Eugenio Bruno, Il Sole-24 Ore 18/12/2009;, 18 dicembre 2009
MONUMENTI NON IN VENDITA
La fase due del federalismo parte dal mattone. Il Consiglio dei ministri di ieri ha approvato lo schema di decreto legislativo che regola il trasferimento dei beni demaniali dal centro alla periferia. Dell’elenco faranno parte palazzi, spiagge, porti e aeroporti minori, miniere, caserme e poligoni. Ma non i monumenti, che continueranno a essere regolati dal codice Urbani, le reti o le ferrovie. Il provvedimento, che a gennaio sarà esaminato dalla Conferenza unificata e dalla commissione parlamentare bicamerale per poi tornare a Palazzo Chigi, inaugura l’attuazione della legge 42/2009.
Soddisfatto il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, che ha parlato di «rivoluzione copernicana ». «Con il federalismo demaniale – ha spiegato – si rivoluziona la logica per cui, oggi, esistono beni di cui non si interessa nessuno: così finisce la "mano morta" ovvero il patrimonio abbandonato e improduttivo ». Gli ha fatto eco il titolare dei Rapporti con le regioni Raffaele Fitto: «Avrà conseguenze, ma solo in senso positivo ». Più fredde le autonomie. Il presidente delle regioni Vasco Errani ha assicurato: «Valuteremo con assoluta attenzione e grande rigore». Mentre il responsabile finanza locale dell’Anci Flavio Delbono ha detto di temere «una sorta di rottamazione verso i comuni di immobili ( o quant’altro)in disfacimento, trattenendo invece i "gioielli" in mano allo stato».
Rispetto alle «bozze» dei giorni scorsi il testo uscito da Palazzo Chigi ha subito un ampio restyling. Specie nell’elenco dei beni trasmissibili. Per tranquillizzare le amministrazioni centrali che temevano di restare "spogliate" vengono eliminati i beni del demanio marittimo (come gli stabilimenti) già in uso allo stato. Allo stesso modo vengono salvaguardate le norme esistenti per la Difesa ( ad esempio i fondi di investimento immobiliare su cui è intervenuta la finanziaria 2010) e viene previsto che sia lo stesso dicastero a scegliere cosa alienare. Inoltre non potranno essere trasferiti i beni culturali, le reti (a partire da tlc ed energia), le strade ferrate, i porti e gli aeroporti di interesse nazionale o internazionale e la quota di demanio idrico che eccede la rilevanza provinciale o regionale.
Novità anche sul processo di devoluzione. Ferma restando la
ratio di attribuire il bene al livello di governo che saprà meglio valorizzarlo, sono concessi 90 giorni all’agenzia del Demanio per stabilire cosa resterà allo stato. A sua volta il governo avrà sei mesi per emanare il primo decreto del presidente del Consiglio con le proposte di assegnazione (a cui ne potranno seguire altri,
ndr). A quel punto i singoli enti avranno un mese per avanzare la richiesta di trasferimento a titolo non oneroso, che avverrà nei 30 giorni seguenti. A quel punto lo stato potrà decurtare i trasferimenti in proporzione del valore dell’immobile ceduto.