Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  dicembre 16 Mercoledì calendario

Germania infelix. Il benessere entra nel calcolo del Pil - L’uomo non vive di solo Pil. Se ne sono accorti in Bhutan, dove al Prodotto interno lordo, con il suo calcolo minuzioso di beni e servizi prodotti, preferiscono la «Felicità interna lorda»; se ne sono accorti in Francia, dove una commissione guidata dal premio Nobel Joseph Stiglitz e dall’economista Jean-Paul Fitoussi ha suggerito al presidente Nicolas Sarkozy di rivedere il calcolo del Pil per tener conto anche del benessere della popolazione

Germania infelix. Il benessere entra nel calcolo del Pil - L’uomo non vive di solo Pil. Se ne sono accorti in Bhutan, dove al Prodotto interno lordo, con il suo calcolo minuzioso di beni e servizi prodotti, preferiscono la «Felicità interna lorda»; se ne sono accorti in Francia, dove una commissione guidata dal premio Nobel Joseph Stiglitz e dall’economista Jean-Paul Fitoussi ha suggerito al presidente Nicolas Sarkozy di rivedere il calcolo del Pil per tener conto anche del benessere della popolazione. E ora se ne rendono conto anche nell’austera Germania. Su incarico dell’Insm, un «think tank» che vanta ottimi rapporti con i politici federali, il professore di economia Ulrich van Suntum ha elaborato il «Pil della felicità» tedesco. E ha scoperto che la felicità, in Germania, ristagna da quasi vent’anni. «Nonostante l’incremento della prestazione economica, la soddisfazione di vita dei tedeschi non è più cresciuta dall’inizio degli Anni 90», spiega van Suntum. Mentre tra 1991 e 2008 il Pil pro capite della Repubblica federale saliva ogni anno in media del 4,4 per cento e il mondo si entusiasmava per questi progressi, c’era qualcuno che non riusciva a rallegrarsi affatto: i tedeschi stessi. Ennesima conferma che i soldi non fanno la felicità. Occorre semmai guardare anche ad altri fattori, come la sicurezza del posto di lavoro, la salute o la solidità della famiglia, chiarisce van Suntum. Il quale ci ha provato. Ha ripreso dal Panel socio-economico (una ricerca condotta ogni anno su 12 mila famiglie) i dati relativi al benessere personale ed è giunto alla conclusione che la felicità non conosce forse distinzioni di sesso (uomini e donne sono quasi ugualmente soddisfatti - o insoddisfatti - delle proprie condizioni di vita), ma certo di geografia. I tedeschi dell’Est sono meno contenti di quelli dell’Ovest: in una scala da 1 a 10, il loro Pil della felicità si ferma a poco più di 6,5 punti, contro i 7 dei cugini occidentali. La forbice però si va chiudendo. «Nell’Ovest della Germania il grado di soddisfazione per la propria vita è sceso», afferma van Suntum. Comunque sembra che i tedeschi abbiano reagito bene all’ultima crisi, visto che, almeno fino al 2008, la loro felicità non è colata a picco: merito di un mercato del lavoro che ha retto meglio del previsto. «Non vogliamo sostituire il Pil della felicità al Pil classico - ha rassicurato il direttore dell’Insm, Max Höfer - ma dovremmo prendere in maggiore considerazione i fattori della felicità, al di là dell’aumento del reddito». «Sono contento, è quello che abbiamo raccomandato nel nostro rapporto - ribatte Jean-Paul Fitoussi, raggiunto al telefono da ”La Stampa” -. Vuol dire che si riconosce che c’è bisogno di modificare le statistiche pubbliche, che non sono adeguate a quello che sente la gente. Una cifra non può riassumere lo stato di una società, bisogna avere parecchie cifre: abbiamo bisogno di conoscere la produzione e il reddito, ma anche il benessere». Dal Bundestag, intanto, alcuni deputati hanno già telefonato all’Insm per chiedere una copia della ricerca. Chissà che la locomotiva di Eurolandia non rallenti un attimo per far salire anche gli infelici.