Antonello Guerrera, Il Riformista 17/12/2009, 17 dicembre 2009
I VENTI ANNI DEGLI SCANDOLOSI SIMPSON. POLEMICHE E SUCCESSO DI UNA TERZA VIA
mai una serie animata ha avuto tanta longevità negli Stati Uniti. Mai era riuscita ad arrivare in prima serata dopo i tirannosaurici "Flinstones". Addirittura la storica esclamazione del capofamiglia Homer "D’oh" è stata introdotta nell’Oxford English Dictionary. Esattamente il 17 dicembre di venti anni fa, veniva trasmessa la prima puntata integrale dei "Simpson" dal canale americano (e superconservatore) Fox. Oggi siamo arrivati a oltre 400 episodi per una serie che la rivista Time nel 1999 aveva definito «la miglior serie televisiva». Senza contare numerosi altri premi (come la caterva di Emmy Award) ricevuti dalla serie ideata da Matt Groening e James L. Brooks nel 1987.
Un successo che domenica prossima verrà celebrato in Italia da Sky con una maratona di quattro doppi episodi dalle 21, mentre sul fronte letterario Isbn edizioni ha recentemente pubblicato l’enciclopedia "I Simpson - La vera storia della famiglia più famosa del mondo" a firma di John Ortved (320 pagine, 18,50 euro) che ripercorre la genesi di un fenomeno superamericano e ipergrottesco, che ha messo radici anche nei paesi arabi, dove i Simpson sono diventati Al Shamshoon e dove ovviamente è scomparsa la mitica (per dirla alla Homer) birra Duff, arrivata anche nei bar italiani.
Eppure, nonostante la fama, Homer e famiglia sono stati spesso investiti dalle critiche di tutto il mondo per alcune scene ritenute scandolose e per un gergo troppo sboccato. In primis, la storica esclamazione del piccolo Bart, quel «ciucciami il calzino» che ha infervorato gli umori di non poche mamme italiane. Ma l’elenco è lungo. La diatriba più recente ha avuto luogo in Svizzera, dove i Simpson sono stati sconsigliati ai ragazzini under 12. Una decisione presa dalla rete televisiva SF2 in seguito alla rimostranze di una signora che aveva scritto all’emittente dicendosi «turbata da alcune scene della serie», a suo parere particolarmente violente e pornografiche.
Polemica ultima ma meno clamorosa di altre che nel corso di questi venti anni hanno dato clamore e originalità alla serie di Groening, un successo che i figli minori Griffin, Futurama e South Park non sono mai riusciti ad emulare. I Simpson sono stati relegati da Chàvez in seconda serata perché troppo volgari per le 11 del mattino. In Argentina è finito nell’occhio del ciclone l’episodio nel quale Carl, il collega di Homer, chiama «dittatore» Juan Peron e fa riferimento ai desaparecidos argentini che, nella realtà, scomparirono dopo il suo mandato. Nel Regno Unito ha fatto scalpore una scena in cui Bart compariva nudo. Australia e Brasile se la sono presa per gli stereotipi espressi sulla loro nazione. In America Bill Cosby e persino George Bush padre hanno criticato aspramente la mancanza di valori nei Simpson. E c’è stata pure una polemica a sfondo omosessuale negli States, dopo che il ragazzaccio Nelson ha preso in giro la mascolinità del secchione Milhouse. Senza contare il governo cinese che ha più volte ostacolato i Simpson.
Oltre a questi casi eclatanti, non è un mistero che nell’ombra la Fox in America indirizzi e/o limiti il sarcasmo di Matt Groening prima che vada in tv a scatenare polemiche troppo grandi. Ma il successo dei Simpson è proprio lì, in quella terza via tra volgarità spudorata e casta ortodossia da Heidi. Mentre South Park viene vietato in mezzo mondo o relegato agli orari più improbabili, mentre i Griffin sono stati censurati, come ricorda il sito di Fox, in Israele, India, Indonesia, Malaysia, Taiwan, Cina, Albania, Polonia e Corea del Sud, i Simpson arrivano pure in Arabia. Certo, il loro film nel 2007 è stato bloccato in Burma. Ma va beh, lì furono censurati pure "Apocalypse Now" e "Pinocchio" di Benigni.