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 2009  novembre 15 Domenica calendario

L’ultimo viaggio del trenino - A Göttingen, in Bassa Sassonia, gli operai dei trenini sanno di essere vicini all’ultima corsa

L’ultimo viaggio del trenino - A Göttingen, in Bassa Sassonia, gli operai dei trenini sanno di essere vicini all’ultima corsa. Molti di loro hanno già perso il posto, gli altri lo difendono saltando riposi e moltiplicando gli straordinari: lavorando come non avevano mai fatto prima, neppure negli anni d’oro, quando sui vagoni in miniatura della Märklin viaggiavano i sogni di bambini e collezionisti. Le cifre sono impietose, e poco importa che la fabbrica stia per raggiungere il traguardo dei 150 anni e il Natale sia sempre più vicino. Resta una sola chance per salvare i sogni e l’impiego: rispettare le consegne e sperare che il crollo delle vendite si fermi. l’unica strada perché almeno si tentino le vie del recupero. Come quella del governo tedesco, che pensava di mettere la Marklin in cima alla liste delle aziende da salvare, con la Opel. E quella della Porsche che, si dice, sia pronta a rilevarla soltanto se le vendite saliranno e se le ordinazioni alla fiera del giocattolo di Norimberga, a febbraio, saranno consistenti. Il crollo della Ferrari dei trenini elettrici è partita formalmente nel febbraio scorso, quando è stata presentata istanza di fallimento: l’ultimo bilancio, quello del 2008, è stato da bollino rosso, 110 milioni di euro di debiti su un fatturato di 128. Da un lato la crisi, quella di tutti, e dall’altro il disinteresse dei ragazzi di oggi per locomotive e vagoni che seppur riprodotti alla perfezione non sembrano ”catturarli” per niente. I bambini preferiscono consolle tecnologiche e playstation, mentre i trenini elettrici li lasciano sugli scaffali dei negozi. A restare con la bocca spalancata davanti alle vetrine di modellismo, semmai sono gli adulti. Anche se non sono in molti a potersele permettere quelle locomotive. I pezzi più ricercati, introvabili, sono della prima serie, prodotta nel 1891, di latta, a carica manuale. La prima vera locomotiva elettrica, invece, risale al 1897. Era un gioco pericolosissimo per chi lo maneggiava: non esisteva ancora un trasformatore e sui binari, percorsi dalla corrente a 220 volt, era facile prendersi la scossa. Dopo uno stop, durante la seconda guerra, la produzione riprese nel 1945. La Märklin lanciò modellini di treni americani per la gioia delle truppe occupanti e conquistò quindi una posizione privilegiata sul grande mercato statunitense. Uno dei maggiori collezionisti di allora si chiamava Frank Sinatra. Negli ultimi anni la Märklin ha provato di tutto, per reagire. Sono state apportate modifiche rivoluzionarie, proprio per conquistare il cuore dei bambini affascinati dalla tecnologia. L’elettronica e comandi digitalizzati permettono una considerevole estensione del numero di locomotive. Poi, sui musi dei treni, sono state applicate microtelecamere che consentono di «entrare» nella realtà virtuale nata nei pensieri del gioco e creata dalle mani degli appassionati. Sui siti internet dedicati alla Märklin, i fan, oltre alle foto dei loro trenini - moltissime in bianco e nero - lanciano messaggi di speranza perché l’azienda non chiuda. C’è anche chi ne paragona il destino a quello della Rivarossi, la fabbrica italiana che dopo il falimento tornò sul mercato grazie a investitori inglesi e a produttori cinesi. «Anche se le locomotive le costruissero a Pechino - scrive sul sito Renzo da Imola - andrebbe bene pur di non vedere fallita la Märklin, la fabbrica dei miei sogni».