Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  dicembre 16 Mercoledì calendario

Le bambole come bebè per genitori senza figli- I più piccini hanno solo qualche giorno e portano ancora il cerotto sull’ombelico a coprire la ferita ombelicale

Le bambole come bebè per genitori senza figli- I più piccini hanno solo qualche giorno e portano ancora il cerotto sull’ombelico a coprire la ferita ombelicale. Altri, di qualche mese più grandicelli, indossano morbidi golfini di cachemire, gonnelline con delicati pizzi, camiciole dai motivi floreali. Insomma, lusso da boutique. Sono bambini, da zero a due anni, maschietti e femminucce, con capelli a frangetta o dal ciuffo ribelle: sorridono e paiono voler dire qualcosa con i loro grandi occhi blu. Oppure frignano perché è l’ora della poppata o cercano consolazione stringendo al petto animaletti di peluche. Potrebbe anche lacrimare o chiamare la mamma, tanto sembrano veri e reali. Ecco, questa è la notizia e pure la sorpresa: questi bimbi non sono bimbi. Sono bebè cloni, neonati finti con ancora il cordone ombelicale, copie di figli mancati, cresciuti o nuovi di pochi mesi. Finti. Ma abbastanza naturali da sembrare veri. Sono i figli artificiali, mica nati in provetta ma in laboratori artigianali e creati con le più sofisticate tecnologie. l’ultima follia del Natale 2009, il costoso regalo che alcune coppie romane troveranno il 25 dicembre tra doni e pacchetti. C’è già chi, a 50 anni, li ha portati in giro per la Capitale, durante le feste, tenendoli in fasce come farebbe una vera mamma. Terribile, ma non è una storia inventata: è tutto vero. Il bimbo ”rinato” Il giocattolo per adulti è in vendita in un megastore del centro di Roma: i prezzi partono dai 200 euro ma possono superare i duemila. Labbra tumide, grinze nella pelle e dettagli curati, dall’alluce fin sopra ai capelli; a facilitarne l’effetto surreale sono i materiali con cui vengono realizzate le bambole: ceramit o vinile pregiato, molto simile alla morbida e liscia pelle di un neonato, lavorato con una tecnica chiamata reborn (rinato). Non hanno tuttavia un cuore che batte, come gli androidi di Blade Runner ma questo non basta a scoraggiare i finti genitori che su internet o nei negozi specializzati della Capitale comprano i pargoletti plastificati, preferendo il termine ”adottare” a quello di ”acquistare”. C’è qualche mamma virtuale che ne ha già portati a casa una decina in pochi anni (il costoso gadget infatti è in circolazione da tempo), ma tengono il segreto in famiglia, vergognose di questa maternità di plastica. Quest’anno il baby clone è diventato acquisto di massa, regalo più ricercato tanto che per i modelli di alcune marche, bisognava prenotarli già a novembre. Capita, racconta il negoziante di ”Al Sogno” (tempio del giocattolo, in piazza Navona da oltre mezzo secolo) anche che qualche coppia chieda di riprodurre il proprio figlio da piccolo, per ricordarlo così com’era. In quel caso, il cliente viene messo in contatto con alcuni artisti tedeschi: portando delle foto del piccino è possibile avere un bambolotto con le stesse sembianze del figlio. Insulsa e infelice moda? Stupida vanità di mettere le mani sull’ulti - mo oggetto più cool di un Natale trasgressivo e rosso shoking? Chissà. Ma se così fosse, anche tutti gli altri personaggi del Presepe sarebbero corrotti dalla stessa menzogna: la Nascita con Gesù Bambino hi-tech e simil vivo, a sostituire la noia della solita playstation o del telefonino che serve pure il caffè. E se invece in quella voglia di baby clone ci fosse qualcosa di più? A dare retta a chi vende questi ”non bambini”, il ”di più” è una finestra aperta sull’indicibile, sul desiderio, impossibile e implacabile, di avere un figlio vero, di una maternità per qualche ragione negata ma ostinatamente inseguita. L’ultima spiaggia, per chi non ha sufficiente iniziativa o coraggio di tentare altre strade: l’inseminazio - ne artificiale o l’adozione di un bambino in carne e ossa. O l’estre - ma consolazione di chi un figlio l’ha avuto ma gli è stato crudelmente strappato. Illusioni che rasentano la follia, inutile ricerca di un volto e di un corpo perduto da toccare e amare una seconda volta, nell’inganno (accettato e voluto) di un suo fantasma sintetico. Forse c’è tutto questo e allora la questione è seria. E mai come altra c’entra con lo spirito del Natale. Il nostro desiderio Reborn, cioè rinato, si chiamano quei bambolotti senza cuore. E che altro è il Natale se non la Nascita, cioè Dio rinato uomo che rende eterne, uniche e intoccabili tutte le altre nascite e i bambini del mondo e della storia? Nessuno osi giudicare quelle mamme per finta e quel desiderio incompiuto, e dunque traviato, di maternità. Ciascuno interroghi se stesso, guardi nel profondo del proprio guazzabuglio se vuole sperare di capirci qualcosa. Siamo fatti per essere amati e poter ricambiare, per generare e non per finire nel nulla. Forse quei bambini di plastica vogliono dirci questo. Forse….