Novella 2000, n. 46, 12/11/2009, pp. 74-75, 12 novembre 2009
Melania Rizzoli, nel suo libro Se lo riconosci lo eviti, ha raccolto le testimonianze di alcuni personaggi famosi che come lei hanno sconfitto il tumore
Melania Rizzoli, nel suo libro Se lo riconosci lo eviti, ha raccolto le testimonianze di alcuni personaggi famosi che come lei hanno sconfitto il tumore. «Uniche eccezioni, due storie senza lieto fine. Mi riferisco alla vicenda del maestro Luciano Pavarotti e a quella dell’ex segretario del Psi Bettino Craxi». *** Marina Ripa di Meana Inatteso l’incontro con il cancro per Marina Ripa di Meana. Nel 2001, durante un controllo di routine, l’ecografista le trovò una piccola macchia al rene sinistro: «Tutto si è svolto rapidamente; dopo una settimana non avevo più né il rene né il tumore! La prevenzione salva la vita». Fortunata due volte, la contessa: «Sei anni dopo, mi è stata trovata una neoformazione nel polmone destro che mi è stata asportata chirurgicamente. Un tumore, iniziale e maligno». *** Rosanna Banfi Dopo una diagnosi di carcinoma mammario, due interventi chirurgici e sei cicli di chemio, Rosanna sta bene. *** Lina Sotis Ad aiutare la giornalista a sconfiggere il tumore è stato il caso e un pizzico di vanità femminile. Ricoverata nel 1978 per una labirintite al Gemelli di Roma, si sentì dire da un giovane medico che aveva un occhio storto. «Ho gambe bellissime e drittissime, come i miei occhi», gli rispose. Così il medico capì di trovarsi di fronte a un’anomalia, le ordinò una Tac cerebrale, dalla quale risultò che la Sotis aveva un tumore alla parte destra del cervello. *** Pippo Baudo Nel 1970, durante un volo fra Roma e Milano, Baudo si trovò a viaggiare con il professor Pietro Bucalossi, famoso oncologo milanese dell’Istituto Tumori. Ne approfittò per fargli analizzare un nocciolino che aveva sul lato sinistro del collo. Fu la sua salvezza: si trattava di un ”nodulo aberrante tiroideo”, un tumore extraghiandolare dipendente dalla tiroide. *** Alba Parietti Per la conduttrice e showgirl Alba Parietti la scoperta del tumore, nel 1997, è dipesa da una serie di perdite all’utero, che la ginecologa che l’assisteva derubricò come sintomi di squilibrio ormonale. Poiché i problemi continuavano, Alba cambiò ginecologa. Che le fece fare Pap test e colposcopia, e al termine degli esami le diagnosticò un Papilloma Virus, che le aveva causato un tumore maligno all’utero. In brevissimo tempo si ricoverò e venne operata. *** Paola Concia «Avevo messo su peso malgrado mangiassi in maniera regolare e facessi molto sport. All’improvviso, nell’inverno del 2007, ho perso dieci chili. Il mio medico mi indirizzò da una radiologa per un’ecografia della tiroide. La diagnosi di cancro fu immediata. Per fortuna le neoplasie della tiroide sono tra le più benigne, ma ho avuto tanta paura». *** Pierluigi Magnaschi. Direttore del quotidiano Italia Oggi «Nel novembre del 2002 ero ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta. Alla fine della trasmissione mi contattò un oncologo dell’Ospedale Regina Elena di Roma. Mi disse che, vedendomi in televisione, aveva notato chiaramente i sintomi di un’importante patologia ipofisaria che richiedeva un intervento immediato. All’inizio pensai che si trattasse di uno scherzo, ma purtroppo l’illusione durò ben poco. Il mio interlocutore si chiamava Roberto Baldelli. Da anni, con un collega del Policlinico Gemelli, studiava una rara malattia dell’ipofisi chiamata acromegalia, causata da un adenoma della ghiandola che dà sintomi riconoscibili anche con la sola osservazione. Era un tumore benigno che però doveva essere rimosso chirurgicamente in tempi brevi […]. I miei denti, da sempre perfettamente uniti, avevano cominciato a distanziarsi, ma il dentista non ne comprese il motivo. Poi avevo mani, piedi e dita gonfi, il viso ingrossato. […]. Sono stato operato dal professor Giulio Maira, neurochirurgo del Policlinico Gemelli, celebre per le sue tecniche all’avanguardia. L’intervento è stato eseguito attraverso una narice e in cinque giorni sono tornato a casa perfettamente guarito. Trent’anni fa per un’operazione di questo tipo ci sarebbe stato bisogno di aprire la calotta cranica […]».