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 2009  dicembre 15 Martedì calendario

IL GOVERNO TAGLIA LA PUBBLICITA’ A SKY - ROMA

Un anno fa, era stata la volta dell´Iva per gli abbonamenti alla pay-tv, portata di colpo al 20%. Adesso la sfida tocca i tetti di raccolta pubblicitaria. E´ l´ennesima battaglia della guerra tra Mediaset e Sky, tra "Silvio e Rupert". La tv di Murdoch - che oggi potrebbe infilare spot sui suoi canali per il 18% di ogni ora - dovrà scendere al 12. Un taglio che, pur riguardando tutte le emittenti a pagamento, anche Mediaset Premium, colpisce in primo luogo il gruppo del tycoon australiano. Il governo, dunque, ha predisposto un altro affondo per arginare la tv satellitare. Lo schema di decreto legge - messo a punto dal viceministro Romani - può approdare in Consiglio dei ministri questo giovedì (a meno che l´incidente al premier non porti al suo rinvio). Il tutto inserito in un provvedimento che recepisce la nuova direttiva Ue sulla "Tv senza Frontiere". Per ora è una bozza, ma Palazzo Chigi accende il disco verde per renderla definitivo.
E´ un insieme di norme congegnate, insomma, per accogliere le indicazioni europee. Ma diversi articoli sono dedicati alla quantità di pubblicità in onda sui canali non gratuiti. «La trasmissione di spot - si legge - da parte di emittenti a pagamento, anche analogiche, non può eccedere il 12% di una determinata ora d´orologio». Un limite che non riguarda solo Sky ma anche Mediaset Premium o i canali presenti sulla piattaforma satellitare ed editi da altri soggetti come Disney, Fox, Discovery, Rcs, De Agostini.
Al momento, però, Mediaset Premium non supera ancora il tetto del 12% e quindi non subisce alcuna contrazione. Il danno, semmai, si concentra proprio sulla "parabola" di Murdoch e in particolare sulla programmazione sportiva (le partite di calcio) e il cinema. Senza considerare che il rapporto tra la raccolta di Mediaset Premium e Sky è di circa 1 a 10. Non solo. Gli ideatori del provvedimento, hanno pensato a un ulteriore beneficio. Imporre il tetto del 12% rappresenta un modo efficiente per evitare una sorta di "cannibalizzazione interna": si evita che i canali in chiaro di Mediaset siano danneggiati non solo dalla competizione con Sky ma anche da quella con le reti a pagamento dello stesso gruppo Berlusconi. L´operatore che già raccoglie quasi il 60% della pubblicità tv, in qualche modo è in condizione di conservare il primato.
Contemporaneamente, se il tetto per la Rai rimane quello già stabilito del 12% - nessun beneficio per Viale Mazzini che copre ampiamente la sua raccolta - per le private il limite viene reso più elastico: queste emittenti potranno trasmettere fino al 20% di spot, telepromozioni e televendite - durante una giornata - senza che la legittimità di questo mix di pubblicità sia più messo in discussione (come invece avviene oggi). Quel tetto (il 20%) e quel mix vengono definitivamente legittimati, ed anzi l´affollamento potrà spingersi fino al 22% nelle ore di maggiore ascolto.
Su molti altri aspetti, le scelte del governo vanno in direzione di una più ampia liberalizzazione: passa da 45 a 30 minuti il tempo minimo di trasmissione per l´inserimento di uno spot nei film. Spuntano pure delle "innovazioni" che agevolano in modo particolare le reti in chiaro. Durante gli eventi sportivi - si legge al comma 2 dell´articolo 37 - le interruzioni (si pensi alle pause durante le partite di calcio) possono ospitare non solo spot (come fa Mediaset) ma anche televendite. E nei programmi per bambini di durata superiore a 30 minuti le interruzioni pubblicitarie salgono da una a due.
In un comma di sole quattro righe del Titolo II, si introduce un´ulteriore novità relativa ai permessi per la trasmissione via parabola. «L´autorizzazione ai servizi audiovisivi o radiofonici via satellite - si legge nel testo - è rilasciata dal Ministero». In sostanza le tv satellitari devono essere autorizzate dal governo e non più dall´Autorità per le Comunicazioni. In questo modo, si fa dipendere dall´esecutivo l´ingresso nel mercato tv di nuovi "competitor". Basti pensare al caso di "Cielo", la rete digitale di Murdoch che ancora attende il placet ministeriale.