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 2009  dicembre 16 Mercoledì calendario

APOLOGIA D’ODIO ORA IL CASO E’ TRAVAGLIO


Sono passate da poco le dieci del mattino nell’aula di Montecitorio a Roma, quando Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, inserisce nel suo intervento il nome del giornalista Marco Travaglio. «A comporre la campagna d’odio» contro Silvio Berlusconi «è un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-Espresso - dice Cicchitto - da quel mattinale delle procure che è il Fatto, da una trasmissione televisiva condotta da Santoro e da quel terrorista mediatico di nome Travaglio ». Applaudono i deputati del Pdl, mentre le voci sul web del giornalista piemontese per il momento tacciono. Bisognerà aspettare il primo pomeriggio per avere una replica scritta, firmata però dai due colleghi di Travaglio, Pino Corrias e Peter Gomez, comparsa sul sito del Fatto Quotidiano e sul blog voglioscendere.it. «Non vogliamo essere additati come ”mandanti morali” dell’aggressione subita domenica a Milano da Berlusconi», per mano di Massimo Tartaglia, scrivono, ribattendo anche all’editoriale di Vittorio Feltri di ieri, dove si leggeva: «Ieri Calabresi, oggi Berlusconi». Clima anni ”70. Dal canto suo, Travaglio replicherà via telefono, a Corriere.it. «Dovrei rispondere a chi mi accusa di essere il mandante di un attentato? Che io venga dietro a questo discorso schifoso assolutamente no. semplicemente ridicolo che io debba rispondere a questa gentaglia».
Quindi la minaccia di querela: «Mi rivolgerò ai magistrati, ai tribunali per vedere se quello che stanno dicendo è possibile oppure no». uno scontro di lungo corso quello a distanza tra Travaglio e Cicchitto, perchè i rapporti tra i due non sono mai stati idialliaci, o meglio non sono mai esistiti. Travaglio ha sempre accostato al nome dell’esponente del Pdl il termine ”piduista”, mentre Cicchitto ha sempre ritenuto Travaglio un ”bollettino delle procure”. Detto questo, di querele Travaglio ne aveva già minacciate lunedì, all’indomani dell’aggressione di Massimo Tartaglia a Silvio Berlusconi. Sul banco degli imputati, durante il suo consueto intervento del lunedì sul blog di Beppe Grillo, compariva, al posto di Cicchitto, Alessandro Sallusti, condirettore di Vittorio Feltri al Giornale, autore dell’editoriale «Complotto Costituzionale». Nel fondo del Fatto di ieri, invece, Travaglio aveva scritto ironicamente: «Erano dieci anni che il nostro uomo, da noi selezionato con la massima cura (da notare le iniziali M.T.), si fingeva pazzo per preparare il colpo». Il nocciolo dello scontro politico più ruvido, in corso dopo la miniatura del Duomo in faccia a Berlusconi, sta proprio qui, tra il quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi e quello ”autogestito” da Antonio Padellaro e lo stesso Travaglio. Non a caso, se Feltri, nell’editoriale di ieri, anticipava le parole in aula di Cicchitto, Corrias sul blog replicava: «Vogliono il complotto a tutti costi. Lo pretendono. Vogliono il complotto Costituzionale. Per farne l’inizio dell’incendio dentro al quale bruciare gli ultimi nove mesi di Italia sgovernata, scandali, rendiconti giudiziari». E gli attacchi verbali e scritti tra le due parti talvolta sembrano collimare, simili ormai a un vero e proprio bollettino di guerra. Così se Travaglio ha più volte paragonato il presidente del Consiglio a Mussolini o Hitler, arrivando a definirlo «l’uomo più violento che ci sia stato nella storia repubblicana », ora è lui medesimo a beccarsi questo epiteto. Proprio sulle cronache del Giornale, che descrivono così il «suo pistolotto settimanale» sul blog di Grillo: «Marco Travaglio abbassa i toni come li abbassò Hitler alla notizia che Berlino era ormai accerchiata», si legge a pagina otto. Ovvero serrare le fila della gioventù hitleriana e restare nella capitale tedesca prima dell’accerchiamento finale dell’Armata russa. Si va avanti senza esclusione di colpi. Travaglio dice: «Chi l’ha detto che non posso odiare un politico? Chi l’ha detto che non posso augurarmi che il Creatore se lo porti via al più presto? Non c’è nessuna legge che istituisca il reato d’odio». Ora, dopo il discorso di Cicchitto, tocca a Gomez e Padellaro difendere il fortino. «Non arretreremo di un millimetro», scrive l’ex direttore dell’Unità. «Le parole durissime di questo importante esponente del partito di maggioranza relativa ci mettono tutti nel mirino», sentenzia Gomez