roma). Al suo fianco, anche il Monopoly Junior, che permetterà ai piccoli giocatori di amministrare un parco divertimenti. Monopoly conta anche una versione Braille per ciechi, una con casette d’oro e d’argento che è stata comprata per 25mila dollari, una di cioccolata venduta a 600 dollari nel 1978. Su richiesta della Nasa sono state preparate due scatole speciali in carta ignifuga con case e alberghi in alluminio per giocare su Marte.
Nel 1992 è nato ”Terzomondopoli”, inventato da un gruppo di volontari svizzeri. Invece del capitalista di Parco delle Vittorie c’è il contadino del Perù con i suoi appezzamenti di terreno, che deve far fruttare con oculata scelta di colture e irrigazioni, tra difficoltà sociali e ambientali. Sempre del 1992 è la versione, tutta italiana, dal nome ”Tangentopoli”: 160 caselle, due categorie di giocatori, gli Imprenditori e i Politici, che combattono per essere votati in consiglio comunale oppure per ottenere appalti, e l’ombra minacciosa del pm Di Sasso. Nel 1996 impazza in Germania una versione nostalgica con le vie della nomenklatura rossa. Ad oggi esistono versioni per il computer, per la Wii, per la Playstation e per l’ipod. E poi ci sono le confezioni per i più piccoli, dedicate a Disney, Pixar, Transformers, Guerre Stellari e al Signore degli Anelli.
Si chiuderà il 31 gennaio 2010 la sperimentazione di Monopoly City Streets (www.monopolycitystreets.com), nato dalla collaborazione tra la Parker Brothers e Google Maps. Si tratta di un Monopoly planetario, da giocare su Internet, dove chiunque può acquistare Corso di Porta Romana a Milano, Fifth Avenue a Manhattan o Century Square a Shanghai. Il videogame, per ora disponibile solo in inglese, francese, spagnolo, tedesco e olandese, è gratuito. Si comincia con una cartina della Terra dove scrivere il nome di una piazza, di una strada o di una città. Fatta eccezione per Israele e Corea del Nord, c’è davvero tutto. Dopo la registrazione si ricevono tre milioni di dollari virtuali e si può cominciare a giocare.
«Se lo si gioca secondo le regole, il Monopoli è un gioco cattivissimo, e perciò molto realistico, in cui vincono i bastardi, che non perdona niente a nessuno, e in cui lo scopo principale consiste nello sbattere tutti fuori dal mercato. Non ti salverai con il possesso di qualche servizio pubblico, o della municipilizzata dell’acqua. Non avrai scampo neanche se vincerai il secondo premio a un concorso di bellezza. La macchina della speculazione edilizia ti stritola, pesce grande divora pesce piccolo, Parco della Vittoria si mangia Vicolo corto e Vicolo stretto. Lo scopo del gioco è diventare il monopolista, senza mediazioni o compromessi democristiani, e senza negoziati socialisti. Se lo si gioca come va giocato, un giro di Monopoli è rapido, crudele, e può far piangere di rabbia anche futuri manager di alta caratura ed economisti di prim’ordine» (Edmondo Berselli nel suo libro Adulti con riserva).
Partite a Monopoli rientrano a volte nelle selezioni attitudinali per la scelta di giovani manager destinati a certe carriere amministrative.