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 2009  dicembre 16 Mercoledì calendario

«ARRESTATE TZIPNI LIVNI» CRISI DIPLOMATICA TRA LONDRA E TEL AVIV - LONDRA

Tzipi Livni ha rischiato grosso. Se si fosse imbarcata su quell’aereo per Londra, sabato scorso, sarebbe stata arrestata e accusata di crimini di guerra. Invece l’ex ministro degli Esteri israeliano è stata ben consigliata dai suoi avvocati e ha cancellato la visita. Ma ora in Israele scoppia la furia e la relazione diplomatica con la Gran Bretagna sembra seriamente compromessa. Fino a ieri era giallo sul mandato di cattura, prima smentito, che una corte inglese ha spiccato nei confronti dell’attuale leader dell’opposizione centrista israeliana. A chiarire il mistero è stato il Guardian: i legali di un gruppo di cittadini palestinesi hanno chiesto l’arresto della ex ministra in relazione all’offensiva dell’inverno scorso ”Piombo fuso”, la massiccia reazione di Israele ai razzi di Hamas che ha provocato 1.400 vittime soprattutto tra i civili. Secondo una legge del 1988 le corti di Inghilterra e Galles hanno giurisdizione universale in materia di crimini di guerra, quindi la Livni avrebbe rischiato seriamente l’arresto. Ma all’ultimo minuto ha cancellato la visita e a quel punto il mandato di cattura è stato ritirato.
Il caso ha messo in profondo imbarazzo il Foreign Office e provocato la rabbia di Tel Aviv. Ieri il ministero degli Esteri israeliano, che ha deciso di interrompere tutte le visite nel Regno Unito, ha replicato con un comunicato dai toni ruvidi, nel quale chiedeva al governo di Gordon Brown di rispettare gli impegni presi per «prevenire gli abusi giudiziari ispirati da elementi estremisti». La posta in gioco è un danno alle relazioni bilaterali e il peso del Regno Unito in Medio Oriente: «Se i dirigenti israeliani non possono visitare la Gran Bretagna - ha concluso - questo rappresenta un ostacolo reale alla volontà di Londra di giocare un ruolo attivo nel processo di pace». Un ulteriore tegola in testa visto che l’ex premier inglese Tony Blair è inviato del Quartetto per il Medio Oriente. Il ministero degli Esteri britannico per ora nicchia, promettendo di investigare il caso. E farebbe bene a fare in fretta. Ieri l’ambasciatore inglese a Tel Aviv, Tom Phillips, è stato convocato dal governo per chiedere spiegazioni e pure il primo ministro Netanyahu, in una nota ha rincarato la dose: «Non concepiamo che soldati e comandanti che hanno combattuto con coraggio e senso etico un nemico abietto possano essere definiti criminali di guerra. Lo rifiutiamo come un’assurdità». Non è infatti la prima volta che un alto rappresentante del Paese rischia grosso in Gran Bretagna. Il settembre scorso era stato chiesto l’arresto per il ministro della Difesa Ehud Barak, intervenuto alla conferenza laburista di Brighton e sfuggito al fermo sono perché era in visita ufficiale (quindi dotato di immunità, secondo la legge). Nel 2005 stava per finire nelle maglie della giustizia di Londra l’ex generale Doron Almog. Ma era stato avvertito in tempo ed era rimasto sul suo aereo a Heathrow per alcune ore, finché non aveva ottenuto il permesso di ripartire.