Paola Coppola, la Repubblica 17/12/09, 17 dicembre 2009
SALVARE
Il World Oral Literature Project è un’iniziativa dell’università di Cambridge che raccoglie, documenta e custodisce le lingue in via d’estinzione. Secondo l’Unesco, almeno la metà dei 6.500 idiomi parlati nel mondo potrebbe sparire entro la fine del secolo. Il 95% della popolazione mondiale parla 11 lingue. Il responsabile del progetto, l’antropologo Mark Turin, cerca di incoraggiare le comunità indigene a collaborare ricompensandoli con le 30.000 sterline di budget annuale. In futuro, questo patrimonio sarà raccolto in un archivio digitale accessibile su richiesta agli studiosi occidentali. Dice Turin: «Quando una lingua è minacciata, lo è un´intera visione del mondo».
____________________________________
Articolo originale:
Un´arca di Noè hi-tech: così Cambridge salverà le lingue che scompaiono -
Una sorta di arca di Noè per salvare le lingue in via di estinzione. La voce delle antiche tribù nepalesi e le loro storie di sciamani e le parole delle tribù Kallawaya della Bolivia, erboristi dal tempo degli Inca, ci sono già, come quelle dei Maka del Paraguay. Il Chulym delle comunità siberiane e l´Amurdag degli aborigeni australiani sono stati registrati. Di loro resterà traccia per le generazioni future. Tante altre lingue invece rischiano di sparire: ogni giorno si consumano, si impoveriscono o muoiono insieme agli ultimi anziani che le conoscono. Idiomi minacciati come la biodiversità, la maggior parte di quelli parlati sul pianeta. Ed è una vera e propria corsa contro il tempo quella ingaggiata dal "World Oral Literature Project", una iniziativa dell´Università di Cambridge lanciata all´inizio del 2009 per raccogliere e documentare con la collaborazione delle comunità locali quelle lingue che stanno scomparendo, e poi renderle accessibili a tutti.
Bisogna muoversi in fretta: dei 6500 idiomi parlati nel mondo almeno la metà, secondo l´Unesco, potrebbe sparire entro la fine del secolo. Anche perché il 95% della popolazione mondiale parla solo undici lingue mentre il compito di tramandare e preservare la diversità linguistica ricade sulle spalle di poche comunità locali e tribù. A loro si rivolge il progetto diretto dall´antropologo Mark Turin. Nel suo ufficio sul retro del Museum of Archaeology and Anthropology di Cambridge arrivano i pacchi che contengono dvd con ore di registrazioni di canti, poemi, racconti dagli angoli più remoti del pianeta, l´ultimo dall´India. Turin cerca di incoraggiare le comunità indigene a collaborare con antropologi e ricercatori per registrare su supporti digitali quella che chiama "letteratura orale" e distribuendo compensi da un budget di 30mila sterline su cui il conta il progetto per l´anno in corso. Questo patrimonio di informazioni sarà raccolto in un archivio digitale accessibile su richiesta agli studiosi occidentali.
Ma servono nuovi collaboratori e ieri si è concluso a Cambridge un workshop internazionale di due giorni dedicato al "World Oral Literature Project" in cui sono stati chiamati a raccolta docenti, ricercatori, archivisti, curatori museali, occidentali e indigeni, per confrontarsi sui metodi per raccogliere queste testimonianze. Intanto diverse comunità hanno già aderito chiedendo di essere incluse nel progetto o accettando che anche la loro lingua abbia bisogno di essere conservata. «Quando una lingua è minacciata, lo è un´intera visione del mondo», ha spiegato Turin all´Independent. La prima fase del progetto punta soprattutto a finanziare la raccolta di materiale per documentare miti e folklore delle popolazioni dell´Asia e del Pacifico e addestrare a farlo chi riceve i finanziamenti. Ma l´obiettivo è diventare un centro di ricerca permanente, collaborare con le altre iniziative per salvare gli idiomi minacciati, come Enduring Voice del National Geographic, e raccogliere le registrazioni in un archivio digitale. E provare a salvare quante più lingue possibile. Molte andranno perdute e averne memoria non significherà comunque tenerle vive. L´unico modo, ammette lo stesso Turin, è far sì che le comunità locali continuino ancora a parlarle.