Glauco Maggi, La Stampa 16/12/09, 16 dicembre 2009
Le banche Usa rendono i prestiti - Tra i giganti bancari americani tenuti in vita dai finanziamenti pubblici è una corsa contro il tempo a restituire i soldi: lunedì Citigroup ha preceduto di poche ore Wells Fargo nell’annunciare l’intesa con il governo su modalità e tempi, e così l’intero gruppo delle major americane ha chiuso i conti con l’amministrazione Obama
Le banche Usa rendono i prestiti - Tra i giganti bancari americani tenuti in vita dai finanziamenti pubblici è una corsa contro il tempo a restituire i soldi: lunedì Citigroup ha preceduto di poche ore Wells Fargo nell’annunciare l’intesa con il governo su modalità e tempi, e così l’intero gruppo delle major americane ha chiuso i conti con l’amministrazione Obama. Citigroup ridarà 20 miliardi avuti un anno fa, quando era sull’orlo del default, Wells Fargo i suoi 25 miliardi, non appena ne incasserà 10,4 dal mercato in cambio delle azioni che ha messo in vendita per questo specifico scopo. Pure la General Motors, uscita dalla bancarotta solo qualche mese fa, ha annunciato ieri di essere intenzionata a ripagare il governo malgrado la situazione del mercato dell’auto non si sia ancora stabilizzata. «Abbiamo un piano per restituire i prestiti federali entro giugno», ha detto il Ceo Ed Whitacre a proposito dei 6,7 miliardi di debiti che scadono nel luglio 2015 e dei finanziamenti avuti dal governo canadese. Il comparto bancario sta accelerando perché i soldi pubblici sono arrivati con i condizionamenti alla gestione, soprattutto nelle politiche retributive dei top manager. Alcune banche sono tornate in forte attivo, specialmente la Goldman Sachs, ma tutte hanno i conti operativi sistemati o quasi, e in ogni caso hanno dimostrato la capacità di raccogliere capitali freschi sul mercato, il requisito richiesto dal Tesoro. Il ministro Tim Geithner non vuole correre il rischio di avere banche sottocapitalizzate, costrette a ribussare alle casse pubbliche se la crisi economica non evolve presto in una stabile ripresa. Il fallimento di Lehman Brothers, avvenuto solo 15 mesi fa nel pieno della recessione, creò il panico e spinse la Washington di Bush a lanciare il Tarp, un programma da 700 miliardi di dollari ideato per rilevare i bond tossici che si trasformò subito in piano di prestiti alle banche. Tutte le maggiori furono convinte dal Tesoro ad accettare i soldi pubblici, perché non ci fosse distinzione tra buone e cattive. Alla fine in 700 tra grandi e piccole ricevettero 245 miliardi (il resto è andato a altre istituzioni, come la assicurazione Aig e altre società finanziarie, oppure non è stato ancora utilizzato e i democratici vorrebbero destinarlo ai programmi di creazione di posti di lavoro). Da allora, in meno di un anno i manager dei colossi in convalescenza hanno chiesto e via via ottenuto dal governo di poter restituire i debiti. Le prime banche hanno rimborsato Obama a partire già dal giugno scorso. Chase, oltre ai 25 miliardi dovuti, aveva pagato 795,1 milioni in dividendi sulle azioni di risparmio detenute dal Tesoro. Goldman aveva ricomprato le azioni privilegiate date in pegno per il prestito da 10 miliardi, pagando un interesse complessivo di oltre il 20%. Morgan Stanley (10 miliardi), Us Bancorp (6,6), Bb&T Corp (3,1 miliardi per il riacquisto dei titoli privilegiati, più 13,9 milioni di dividendi), American Express (3,39 miliardi), Bank of New York Mellon (3,04), Capital One Financial Corp (3,57 miliardi) avevano tutte già chiuso i conti del Tarp nei mesi scorsi. In tutto sono finora rientrati al Tesoro 161 dei 245 miliardi usciti.