Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  dicembre 15 Martedì calendario

Debito pubblico, nuovo record a ottobre: supera i 1.801 miliardi di euro - La media è spietata: ognuno dei 60 milioni di italiani ha 30 mila euro di debito pubblico sulle spalle fin dalla nascita

Debito pubblico, nuovo record a ottobre: supera i 1.801 miliardi di euro - La media è spietata: ognuno dei 60 milioni di italiani ha 30 mila euro di debito pubblico sulle spalle fin dalla nascita. E’ stato comunicato ieri da Bankitalia che ha fatto sapere che a fine ottobre il debito pubblico ha toccato l’astronomica cifra (ovviamente si tratta del nuovo record) di 1.801,635 miliardi di euro. Ovviamente il governo (in particolare Tremonti) non hanno rilasciato comunicati per vantarsi del dato che grosso modo dovrebbe corrispondere a oltre il 115% del Pil. Non è solo la cifra assoluta (sulla quale indubbiamente ha influito la congiuntura negativa) a preoccupare, ma è il diabolico trend di crescita. In soli 10 mesi, infatti, il debito pubblico è salito di 138,5 miliardi (contro i 63 miliardi dell’intero 2008) circa l’8,3% rispetto ai 1.663 miliardi di fine 2008. Solo in ottobre il balzo del debito è stato di quasi 15 miliardi. La Banca d’Italia ha fatto inoltre sapere che, in ottobre, sembra essersi arrestata la tendenza alla caduta delle entrate tributarie che nel mese si sono attestate a 28,4 miliardi di euro contro i 20,1 miliardi di euro di settembre dopo che da giugno segnavano forti cadute; in alcuni casi parzialmente spiegate dalla stagionalità del gettito. In ogni caso, nonostante la risalita, le entrate di ottobre sono inferiori a quelle dell’ottobre 2008. Ma perché questa esplosione del debito? Indubbiamente la crisi dell’economia reale è uno dei motivi principali. Il minor gettito fiscale, infatti, influisce sulle entrate così come, con la recessione, tendono a accentuarsi alcune spese. Quello che è certo, come mostrano i dati di via Nazionale, è che è proprio lo stato centrale a dare il maggior contributo alla crescita del debito pubblico, mentre gli enti locali - magari con la forza - riescono a non farlo esplodere: regioni, province e comuni (più gli «altri enti») insieme registrano tra i due mesi un incremento contenuto: si passa dai 110,5 miliardi di settembre a 111 miliardi con una crescita di 500 milioni. C’è da dire che qualcosa non quadra in questa esplosione del debito pubblico avvenuta nonostante la forte caduta dei tassi di interesse. L’impressione è che nel 2008 siano state rinviate molte spese per cercare di non appesantire il rapporto deficit/Pil e fare «bella» figura con la Ue. Ma ora per lo stato non è più possibile procrastinarle e questo spiega l’esplosione, in parte fittizia (perché già effettuata lo scorso anno, della spesa pubblica). L’andamento del debito pubblico che al massimo potrà ridursi nei prossimi anni in proporzione al pil, ammesso che si consolidi la ripresa, ripropone il quesito del perché il governo non abbia varato - per fronteggiare la crisi - una politica economica più espansiva con sgravi fiscali a lavoratori e pensionati e investimenti in infrastrutture, in particolare per lo sviluppo delle energie alternative. In questo modo si sarebbe creata domanda di beni di consumo per le fasce più deboli e si sarebbe potuta realizzare nuova occupazione, alleggerendo, oltretutto, il fabbisogno energetico.