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 2009  dicembre 18 Venerdì calendario

CAMERA. L’ESERCITO DEGLI INCOMPATIBILI - ROMA

Gli irriducibili della poltrona portano la fascia tricolore. E guai a chi glieli tocca: e la fascia, e lo scranno in Parlamento. Il comitato per le incompatibilità della giunta delle elezioni della Camera si è pronunciato a maggioranza (Pdl-Lega) in favore del mantenimento del doppio incarico degli otto presidenti delle province e dei quattro sindaci di città con più di 20 mila abitanti al contempo deputati. La legge dice che chi ricopre quelle cariche amministrative non può essere eletto in Parlamento (ineleggibilità), ma non prevede il contrario: l´onorevole può farsi dunque eleggere negli enti locali, anche i più grandi. Il fatto è che quella degli amministratori locali parlamentari inamovibili è solo una delle partite aperte a Montecitorio col partito del doppio incarico. Un esercito di 112 passati al setaccio. Ora i responsi.
Non solo amministratori locali, ma anche ad e consiglieri di società private e banche, assessori e consiglieri regionali. Tutti, tranne i sindaci e i presidenti di provincia, hanno mantenuto anche le doppie indennità finché hanno mantenuto le due poltrone. La giunta ha dichiarato incompatibili 47 deputati: 42 tra consiglieri e assessori regionali hanno dovuto lasciare la carica, da Viviana Beccalossi, assessore lombarda del Pdl a Francesco Laratta del Pd in Calabria, da Carlo Costantini abruzzese dell´Idv alla sottosegretaria veneta Francesca Martini, tra gli altri. Poi, ci sono i 5 deputati che sono stati pizzicati perché insigniti di pesanti cariche societarie. Incompatibili e hanno dovuto rinunciare: Gennaro Malgieri, Pdl, consigliere di amministrazione Rai, Nino Lo Presti, Pdl, del direttivo Aci di Palermo, Salvatore Ruggeri dell´Udc, nel cda di Mps Banca personale spa. Altri due hanno lasciato negli stessi giorni in cui stava per essere sentenziata dalla giunta la loro incompatibilità: i due pidiellini Michele Scandroglio, vicepresidente di Advancing Trade spa, e Ignazio Abrignani, presidente di Agripart spa. Altri 18 onorevoli sono stati più fortunati. Il loro doppio incarico societario è stato giudicato a maggioranza compatibile. Ad esempio Lucio Stanca, amministratore delegato dell´Expo 2015 di Milano, a dispetto delle polemiche, o il democratico Matteo Colaninno, ad della Omniaholding spa e consigliere di Omniainvest spa. Oppure, tra gli altri, i pidiellini Manuela Di Centa, in giunta Coni, e il vice presidente della Camera Maurizio Lupi, ad della Fiera di Milano spa. Altri 30 deputati hanno lasciato le loro cariche societarie prima che su di loro si abbattesse la scure.
Ma a far discutere, nelle prossime settimane, sarà soprattutto il via libera scontato in giunta al drappello di sindaci di grandi centri e presidenti di provincia. Grazie a un parziale vuoto normativo, che ora fa gioco a tanti. Maria Teresa Armosino, presidente Pdl della Provincia di Asti, Luigi Cesaro, presidente Pdl della Provincia di Napoli, Roberto Simonetti, presidente leghista della Provincia di Biella, Daniele Molgora, presidente leghista della Provincia di Brescia, Edmondo Cirielli (della famosa legge sulla prescrizione), presidente Pdl della Provincia di Salerno, Ettore Pirovano, presidente Pdl della Provincia di Bergamo, Antonio Pepe, presidente Pdl della Provincia di Foggia, Nicola Cristaldi, sindaco Pdl di Mazara del Vallo, Adriano Paroli, sindaco Pdl di Brescia, Marco Zacchera, sindaco Pdl di Verbania, Giulio Marini, sindaco Pdl di Viterbo. Anche al Senato, dove siedono sereni un presidente della Provincia (Cosimo Sibilia, pidiellino, ad Avellino) e tre sindaci, tra i quali il ministro Altero Matteoli, primo cittadino di Orbetello e il pidiellino sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli. Alla Camera, il presidente della giunta delle elezioni, Maurizio Migliavacca (Pd), annuncia che alla riapertura di gennaio il caso verrà portato all´esame della giunta plenaria. Ma «nel comitato è emerso l´orientamento maggioritario favorevole alla compatibilità - racconta Migliavacca - secondo un indirizzo inaugurato nella XIV legislatura e motivato con il fatto che nell´ordinamento italiano è assente un´esplicita norma di legge che preveda l´incompatibilità». Il precedente che ha fatto scuola riporta al sindaco di Palermo Diego Cammarata, che nel 2001-2006 venne lasciato al suo scranno di deputato forzista.