Elena Polidori, la Repubblica, 15/12/2009, 15 dicembre 2009
UN SOCCORSO DA DIECI MILIARDI PER DUBAI - ROMA
Il governo di Abu Dhabi va in soccorso di Dubai con un maxi- finanziamento da 10 miliardi di dollari mentre in Grecia il leader Papandreou presenta alle parti sociali un piano di risanamento dei conti. Ad entrambe le notizie le Borse di mezzo mondo, reduci da una gran fibrillazione, reagiscono con sollievo: quelle del Golfo guadagnano più del 10%, le europee hanno tutte il segno più davanti (a Milano, l´indice chiude con più 1,03%, la migliore perfomance) Wall Street è positiva. Gli operatori pensano che sia evitato, almeno per ora, un effetto-contagio delle due crisi.
Il caso Dubai si avvia a soluzione grazie ai denari del vicino emirato giunti all´ultima ora. Dei 10 miliardi messi a disposizione, 4,1 saranno utilizzati da Nakheel, il colosso immobiliare controllato da Dubai World, per rimborsare il bond islamico scaduto giusto ieri. La restante parte dei fondi verrà invece usata per pagare i creditori, in buona parte banche, che hanno debiti in scadenza ad aprile 2010. Annunciando il salvataggio, lo sceicco Ahmad Bin Said al Maktum ha anche assicurato che la Banca centrale è pronta a fornire «il necessario supporto agli istituti di credito che operano negli Emirati Arabi Uniti». Tutto questo mentre in Kuwait sta per tenersi un vertice dei paesi del Golfo che ha in agenda, tra le altre cose, anche la possibile definizione di una moneta unica dell´area.
In Grecia, il governo si impegna al massimo rigore per risolvere la crisi finanziaria. «La situazione è grave, rischiamo di affondare. Serve un new deal per salvare il paese», afferma il primo ministro George Papandreou. Dopo le consultazioni con i partner europei, il premier spiega che «in tre mesi dovranno essere prese decisioni che non sono state adottate in dieci anni». Aggiunge che «i problemi principali riguardano le modalità con cui è gestita la sanità, la corruzione e l´evasione fiscale». A suo avviso, il deficit più grande «è quello di credibilità: i mercati vogliono vedere fatti e non parole». Ma soprattutto Papandreou promette di riportare il deficit di bilancio sotto il 3% entro il 2013, da quota 12,7% del Pil in cui si trova ora, grazie ad un piano che prevede riforme fiscali, lotta all´evasione, congelamento dei salari medio-alti, blocco parziale delle assunzioni. Nella sua visione, la strategia contro la crisi richiede la partecipazione di tutta la società: «Per questo abbiamo iniziato il dialogo promesso prima delle elezioni che ci darà credibilità a livello internazionale». Oggi il primo ministro incontrerà tutti i leader politici proprio per cercare il massimo consenso sui provvedimenti.
Nell´attesa, gli esperti segnalano un nuovo ampliamento dello spread, o divario di rendimento, tra i titoli pubblici greci e il bund tedesco, preso come riferimento per le emissioni obbligazionarie dell´area euro. Quando queste divergenze si verificano, significa che sotto sotto cova ancora la tensione. Gli analisti dell´agenzia di rating Moody´s si trovano in queste ore ad Atene proprio per analizzare le prospettive dei conti pubblici del paese: dallo scorso ottobre la situazione della Grecia è sotto osservazione. Il caso è seguito da vicino anche dalla Bce, secondo cui Atene ha un anno di tempo per rimediare ai suoi guai.