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 2009  dicembre 16 Mercoledì calendario

SFIDA IN TV PER IL "10"


Calcisticamente si leggerebbe come l’eterna incomprensione del numero ”10” (in - teso come pulsante da pigiare, posto nobile sul telecomando). All’Antitrust sono in fremente attesa di un esposto firmato Sky, contro DgTv, il consorzio di tutte le televisioni -una sessantina tra locali e nazionali - che affollano il digitale terrestre. Motivo: l’accusa per quest’ulti - me tv di fare cartello proprio contro la posizione numero ”10” del prossimo Sky Cielo sul telecomando digitale; posizione, questa, conquistata unilateralmente dalla tv di Murdoch ancorché ritenuta più consona all’azienda ed ergonomica al telespettatore. Il 10 è un numero fashion; indica genio e personalità, è ambito. Ed è per uno strano arabesco del Fato che, proprio mentre il ministero per lo Sviluppo economico attraverso Paolo Romani annuncia ufficialmente le trasmissioni di Cielo (forse dal 2 gennaio dopo il nullosta dell’Agicom, punta all’1%), proprio sulla posizione in pulsantiera di Cielo s’attizza la nuova polemica. La numerazione dei canali sul telecomando ddt ha un ciclo ripetitivo e alternato, quasi un mantra: dall’ ”1” al ”9” sono tv nazionali; dal 10 al 20 sono tv locali; dal 20 al 30 di nuovo nazionali, e così via a blocchi di dieci. Considerando che i prime sette numeri sono assegnati tradizionalmente a Rai, Mediaset e La7, i successivi vengono distribuite attraverso criteri di storicità e di ascolti. Per DgTv, Cielo non possiede nè l’una nè gli altri, e quindi al suo posto dovrebbero piazzarsi altri network (a Roma, ad esempio avrebbero i requisiti Lazio Super 3 o TeleRoma 56). Sky reagisce alla reazione. E, agguerrita, prepara l’esposto. DgTv fa notare che la tv di Murdoch non può imporsi così poco gentilmente alle altre. Per due motivi. Primo motivo, l’uf - ficiale: perché sul ”suo” teleco - mando, quello satellitare, Sky ha fatto sempre quel che voleva (i canali di Camera e Senato, per dire, sono rimasti ”fuori piattaforma” sulle numerazioni ”800” e ”900”per quasi tre anni...). Secondo motivo, l’ufficioso: perché in fondo Sky essendo azienda extraeuropea trasmette sul Mux, sulle frequenze debenedettine di ReteA-L’Espresso (e quindi, secondo un ragionamento un pò contorno sarebbe già ospite in casa d’altri...). Sky si sente perseguitata. Dopo l’Iva raddoppiata da parte del governo; e dopo l’eterno rinvio delle trasmissioni di Cielo da parte del governo; e, oggi, dopo il possibile tetto alla raccolta pubblicitaria al 12% all’ora, imposto per decreto sempre dal governo; bè, ritiene di essere un tantino in guerra. Una guerra in cui, proprio ieri, si è aperto un nuovo fronte.
Quello, appunto, dei tetti pubblicitari di cui sopra, contemplati in una bozza di Romani, in uno schema di decreto legge che recepirebbe la nuova direttiva Ue sulla ”tv senza frontiere”. Roba che, ad occhio, riguarderebbe non solo Sky ma anche Mediaset Premium o i canali presenti sulla piattaforma editi da altri soggetti - Disney, Fox, Discovery, Rcs, de Agostini- (la Rai ha già il tetto del 12%, gli altri introiti le arrivano via canone). Per favorire le tv private - vasi di cocci tra vasi di ferro quel limite, per le suddette, si sposta al 20%. Sky ribatte che, in tutto quest’ambaradàn non solo sarebbe l’unica a rimetterci; ma la penalizzerebbe ancor di più un nuovo comma del decreto. Che stabilirebbe che l’ultima parola sulla trasmissione via parabola spetterebbe al ministero, cioè il solito Paolo Romani. L’opposizione in Parlamento alza la voce contro l’ipotesi di «tagli» alla pubblicità di Sky, la cui presentazione del testo potrebbe avvenire già al Consiglio dei ministri di giovedì. Romani rintuzza affermando che «è una delle varie bozze e nasce da una richiesta precisa della Fieg, delle emittenti locali, e di una importante associazione di consumatori come l’Adiconsum...». L’Udc nella figura di Roberto Rao in commissione di Vigilanza Rai afferma che il governo perde tempo a frenare Sky invece di «recuperare l’evasione del canone che è al 30%»; il che è vero, ma c’entra poco con la guerra in atto. Uno dice: in tutto questo tumultuoso susseguirsi d’eventi strano che manchino le tv locali. E, in effetti, nel pomeriggio anche le associazioni dei network locali Aerenti - Corallo e Frt bombardano le agenzie, giudicando ”insufficiente l’ipo - tesi di abbassamento dei tetti pubblicitari per le pay tv dal 18% al 12% e ne chiedono l’az - zeramento” perchè ”...le emittenti tv a pagamento, traendo profitto dagli abbonamenti, possono praticare tariffe per gli spot particolarmente ridotte, con evidenti conseguenze negative per il mercato pubblicitario...”. Tradotto: c’è una velata possibilità che Sky faccia dum - ping e chi ci rimarrebbe secchi saremmo noi. Sky non ci sta. L’eterna incomprensione del numero 10...