Giampiero Mughini, Libero 18/12/2009, 18 dicembre 2009
IL TEMPIO DELL’EROTISMO D’AUTORE. SEXY MA SENZA BAVA ALLA BOCCA
Un mensile che per 18 anni è stato il tempio impudico e smagliante dell’immaginazione erotica, più ancora che del fumetto erotico che ne costituiva il suo baricentro visivo e narrativo. Arrivato al capolinea del duecentesimo numero, ”Blue” chiude. Nel suo momento migliore era arrivato a vendere vicino alle ventimila copie a numero. In quest’ultima sua stagione, resa zoppicante dall’impoverimento radicale del mercato delle vendite in edicola, era sceso a 2.500. In questi ultimi quattro anni era stato diretto da Laura Scarpa, una veneziana che i fumetti li disegna ma insegna anche come disegnarli. Sarà lei a dirigere la rivista di cui sappiamo soltanto il titolo, ”Touch”, che già nel gennaio 2010 nascerà dalle ceneri di ”Blue”.
L’aveva fondata nel 1991 Francesco Coniglio, piccolo grande editore romano che ai libri i più difficili da proporre e da commerciare ha generosamente dedicato e dedica tutta la sua vita. Coniglio ne era l’imprenditore, il direttore che sceglieva o si inventava gli autori portanti di ogni numero, l’artigiano che curava ogni particolare della grafica, il factotum. Editorialmente parlando e per 18 anni, come dice lo scrittore e sceneggiatore argentino di fumetti Carlos Trillo, per 200 volte Coniglio s’è buttato giù dall’ultimo piano e ogni volta la faceva franca. Allenatore di una squadra di illustratori e giornalisti degni di una Champions, per 18 anni Coniglio ha saputo offrire un repertorio stuzzicante di immagini e di stimoli intellettuali al modo di una contro-Accademia.
Copertine splendide. Prima da lettore del mensile le cui copertine eroticamente fragorose avevo subito individuato in edicola, talvolta da collaboratore, sempre da amico della rivista e del suo scintillante editore, ho imparato da ”Blue” più che da un eventuale corso universitario. Non è che di riviste centrate sul fumetto erotico (e anche se ”Blue” è sempre stato molto più che questo) non ce ne fossero altre. Solo che, come scrive in questo ultimo numero uno studioso e un filologo della letteratura erotica quale il francese Bernard Joubert, quelle riviste hanno l’aria di considerare «i loro lettori come dei bestioni sessuali, appena più evoluti delle scimmie e con una capacità di comprensione inferiore a quella di un bambino di dieci anni». E invece lui, ogni volta che prendeva in mano un fascicolo di ”Blue”, non aveva mai l’impressione di essere preso «per più scemo» di quello che è.
Questo numero 200 funge da antologia e riassunto orgiastico degli illustratori che con le loro opere hanno scandito la storia della rivista. Una sfilata di immagini sporcaccione quanto di più piacevole, e spero che tra voi non ci sia qualche babbeo convinto che tra erotismo e pornografia ci sia un muro separatorio alto quanto il Muro di Berlino. Ed ecco le immagini irridenti di Filippo Scozzari e il suo sprezzo di tutto ciò che è al mondo. Gli uomini e le donne di Riccardo Mannelli, un altro che non la smette di dire che la società di oggi gli appare volgare se non ripugnante.
Le donnine sexy di Eugenio Sicomoro, un autore che è una chicca per gli intenditori di fumetti. L’ossessione del grande Franco Saudelli, l’apologia del feticismo dei piedi femminili. La bruciante accoppiata delle figurette di Jordi Bernet e dei testi di Carlos Trillo, due che in fatto di insinuanti suggestioni legate al corpo femminile non si negano nulla.
Un fondoschiena di donna disegnato da Paolo Eleuteri Serpieri, il creratore di Druuna, la più erotica di tutte le eroine del fumetto moderno. Le eroine di Roberto Baldazzini, fanciulle altere e discinte la cui identità sessuale si è nel frattempo assai complicata a giudicare dal fatto che alcune di loro dispongono di un organo sessuale maschile mica da niente. Il segno impudente e rigoroso del modenese Silvio Cadelo, un autore di fumetti che è divenuto una star in Francia. E ne sto dimenticando qualcuno. Tutti autori che sono dei gran libertini, dei feticisti sino all’ossessione, dei poeti, talvolta dei matti da ricovero.
Libertà a 360 gradi. stata la miscela di ”Blue”, la sua libertà a 360 gradi, il fatto che ognuno vi potesse giocare a piacimento la sua partita stilistica ed espressiva. Autori come Scòzzari, Baldazzini, Saudelli ne sono stati i centravanti di punta. Ma la squadra era ricca e tatticamente complessa. Ho detto di Joubert e della sua sapienza in materia di letteratura erotica, sapienza che distillava periodicamente sulle pagine del mensile. Un altro che la sa lunga è Marco Giovannini, un reporter di gran classe che da vent’anni bussa alla porta ed entra in casa della cultura americana la più irrequieta e irregolare. A dirigere ”Blue” è stata per un tempo Susanna Schimperna, una scrittrice polivalente poi divenuta un noto volto televisivo. Un personaggio cruciale della storia di ”Blue” è stato un ex funzionario del Pci degli anni di ferro e collaboratore stretto di Pietro Secchia, l’oggi ultraottantenne Luca Staletti, un milanese che vive a Parigi dove è divenuto l’agente e il promotore dei più grandi autori del fumetto europeo, da Hugo Pratt a Wolinski, da Guido Crepax a Paolo Bacilieri, da Milo Manara a Cadelo.
Tra Staletti e Coniglio è stato per vent’anni un giro impressionante di import-export intellettuale. Quando Coniglio gli presentò Magnus nel 1982, fu poi Staletti a far volare Magnus in giro per il mondo, ed è toccante la copertina del numero 159 del 2004 di ”Blue” dedicata a Magnus che era appena morto. Staletti ero andato a trovarlo nella casetta parigina dove conserva i suoi segreti e i suoi ricordi. Libri non ne aveva molti; fra quelli che aveva c’era la primissima edizione dell’Emmanuelle che era stato lui a far pubblicare ”sous le manteau” prima che diventasse un caso editoriale fragoroso in tutta Europa. Malgrado le mie suppliche, non c’è stato verso di convincerlo a vendermela. Me ne ha dato in dono un’edizione giapponese. Purtroppo non è la stessa cosa.
Più ancora che una storia editoriale, quella di ”Blue” è stata ed è una miniera. Ci sono i 200 numeri della rivista, ma ci sono anche, e ne parlo per esperienza diretta, le centinaia di scatoloni che Coniglio conserva nel suo magazzino e dov’è il ”dietro le quinte” di quella storia. Le copertine che all’ultimo momento sono state scartate, i disegni originali di tante di quelle immagini piccanti, le lettere dei collaboratori, i provini delle foto. Vent’anni di una storia culturale tanto fiammeggiante quanto underground. ”Blue” è morto, evviva ”Blue”.