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 2009  dicembre 21 Lunedì calendario

Il pensionato giramondo con l’amore per l’avventura - CARINI (Palermo) – Il panda in pelouche è rimasto aggrappato alla porta, a un archetto augurale, «Happy Holiday»

Il pensionato giramondo con l’amore per l’avventura - CARINI (Palermo) – Il panda in pelouche è rimasto aggrappato alla porta, a un archetto augurale, «Happy Holiday». Già perché era sempre vacanza nella villetta di Sergio Cicala, circondata dai pini, a due passi dall’autostra­da fra Palermo e Punta Raisi. Meta di tanti amici per grigliate organizzate dopo ogni viag­gio da questo spassoso pensionato dell’Ente minerario siciliano con l’aria del ragazzo sen­za età, sempre in giro per l’Africa dove era ap­prodato ancora una volta dopo avere stipato di tutto sul camper nel garage al numero quat­tro di via Luccio, periferia di Carini, una stradi­na stretta e breve che finisce sulla villetta atti­gua, quella del fratello Alfonso, morto d’infar­to un paio di mesi fa. E dopo il lutto Cicala aveva rassicurato la cognata, Giovan­na Raccuglia. «Ti chiamerò mil­le volte durante il viaggio». E via per Genova, per Tangeri, verso le amate dune del deserto fino al Bourkina Faso, Paese d’origine della giovane seconda moglie, Philomene Kabouree, 39 anni, in ottimi rapporti con l’unica fi­glia del giramondo, Alexia, una bella ragazza di trent’anni ades­so straziata. Alta, capelli lunghi, neri come gli occhi lucidi che ri­flettono l’angoscia montata via via. Da quel primo notiziario ascoltato sabato sera alla radio in macchina, sulla strada per Caltanissetta dove abita la madre, la prima moglie di suo padre: «Non dicevano il nome, ma la descrizione mi ha fatto subito pensare a papà e ho cominciato a tremare». Poi la con­ferma, le telefonate alla Farnesina e l’appello al governo: «Mi affido a Berlusconi e Frattini, alla loro sensibilità, perché non c’entrano niente con guerra e terrorismo. Fateli tornare a casa». Una notte d’ansia e una domenica infernale per questa ragazza che lavora a Mazara del Val­lo in un centro per gli immigrati, adesso con­fortata lontano da Carini, nella casa di Calta­nissetta, dalla madre senza nome per la crona­ca, come lei chiede: «Abbiamo bisogno di pa­ce. C’è voluto il valium per placarla». Scorrono i ricordi di una vita, l’allegria e i chiaroscuri di rapporti che uno spirito libero come Cicala ha coltivato nella Carini dove si favoleggiava di questo scanzonato pensiona­to, fra apprezzamenti, piccole invidie, ammic­camenti, chiacchiere di paese. Se ne potevano cogliere ieri in quantità al Johnnie Walker, il bar a trecento metri da via Luccio dove si fer­mava con la sua bella moglie per il caffè, ovve­ro da Giovanni il macellaio dove non si parla d’altro e un’amica di famiglia, pagando gli in­voltini, è esplosa in un acido quesito: «Nun si scannaliò?». Un modo per chiedere come mai non si sia pentito di tanti altri viaggi a rischio, ma forse anche di una vita considerata una trasgressione. Appunto, chiacchiere. Anche se un dubbio prende la cognata: «Lo ha frega­to la sua passione per i viaggi...». Un riferi­mento alla disavventura del ”94 quando nel Ciad il suo camper finì sopra una mina, lui ri­mase ferito e morì la compagna, una finlande­se allora 29enne. Ma preferisce contrapporre dati concreti un africanista che con Cicala ha viaggiato, Emanuele Cavallaro, autore di gran­di reportage: « partito attrezzatissimo e ave­va un autista ivoriano esperto». Un modo per consolare Alexia. Come fanno tanti amici che tifano via Facebook perché un incitamento rimbalzi su questa casa incollata all’autostra­da dove echeggia il lamento del cane lasciato a guardia, un collie intristito rimasto solo.