Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  dicembre 16 Mercoledì calendario

CARO PASTA, I PRODUTTORI SOTTO INCHIESTA (DUE PEZZI)


Elsa Vinci, la Repubblica, 16/12/2009 -
- ROMA - I big della pasta sotto inchiesta. Il vertiginoso aumento del prezzo negli ultimi due anni ha portato la guardia di finanza negli stabilimenti dei maggiori produttori italiani. Su ordine della procura di Roma sono state perquisite la Barilla a Parma, la De Cecco a Pescara e a Roma, Divella a Rutigliano (Bari), la Garofalo a Gragnano nel Napoletano, la Amato a Salerno e la sede romana dell´Unipi, l´associazione di categoria. «Dal settembre 2007 a quello scorso il costo è aumentato del 47 per cento, mentre cala il grano». Il sospetto è quello di un cartello per il rialzo della spesa con manovra speculativa.
Il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Stefano Pesci procedono per l´articolo 501 bis del codice penale, contro gli accordi restrittivi della concorrenza, puniti con pena da sei mesi a tre anni e multa che può arrivare a 28.822 euro. C´è un iscritto al registro degli indagati, è il rappresentante dell´Unione pastai che ha convocato una serie di riunioni in cui sarebbe stato deciso l´accordo di mercato già sanzionato dall´Antitrust. Nei prossimi giorni, dopo l´esame delle carte acquisite ieri dalla guardia di finanza, gli indagati saranno una decina.
Il nucleo di polizia tributaria di Roma ha sequestrato documenti e verbali redatti durante le riunioni dell´Unipi. I magistrati cercano la prova del cartello. «L´accordo» è stato oggetto di un´istruttoria dell´Antitrust, che il 26 febbraio 2009 ha inflitto multe per complessivi 12,5 milioni a 26 aziende del settore, tutte accusate di avere organizzato tra l´ottobre 2006 e il primo marzo del 2008 «un´intesa restrittiva della concorrenza finalizzata a concertare gli aumenti». Il 29 ottobre scorso il Tar del Lazio ha confermato le sanzioni.
Il Tribunale amministrativo ha stabilito che l´accordo «è individuabile negli incontri tenutisi periodicamente presso l´Unipi, nel corso dei quali gli operatori hanno ripetutamente discusso e concordato le politiche di prezzo». Secondo il Tar «le numerose minute acquisite dall´Antitrust comprovano la preordinazione anticompetitiva». La procura di Roma acquisirà l´istruttoria dell´Authority e la sentenza dei magistrati di piazza Nicosia.
«Nessun cartello», afferma la Barilla. «Non ci sono mai state speculazioni o accordi in danno dei consumatori», sostiene Massimo Menna, presidente dell´Unione pastai. «Siamo sereni», sostiene De Cecco. «Abbiamo consegnato di buon grado tutti i nostri documenti», spiega Divella. Tutti si dicono pronti a collaborare.
«Le perquisizioni confermano le anomalie rilevate nelle audizioni della Commissione prezzi del Senato, in danno dei consumatori e dei coltivatori di grano duro», dice il presidente Sergio Divina. «Si è rilevato nella trasformazione del grano duro, pagato 18 centesimi al chilo agli agricoltori, un rincaro di circa il 400 per cento da parte delle aziende produttrici». Il prezzo della pasta, simbolo dell´Italia nel mondo, «è cresciuto del 50 per cento solo nell´ultimo anno».

****
Luca Iezzi, la Repubblica, 16/12/2009
ROMA - Non è bastata la recessione globale a risolvere il braccio di ferro sulla pasta. Da oltre due anni si fronteggiano agricoltori e consumatori da un lato e pastai dall´altro. I primi sembrano in vantaggio: le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla procura di Roma, arrivano dopo un dura multa da 12 milioni di euro comminata dall´Antitrust nel 2008 e confermata dal Tar del Lazio nell´ottobre scorso. Coinvolte 22 società (tra cui i 5 big perquisiti ieri) accusate di aver usato l´associazione di settore, l´Unipi, per decidere i prezzi dal 2006 al 2008.
Si aspetta il round finale del Consiglio di Stato, oltre al risultato dell´inchiesta giudiziaria. Nonostante la sentenza dura del Tar che ha confermato le accuse dei controllori del mercato, i pastai non cambiano la loro linea difensiva: «Non ci sono mai state speculazioni né si è mai configurato alcun accordo lesivo degli interessi dei consumatori» ha ribadito ieri il presidente Unipi, Massimo Menna.
I big del settore avevano sperato che con la crisi l´attenzione verso un alimento tra i più utilizzati e meno costosi della nostra tavola si affievolisse, anche perché, dati Istat alla mano, il prezzo finale è sceso notevolmente nel corso del 2009, la caduta rispetto al 2008 procede ininterrotta da quattro mesi consecutivi: dal -2,2% di agosto fino al -5% di novembre.
Nel frattempo il consumo è aumentato del 2% segno, per Federalimentare, che la pasta è alimento anticrisi, quello con il migliore rapporto prezzo-utilità. In novembre, un´indagine Unioncamere sulla grande distribuzione indicava proprio nella pasta l´articolo che più aveva ridotto i prezzi (-10,5%) in un anno.
Non è bastato a sopire le proteste guidate soprattutto dagli agricoltori: la Coldiretti lamenta che il grano duro viene pagato 18 centesimi al chilo agli agricoltori mentre la pasta raggiunge in media i 1,4 euro al chilo, con un ricarico di circa il 400 per cento.
Dopo le fiammate della prima metà del 2008 l´inflazione europea sul cibo si è riallineata a quella degli altri prodotti. Ma nel caso della pasta la correlazione con l´aumento della materia non è simmetrico: i dati Eurostat dicono che il prezzo del grano duro è tornato ai livelli del maggio 2007 (dopo aver praticamente triplicato le sue quotazioni durante il 2008), mentre i prodotti collegati sono ancora del 20% superiori a quel periodo. La diversa elasticità (immediata in caso di rialzo e ritardata quando si tratta di ridurre) è una critica analoga che le associazioni dei consumatori spesso contestano alle compagnie petrolifere per i prezzi di benzina e gasolio.
Le stesse associazioni dei consumatori che hanno denunciato alla magistratura i pastai ora chiedono di arrivare fino in fondo. Per il Codacons, «contro gli speculatori non bastano le sanzioni, ma serve il carcere. Solo con il carcere si potrà mettere fine alle speculazioni sulla pasta e nell´intero settore alimentare che impoveriscono le famiglie attraverso aumenti ingiustificati dei listini e ricarichi dal campo alla tavola fino al mille per cento».
Per Federconsumatori gli aumenti fanno spendere ad una famigli che consuma un chilo di pasta al giorno 146 euro annui: «Quello che ci aspettiamo, anche per discolparsi del malfatto è una forte riduzione di almeno il 20% dei relativi prezzi».