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 2009  dicembre 18 Venerdì calendario

LA GRECIA VENDE I GIOIELLI

Mentre il ministro delle Finanze, George Papaconstantinou, annunciava da Francoforte la vendita dei gioielli di famiglia con un piano di privatizzazioni di alcune aziende pubbliche che potrebbe portare nelle casse dello Stato circa 2,5 miliardi di euro (l’1% del Pil), ad Atene andava in scena lo sciopero generale indetto dai sindacati comunisti e dalla sinistra radicale (Pame) contro le misure anticrisi. Trentamila manifestanti hanno sfilato in corteo da piazza Omonia fino al Parlamento, al grido «le pensioni non si toccano», «aumentare i salari e non bloccarli».
Se l’obiettivo dello sciopero era alzare la tensione e fermare sul nascere i piani del governo, non è stato raggiunto, sebbene la Finanziaria, con i tagli annunciati, non sia ancora stata approvata in Parlamento (mancano pochi giorni prima del bilancio provvisorio). Più probabilmente i sindacati – i cui leader hanno rivendicato il successo della manifestazione – puntavano a lanciare un avvertimento al governo a non superare una ideale linea rossa di tutela dello stato sociale. In ogni caso la protesta è stata soft, i mezzi di trasporto funzionavano, l’aeroporto in attività, gli uffici pubblici erano aperti anche perché non hanno aderito le due principali centrali sindacali Gsee e Adedy, riducendo assai l’impatto dell’iniziativa, a cui però si sono sommatii giornalisti, i medici ospedalieri e i meccanici del Pireo. Lo sciopero a macchia di leopardo ha quindi messo a nudo una crescente tensione intersindacale. La Gsee, vicina ai socialisti, aveva rivolto alla vigilia un appello ai suoi membri a non aderire alla protesta vista la gravità del momento, provocando la dura risposta dell’ultra ortodosso Partito comunista greco(Kke) che l’ha definita «un sindacato di datori di lavoro e crumiri». Tensione che ha portato a Salonicco, la seconda città del paese, un gruppo dimilitanti del Pame a fare un’incursione nella sede dell’emittente televisiva ET3 per diffondere un comunicato sullo sciopero, visto che i giornalisti avevano sì incrociato la braccia ma nello stesso avevano oscurato l’impatto dello sciopero stesso.
In questa situazione un po’irreale ad Atene, con un blackout totale dei notiziari interni, un albero di natale a Piazza Syntagma che tentava di dare un tocco di normalità alla vita quotidiana dopo il declassamento di S&P’s, i consumi a -30% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e pochi sparuti turisti in fila al nuovo museo posto ai piedi del Partenone, è arrivata la notizia di un piano di nuove privatizzazioni per ridurre il debito.
L’annuncio è arrivato da Francoforte, dove il ministro Papacostantinou ha ribadito che non è intenzione del governo rivolgersi all’Fmi per un sostegno e che il deficit 2010 dovrebbe scendere all’8,7%, rispetto al 9,1% della previsione precedente. Come? Visto che quest’anno il deficit della Grecia dovrebbe attestarsi al 12,7%? Papaconstantinou pressato da uno spread tra i bond greci e quelli tedeschi di riferimento salito di nuovo a livelli preoccupanti e mentre la Borsa segnava una nuova flessione cedendo ieri l’1,2%,ha annunciato un maxipiano di vendite di società pubbliche, subito dopo aver incontrato il vice presidente ( greco) della Bce, Lucas Papademos, per analizzare il piano messo a punto dal governo.
Quali potrebbero essere le società in rampa di lancio? Indiscrezione parlano della Hellenic postal bank, il ramo bancario delle Poste di stato (28,5 miliardi di attivi), della Banca dell’Agricoltura della Grecia (14,1 miliardi di euro di attivi), un istituto di media grandezza, e anche la Deh (l’Enel greca). Esclusa invece la Ethniki, il gigante asicurativo. Atene deve rivolgersi al mercato nel 2010 per 50 miliardi di euro in un momento in cui secondo le proiezioni dell’economista Hans Blommestein nel 2010 le necessità di ricorso al prestito da parte dei paesi Ocse raggiungerà i 16mila miliardi di dollari creando un ambiente molto competitivo.
Senza contare che nelle ultime ore sono venuti alla luce nuovi debiti come quello della sanità di Atene. Una serie di grandi società attive nel settore delle assicurazioni mediche, prodotti farmaceutici e apparecchiature medicali stanno denunciando alla commissione europea il mancato pagamento delle forniture da parte della sanità greca. Il debito accumulato avrebbe raggiunto i 7 miliardi di euro. Mentre la crisi dei conti continua a pesare sulla moneta unica, scesa ieri a 1,43 dollari.