Mario Giordano, Libero 18/12/2009, 18 dicembre 2009
QUANTE BALLE SUL CLIMA PER UNA CENA IN COMPAGNIA
Il pianeta si starà pure surriscaldando, ma intanto a Copenaghen è sceso il gelo. E non solo quello meteorologico: dicono che l’atmosfera terrestre diventerà bollente, intanto quella del vertice si dimostra alquanto freddina. Nessun accordo, nessuna intesa, nessun protocollo: l’unico ambiente che gli oltre 35 mila partecipanti al maxi gala climatico sono riusciti a salvare in due settimane di chiacchiere, buffet e distintivi è l’interno in pelle delle 1.200 limousine utilizzate per i loro spostamenti. Nella capitale danese doveva mettersi in moto una svolta storica. In realtà sono partite solo le solite berline blu. Turbodiesel, per di più. Dall’aria inquinata all’aria fritta, del resto, il passo è breve. E pensare che fino a qualche giorno fa i grandi leader mondiali lanciavano messaggi verdi di speranza ecologica sul summit mondiale. «Sono molto ottimista: raggiungeremo un accordo storico», giurava il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon il 6 dicembre. «Troveremo un accordo forte», ribadiva il presidente della commissione europea Barroso l’8 dicembre. «Faremo quello che nessun altro è riuscito a fare», garantiva Gordon Brown. «Non prendo in considerazione un fallimento», azzardava Sarkozy. E se qualcuno avesse mai avuto qualche dubbio sulla riuscita del summit, nessun problema: ci pensava Paperinik Obama, il mandrake nero, la fata turchina versione dark, a rassicurare tutti. «La mia presenza potrà aiutare», ha detto prima di partire dalla Casa Bianca. Eccome no, sembra il celebra carosello: Falqui, basta la parola. Obama, basta la presenza. Ma la megalomania in black purtroppo si è rivelata assai poco profetica: con o senza Obama, il vertice è finito nel baratro. Accordo storico? Accordo forte? Per trovare un qualche accordo a Copenhagen, in queste ore, bisogna andare ai ricevimenti ufficiali: lì ci sono accordi, musica e canti. Sol maggiore e soprattutto re minore. Chissà se Sarkozy se ne sarà fatto una ragione: il fallimento è acclarato. Anche un celodurista come lui deve prendere atto della cilecca (e qui l’accordo diventa si bemolle).
La Merkel in compenso, finalmente è uno schianto: nel senso che va a schiantarsi con tutti gli altri, compreso Gordon Brown che è riuscito, come promesso, a fare quel che non era riuscito a fare nessun altro. Una figuraccia così, in effetti, è senza precedenti. Poveri leader mondiali: hanno passato la notte appasionatamente riuniti, per trovare il coraggio di mostrare la faccia a misura d’ambiente. L’unico che mancava era Ban Ki Moon: le agenzie lo segnalano a Ginevra per celebrare la giornata mondiale del migrante. «Sono molto ottimista», ha promesso parlando di integrazione, «troveremo un accordo forte». Ma quelle parole non le avevamo già sentite a proposito del clima?
C’è del marcio in Danimarca. Ma sì, prendetene atto: a Copenhagen tira proprio una brutta aria. I grandi del pianeta malato hanno cominciato con l’effetto serra e hanno finito con l’effetto tunnel. E il fatto è che, da tunnel, non riescono a uscire. Volevano lottare contro l’inquinamento, in realtà l’inquinamento l’hanno prodotto: pare che i circa 35mila convenuti sulla capitale danese abbiano immesso nell’aria 41mila tonnellate di Co2, cioè quanto una città di 150mila abitanti nel corso di un anno. Solo per la stampa dei documenti ufficiali sono state utilizzate 16.648 tonnellate di carta, oltre 2 miliardi di pagine che producono gas nocivi quanto 5.500 automobili in un anno. Senza contare le già citate 1200 auto blu, i 10mila polli macellati, i 150 agnelli, e gli abbondanti buffet a base di patè, caviale e foi gras, tutti ingredienti evidentemente sostenibili dal punto di vista ecologico. Forse anche da quello gastro-intestinale.
Che ci volete fare? Al lusso non si comanda. E per celebrare la nascita dell’accordo storico i vip avevano messo in conto di non badare a spese. Infatti sono arrivati in massa a Copenhagen a bordo dei loro inquinanti jet personali. Il modo migliore, s’intende, per lottare contro l’inquinamento. Nell’aeroporto danese sono stati contati 140 aerei privati, compreso quello di Carlo, principe ecologico solo fino a quando non deve salire a bordo del suo top executive. Aria pulita, coscienza sporca: la nascita è abortita, l’accordo è sepolto, il battesimo s’è trasformato in funerale. I vip se ne torneranno a casa con due sole certezze: il vertice sull’inquinamento ha fatto aumentare l’inquinamento e l’unica cosa che rimane davvero al verde è la cassa pubblica che ha pagato il conto di questa inutile parata. In compenso, al resto del mondo resta una (seppure magra) consolazione: finché si organizzano summit di questo tipo, non c’è da preoccuparsi. Per quanto il clima si riscaldi, noi stiamo freschi.