La Stampa 15/12/09, 15 dicembre 2009
Il futuro della pesca (Domande & Risposte) - cominciato a Bruxelles il dibattito sul futuro della pesca in Europa
Il futuro della pesca (Domande & Risposte) - cominciato a Bruxelles il dibattito sul futuro della pesca in Europa. Che cosa si decide? Il Consiglio europeo, l’istituzione a cui spetta l’ultima parola su tutte le decisioni dell’Ue, deve stabilire quanto pesce potrà essere catturato nel 2010 dalle imbarcazioni dei ventisette stati membri. L’orientamento dipende dai ministri della Pesca (nel caso italiano, dell’Agricoltura). definito sulla base di una proposta della Commissione che l’ha cifrata in riferimento alle rilevazioni di quattro comitati scientifici, come impone la politica comune della pesca. Esiste una strategia comune europea sulla pesca? La politica comune della Pesca, o «Pcp», è lo strumento di cui si è dotata nel 1970 l’Europa per gestire in modo coordinato le attività di pesca marittima e gli allevamenti in acquacoltura. Nel 2002 è stata radicalmente riformata. L’impoverimento dei mari ha consigliato più impegno per uno sviluppo sostenibile delle attività dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Quanto pesa la pesca nell’economia europea? Sebbene il contributo del settore al pil dei ventisette membri sia generalmente inferiore all’1%, il suo ruolo è tutt’altro che trascurabile in quanto fonte di occupazione in numerose zone prive di alternative. In cifre quant’è? Con una produzione di circa 7 milioni di tonnellate, provenienti sia dalla pesca che dall’acquacoltura, l’Ue è la terza potenza mondiale del pesce dopo Cina e Perù. Cattura il 4,4% dei pesci presi ogni anno. Tuttavia, nel 2006, l’Europa ha dovuto importare 6 milioni di tonnellate per sopperire al fabbisogno interno. Questa differenza tra import e export ha creato disavanzo di 13 miliardi. Non si può pescare di più? I pareri scientifici dicono che i mari, e soprattutto i nostri, sono a rischio. Trenta specie su 35 risultano sfruttate in modo eccessivo, ovvero oltre la capacità degli stock di rigenerarsi. La Commissione Ue avverte che l’80% dei pesci rischia la scomparsa. E, se non si cambierà passo, potrebbe diventare impossibile trovare un merluzzo o un’aringa sui banchi del mercato. Qual è la proposta sul tavolo? Bruxelles auspica una riduzione generalizzata delle quote rispetto all’anno in corso. Per alcune specie minacciate come il merluzzo chiede una variazione del 25%. Un taglio del 25% si profila anche per gli stock vulnerabili di rana pescatrice, di nasello nel Mare d’Irlanda e nelle acque scozzesi, di sogliola nel Mare d’Irlanda, e di aringa nelle acque a nord e ad ovest dell’Irlanda. Limitazione del 90 per cento per lo spinarolo, pesce della famiglia degli squali. Sforbiciata del 15% delle acciughe, le più pescate dagli italiani, e altre 49 specie. vero che il merluzzo rischia più di tutti? uno dei più in pericolo. Nel Mare del Nord, nella Manica e nello Skagerrak la situazione è peggiorata nel 2009. Per di più, dal 2005 a oggi, lo stock di merluzzi non annovera più un numero sufficiente di esemplari in età riproduttiva. I comitati scientifici avevano consigliato di fermare la pesca. Quanto è grande la flotta europea? Sono 88 mila unità, che variano notevolmente in termini di stazza e di capacità di pesca o potenziale di cattura. Gli spagnoli sono i leader di mercato (un milione di tonnellate nel 2005), seguiti da danesi e francesi. L’Italia è quinta (484 mila tonnellate). La capacità della flotta è calata negli ultimi anni. L’Europa ha finanziato questa trasformazione. Come? Lo strumento finanziario della Pcp, è il Fep, Fondo europeo per la pesca (Fep). È operativo dal 1° gennaio 2007 per un periodo di 7 anni. Partecipa al finanziamento di progetti con obiettivi comuni: creare un equilibrio fra le risorse e la capacità di pesca, a proteggere e valorizzare l’ambiente, a sostenere la competitività del settore. Il bilancio globale del Fep è di 4,30 miliardi. Il 75% ( 2,8 miliardi), è destinato alle regioni a reddito più basso. Chi garantisce dalle frodi? Fissate le quote, ogni stato ha il dovere di farle rispettare, scoraggiando le frodi e garantendo una pesca sostenibile. I dati vengono raccolti a livello nazionale e un ispettorato Ue verifica che le autorità nazionali operino in modo imparziale. L’ispettorato Ue funziona? In genere sì. Ma le dispute sono frequenti come si vede per le quote di tonno, un capitolo a parte, dove lo scontro è sempre durissimo. Qui la differenza fra ciò che misurano le autorità e quanto che dichiarano i pescatori possono essere abissali. In Francia, la scorsa estate, il primo dato era il doppio del secondo. Qualcuno, evidentemente, non la raccontava giusta.