Francesco Merlo, la Repubblica 17/12/09; Chiara Saraceno, la Repubblica 17/12/09, 17 dicembre 2009
TREDICESIMA
Per Luigi Einaudi era «uno stipendio comico e immaginario», Gabriele D’Annunzio la chiamava «dodicesima + uno» per superstizione verso il numero 13. Riccardo Bacchelli la definì «ebbrezza nazionale». Nacque nel 1937 come gratifica natalizia, elargibile a discrezione dei datori di lavoro, e divenne obbligatoria prima per gli impiegati, nel 1946 anche per gli operai dell´industria e dal 1960 per tutti i lavoratori dipendenti. un’abitudine tutta italiana: negli altri paesi sono previste le classiche 12 mensilità. Viene pagata il 19 di dicembre, prima del normale stipendio.
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Articoli originali:
Francesco Merlo, la Repubblica 17/12/09
Tredicesime, quando nacque lo stipendio in più -
vero che per Luigi Einaudi, - liberale, economista e miliardario – la tredicesima era «uno stipendio comico e immaginario». Ed è vero che per Italo Calvino era una malinconia, la buffa verità della crescita italiana, la fame d´aria del povero che si traveste da ricco, l´ovatta bianca imposta dal Capo del Personale al suo Marcovaldo : «Ehi, tu! Prova un po´ come stai con questa barba. Benissimo! Il Natale sei tu. Vieni di sopra, spicciati. Avrai un premio speciale...». E tuttavia la tredicesima è anche un diritto acquisito a cui gli italiani sono, giustamente, affezionatissimi, ed è, soprattutto, un carattere della nostra identità, come Sanremo, come la mamma, come il Papa e come la pizza. La tredicesima è l´arte di arrangiarsi e di allungare il brodo, di tirare il collo al troppo corto e di tagliare le gambe al troppo lungo, di beffare la povertà con le magie superstiziose del numero 13: «dodicesima + uno» la chiamava D´Annunzio. La tredicesima è «ebbrezza nazionale» scrisse Riccardo Bacchelli. il piccolo salvadanaio dell´impiegato, la finanza creativa applicata all´economia domestica.
Un trucco contabile che però funziona e, semel in anno, ci permette di insanire e di spendere in allegria perché «l´è minga Natal senza regal» e «a Natale senza soldi si sta male», e ancora «a Natale, grosso o piccino, su ogni tavola c´è un tacchino». Molto triste diventa il canto di Natale quando non c´è la tredicesima: «Ora veni Natali, nun tegnu danari, mi leggiu u giurnali, mi nni vaiu a cuccari». La tredicesima mensilità è una genialità italiana che non esiste come regola in Francia e Inghilterra, dove ci sono il bonus, il benefit e la gratifica ma non c´è il doppio salario per tutti, non c´è la paga raddoppiata a dicembre. E sarà pure una comica e amara mitologia nazionale, ma, di sicuro, non è un ammiccamento ai signori dell´industria e del consumismo, come ci ha fatto credere la critica marxista. Al contrario è una nevicata di democrazia sul Natale dell´Italia povera che senza quel 13 non sarebbe mai diventato la festa delle strenne.
La Natività – la Madonna e il bambinello – molto più del Crocifisso è il simbolo della fede e della festa italiane, delle offerte dei re magi, del cielo che si apre al dono geografico della stella cometa, del bue e dell´asinello donati come impianto calorifero, la tredicesima sono i buoni propositi e le palle fosforescenti, la tredicesima sono le luci, i vestiti nuovi, i regali che fanno sempre bene. Davvero oggi non c´è nulla di più reazionario dello spacciare la povertà come benessere dell´anima, e denunziare il vizio del cachemire contro la virtù della lana grezza. La tredicesima, insomma, è la riposta italiana al tristissimo Babbo Natale marcusiano e austero, che non porta doni ma perdoni, come vorrebbero gli estremisti cattolici e come vorrebbero i seguaci del pensiero negativo, un po´ snob e un po´ fascisti.
Nata nel 1937 ma cresciuta insieme alla contrattazione collettiva, la tredicesima è, ancora, uno dei più significativi lasciti dell´antica forza del nostro sindacato. Ed è ovviamente moneta aggiuntiva, la teoria di Fisher applicata al Natale, l´equazione degli scambi, vale a dire una maniera di affrontare tasse, imposte, bolli, mutui, assicurazioni... E infatti proprio adesso che siamo – ahinoi! di nuovo – tutti indebitati, lanciamo l´idea giustissima di detassarla, e già sogniamo la quattordicesima obbligatoria per tutti. Riattiviamo, insomma, l´italico genio aritmetico, che è la soluzione che si inventa nei casi disperati, è il "meglio che niente", è lo sberleffo alla miseria... La tredicesima sono "i nummeri" di Trilussa: «Conterò poco, è vero:/ – diceva l´Uno ar Zero – / ma tu che vali? Gnente: proprio gnente./ Sia nell´azione come ner pensiero/ rimani un coso vôto e inconcrudente./ Io, invece, se me metto a capofila / de cinque zeri tali e quali a te/ Lo sai quanto divento? Centomila».
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Chiara Saraceno, la Repubblica 17/12/09
L´eterna seduzione dello stipendio in più -
Parte integrante dello stipendio, eppure simbolicamente collocata a parte, in un tempo che non esiste - il tredicesimo mese - la tredicesima sembra avere un ruolo finanziario ibrido nel bilancio dei lavoratori dipendenti e delle loro famiglie.
Ci si conta, ovviamente, come parte integrante del salario. Ma la si considera anche come reddito in qualche misura a parte, che serve a coprire spese eccezionali: che si tratti di saldare i debiti o di comprarci i regali di Natale o di pagarsi un viaggio. Quasi fosse rimasta la "gratifica natalizia" dei primi anni Trenta del Novecento, quando era una elargizione discrezionale dei datori di lavoro, e non fosse diventata invece obbligatoria, dapprima per gli impiegati, poi, nel 1946, anche per gli operai dell´industria e infine dal 1960 per tutti i lavoratori dipendenti. Ci si può chiedere perché, una volta trasformata in remunerazione obbligatoria, la tredicesima abbia continuato a rimanere tale, una anomalia tutta italiana, invece di essere spalmata sulle dodici mensilità. Anzi, in alcuni contratti di lavoro è stata introdotta una ulteriore mensilità "extra-temporale", la quattordicesima, aprendo una nuova diversificazione nel modo in cui calcolare il salario mensile e annuale.
Tredicesima e quattordicesima non complicano (come il TFR, per altro) solo la comparazione internazionale, dato che negli altri paesi il salario è calcolato su dodici mensilità. Rendono anche poco trasparenti i confronti sulle remunerazioni e lo stesso calcolo individuale sulla propria remunerazione. Dato che la tredicesima è calcolata sul salario mensile effettivo, contano i premi di produzione, gli straordinari, eccetera... Ma contano anche le differenze tra i diversi tipi di assenza da lavoro, ovvero se sono pagati oppure no. I permessi retribuiti non incidono negativamente sul salario reale su cui viene calcolata la tredicesima, a differenza di quanto avviene per i permessi e le assenze non retribuite, di qualsiasi genere.
Perciò il periodo di congedo parentale - a differenza di quello di maternità obbligatoria - non è conteggiato ai fini del calcolo della tredicesima, di conseguenza riducendone l´importo. Lo stesso vale per il permesso, non retribuito, per far fronte alla malattia di un bambino, analogamente ai giorni di sciopero e a differenza di un permesso sindacale. Anche per questa via i salari delle mamme alla fine sono più ridotti di quelli dei papà.
Queste regole, che differenziano i periodi che contano ai fini della tredicesima (e della quattordicesima dove c´è), insieme al fatto che essa viene pagata in un periodo del mese - il 19 di dicembre - diverso da quello in cui viene pagato lo stipendio, contribuiscono a rafforzare l´immagine della tredicesima come "gratifica" in qualche modo eccezionale, che va "meritata" mostrandosi fedeli sul lavoro.
Questa "eccezionalità" può persino indurre, come è avvenuto, ad avanzare la proposta di non tassarla, per aumentarne il valore. Senza rendersi conto (forse) che ciò aumenterebbe le differenze e disuguaglianze tra lavoratori che - a parità di importo delle dodicesime mensilità - possono contare su una base di calcolo della tredicesima differente. E ancora di più tra chi può contare sulla tredicesima in quanto lavoratore dipendente e chi invece, essendo un lavoratore a progetto anche se con un unico committente, viceversa riceve il proprio compenso senza distinzioni tra dodicesime e tredicesima mensilità.
Pagata a parte e in un periodo specifico dell´anno, oltre che come "gratifica eccezionale", ancorché attesa e dovuta, la tredicesima si presenta insieme come risparmio forzato e come dedicata a spese straordinarie. A differenza del risparmio individuale, che viene programmato e utilizzato secondo possibilità e scelte, appunto, individuali, la sua entità e utilizzabilità sono fuori dal controllo del singolo. E´ il datore di lavoro ad essere delegato a garantire che il risparmio avvenga e a renderlo disponibile solo in un particolare periodo dell´anno. Si tratta quindi di un istituto salariale che ha forti tratti di paternalismo benevolo e che sottende una sfiducia nella capacità dei singoli lavoratori di risparmiare e spendere secondo i propri ritmi e necessità. Non mi risulta che esista in altri paesi.
Forse da noi si teme non tanto che i lavoratori siano incapaci di risparmiare, ma che, specie se con salari modesti, se non adeguatamente stimolati dall´arrivo di una somma extra tutta in una volta, non si lascerebbero attrarre dai luccichii natalizi. La tredicesima infatti serve non solo a chi la riceve direttamente. Anche il mercato si aspetta che sia denaro speso più liberamente, sotto lo stimolo del clima natalizio. E chi, essendo in ristrettezze economiche, deve pagarci le bollette, si lamenta di non poter utilizzare questa particolare parte del salario per consumi voluttuari, legati alle festività natalizie. Dover destinare la tredicesima a pagare le bollette appare quasi più duro, più inaccettabile, che non avere un reddito sufficiente per poter rimanere decentemente a galla durante tutto l´anno, magari anche risparmiando un po´.