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 2009  dicembre 15 Martedì calendario

GLI ULTIMI PRIGIONIERI

Le gabbie all´aria aperta sono mezze arrugginite, arbusti e piante tropicali si intrecciano tra i fili di metallo e quelli spinati, l´erba alta nasconde i "banana rats", roditori grandi come gatti, che l´hanno elette a loro tana. "Camp X-Ray" é stato chiuso nell´aprile 2002, ma le foto di quelle gabbie, dei detenuti con le tute arancioni, le mani ammanettate e i piedi incatenati sotto il cocente sole dei Caraibi, hanno segnato per sempre la storia del più famoso carcere nella guerra al terrorismo. «Ogni volta che si parla di Guantanamo quelle foto vengono ripubblicate anche se sono passati quasi otto anni - stigmatizza il sergente della Us Navy - come vengono trattati i detenuti lo potete vedere da soli».L´anno che verrà il campo di detenzione nella base navale americana a Cuba, che negli anni ha accolto circa ottocento detenuti tra capi di Al Qaeda, bassa manovalanza del terrorismo, Taliban catturati nelle battaglie in Afghanistan e qualche innocente finito qui senza sapere perché, verrà smantellato. «Chiuderemo Guantanamo il 22 gennaio del 2010», aveva promesso Barack Obama il giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, ma un mese fa il presidente americano si é dovuto rimangiare la parola data. Troppi i problemi ancora aperti, problemi legali (quali e quanti detenuti possono essere trasferiti e giudicati dai tribunali Usa) e logistici (chi puó essere liberato o inviato nei paesi di provenienza).
«Si ricordi: niente foto che possano far riconoscere detenuti o guardie, niente volti, niente profili, nessuna parola con i prigionieri, silenzio assoluto durante le loro preghiere. E appena entrato nasconda il badge di accredito, nessuno qui deve sapere il suo nome». L´ufficiale all´ingresso di Camp Delta, la grande porta blindata con attorno mura di cemento armato e le classiche torrette di controllo, ripete in modo cortese le procedure in vigore all´interno dei campi di detenzione. Dopo la chiusura delle gabbie di Camp X-Ray nel corso degli anni ne sono stati costruiti sei. I campi 1, 2 e 3 oggi sono vuoti, i 210 detenuti ancora a Guantanamo vivono nei campi 4, 5 e 6. In realtá c´é anche Camp Seven, quello dove sono prigionieri gli "operativi di Al Qaeda", i leader dell´organizzazione terroristica. il segreto meglio custodito di Guantanamo, nessuno sa dove sia, neanche militari e guardie (tranne quelli coinvolti direttamente nella custodia) e l´unica certezza, come spiega sorridendo una militare della Navy, «é che da qualsiasi punto di Camp Delta non puó essere distante più di 45 miglia» (l´estensione massima della base navale). Nessuno sa dove sia, nessuno puó dire esattamente quanti terroristi vi siano detenuti («massimo una decina») né i loro nomi. Eppure l´ordine di trasferimento del detenuto più famoso - Khalid Sheikh Mohammed, il luogotenente di Bin Laden che ha preparato gli attacchi dell´11 settembre - é stato attaccato in tutti i campi e lui stesso é stato già informato: lo processeranno a New York, a poche centinaia di metri dalle rovine del World Trade Center.
A Camp 4 vengono detenuti i prigionieri più tranquilli, quelli che rispettano tutte le regole e che hanno i massimi benefici: venti ore d´aria al giorno, campi di pallavolo e calcetto, una stanza dove possono guardare la tv satellitare, la biblioteca, celle individuali, una vita in comune. Li vediamo, tutti vestiti tutti di bianco, mentre negli spazi all´aperto giocano a calcio balilla, leggono, stendono ad asciugare i panni, usano gli attrezzi per il fitness. Parlano tra loro in arabo, ogni tanto si rivolgono alle guardie in inglese. Alle cinque di mattina da una torretta li osserviamo nella prima delle quattro preghiere quotidiane. Una lunga fila di figure bianche che si inginocchiano, lo sguardo in direzione La Mecca. Anche chi religioso non é («ce ne sono», confermano le guardie), si adegua, per conformismo o semplice paura. «Il settanta per cento dei detenuti stanno qui a Camp 4 - dice il responsabile del campo - quasi tutti parlano un buon inglese, per chi vuole ci sono anche classi di lingua dove perfezionarlo». Nella stanza della tv lo schermo é acceso, possono entrarci in venticinque alla volta, i canali sono tutti arabi, da Al Jazeera alla tv delle Yemen: «Le più seguite sono le partite di calcio, a volte le registriamo anche da altri canali, i film di Jackie Chan. Le news? Sì le ascoltano, ovviamente quando si parla di Guantanamo, della guerra in Afghanistan o in Iraq c´é la massima attenzione».
Poco distante le sale della biblioteca hanno gli scaffali pieni di libri, tra i romanzi i più gettonati in questo momento sono quelli di Agata Christie, ma vengono letti molto anche i libri religiosi sull´Islam. Un´ala a parte é occupata dall´ospedale. Le cure più richieste sono per traumi, strappi e incidenti vari durante le partite di calcio ma l´equipe di medici militari («siamo prima di tutto medici», tengono a precisare) é pronta ad ogni evenienza e ad interventi anche complicati. Se c´é uno sciopero della fame, e ce ne sono sempre, é attivo un reparto speciale dove i detenuti a rischio vengono alimentati a forza. Infine la cucina dove una signora di origine cinese da sette anni é responsabile dell´alimentazione: sei diete differenti, a base di carne, di pesce, vegetariana, che i detenuti possono scegliere con un anticipo di due settimane e di cui lei va molto orgogliosa.
Il Camp 6 é il più moderno, finito di costruire nel 2006 é l´esatta replica di un carcere di massima sicurezza dell´Indiana. E´ una sorta di campo intermedio dove transitano per un periodo i detenuti che arrivano da Camp 5, il carcere dove finiscono i detenuti «che hanno creato problemi»: quelli che tirano le feci addosso alle guardie («succede ogni giorno»), che «non seguono le regole e possono essere un pericolo per gli altri», i duri di Guantanamo. «Per alcuni di loro stare nel Camp 5 é uno status, vogliono far sapere agli altri e al mondo esterno che loro non si piegano», spiega il colonnello Bruce E. Vargo, che in quanto comandante del Joint Detention Group é a contatto quotidiano con i detenuti. Qui le ore d´aria sono solo tre al giorno, le celle sono all´interno di stanzoni in cui si possono tenere d´occhio i detenuti senza essere visti, qui si possono ascoltare gli insulti all´indirizzo della guardie militari (soprattutto se sono donne) e i desideri di vendetta («appena libero torno ad ammazzarvi sporchi americani»). «Il regime duro é una loro scelta, tutti sanno che volendo possono andare a Camp 4. Le guardie? Si comportano in modo assolutamente professionale, anche quelli che hanno avuto parenti morti alle Twin Towers».
Sono ancora in 210 i dannati di Guantanamo. L´ultimo a lasciare la base é stato mercoledì notte Fouad al Rabiah, un kuwaitiano detenuto per quasi otto anni, dopo che un giudice federale ha ordinato la sua liberazione perché le sue confessioni, ottenute con «interrogatori duri», non sono credibili. Per i suoi avvocati si é trattato di uno scambio di persone, l´uomo accusato dagli americani di finanziare Al Qaeda e di aiutare le milizie Taliban a Tora Bora non era lui. Molti altri saranno presto liberati, secondo il capo del Pentagono Robert Gates già 116 sono stati identificati come "trasferibili" in altri paesi, un paio, o forse più, potrebbero arrivare in Italia. Per qualcuno di loro vorrà dire libertà, altri torneranno a combattere, per altri ancora significherà un nuovo carcere nel paese di origine o, peggio, finire nelle celle di servizi segreti poco raccomandabili. Le voci che filtrano da Camp Delta attraverso guardie e avvocati raccontano di detenuti preoccupati. Non é detto che per tutti il futuro sia migliore di Guantanamo.