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 2009  dicembre 16 Mercoledì calendario

I MERCATI BOCCIANO PAPANDREOU - I

mercati restano scettici di fronte al piano presentato ieri dal premier greco George Papandreou per risolvere le sorti del paese pericolosamente sbilanciato sul fronte del debito pubblico che viaggia verso i 300 miliardi di euro con un deficit al 12,7% del Pil. Ieri la Borsa di Atene ha chiuso in calo del 2,12% con il settore bancario che ha messo a segno una perdita secca del 3%, mentre il differenziale dei bond greci sui bund tedeschi a dieci anni è passato da 233 a 252, con un incremento di 19 punti base. Lo spread sui titoli triennali (più sensibili ai rischi di default) è schizzato a 283 da 247.
Anche il credit default swap, il costo per assicurare le obbligazioni, a cinque anni è salito a 242 da 220 dell’altro ieri. Tutti segnali negativi in un quadro che vede l’anno prossimo delinearsi con una maxiofferta greca di titoli pubblici da 47 miliardi di euro (30 di fabbisogno e 17 di rinnovo obbligazioni in scadenza), mentre Standard and Poor’s, che il 7 dicembre scorso ha messo sotto esame il rating sovrano (A-) della Grecia con prospettive negative, ieri si è dimostrata «preoccupata » della situazione perché il governo «non sta prendendo le decisioni coraggiose che sono necessarie in questi casi », come, invece, ha fatto l’Irlanda, che ha tagliato i salari pubblici.
Un giudizio che gronda scetticismo quello espresso ieri da Myriam Fernandez de Heredia, capo divisione del credito sovrano europeo di S& P’s.Oltre ai problemi connessi al debito troppo elevato e alle difficoltà a ridurre la spesa pubblica, la Grecia, ha sottolineato l’analista, «ha anche un problema di trasparenza», da cui sono immuni, invece, Italia e Spagna.
Anche i sindacati greci sono sul piede di guerra, al punto che ieri hanno rilanciato l’appello per uno sciopero generale contro la politica economica del governo da tenersi domani. Ieri il ministero dell’Economia è stato simbolicamente occupato da militanti del Partito comunista ( Kke).
A risollevare un po’ il morale al premier Papandreou ci ha pensato il commissario Ue agli Affari economici, Joaquin Almunia, secondo cui «il bilancio 2010 che viene discusso adesso dal Parlamento greco e le dichiarazioni del premier sono parsi un passo nella giusta direzione». Naturalmente la Commissione europea resta in attesa del programma di stabilità che Atene dovrà inviare a Bruxelles entro gennaio, «con le misure concrete che rafforzeranno l’aggiustamento di bilancio 2010 e dovranno assicurare un consolidamento delle finanze pubbliche».
Nel frattempo ad Atene, Papandreou - a capo di un esecutivo socialista in carica da meno di due mesi, dopo la travolgente vittoria elettorale di novembre ha incontrato gli esponenti di partiti che vanno dai conservatori di Nea Demokratia ai comunisti del Kke. «Nonostante le divergenze ideologiche» sono emersi consensi, ha riferito il premier impegnato in una difficile mediazione.
In parte le sue posizioni hanno trovato conferma tra altri leader, specialmente sui propositi di lotta alla corruzione e all’evasione fiscale.Tuttavia in Grecia l’accoglienza politica al piano presentato dall’esecutivo non è stata delle migliori. «Ma su cosa vuole il nostro appoggio, sui suoi ritardi? », ha attaccato il nuovo leader dei conservatori greci, Antonis Samaris, ex compagno di studi in America di Papandreou, durante un intervento davanti ai parlamentari del suo partito. «I ritardi di Papandreou- ha aggiunto- sono stati giù puniti dai mercati. Se l’indecisione proseguirà sarà catastrofico per il paese».
Samaris ha glissato sul fatto che è stato proprio il suo partito, a capo del precedente governo, a causare una revisione al rialzo del deficit dal 3 al 12,7% del Pil. Certo è che il nuovo esecutivo conta di ridurlo al 9,1% e nel piano pluriennale di portarlo al 3%in linea con i limiti stabiliti da Maastricht- per il 2013. Una riduzione che dovrebbe venire operata con tagli alla spesa, la cui ampiezza resta per i mercati ancora insufficiente. Per convincere investitori e governi della bontà del piano, Papandreou ha inviato ieri in missione a Bonn, Londra e Parigi il suo ministro delle Finanze George Papaconstantinou: il rischio default val bene un roadshow.