Andrea Galli & Olivia Manola, Corriere della Sera, 15/12/2009, 15 dicembre 2009
Tartaglia, le scommesse al bar e i regalini a mamma. Una vita in 150 passi - Questa volta Massimino è andato via di casa, chissà se e quando tornerà
Tartaglia, le scommesse al bar e i regalini a mamma. Una vita in 150 passi - Questa volta Massimino è andato via di casa, chissà se e quando tornerà. Lo ripeteva, alla mamma Donata, in quei cinque minuti al giorno di crisi e di sfuriate, che finivano in pianti e parolacce: «Io voglio una vita mia». Non gli bastavano più la cameretta (quadretti con dipinti fiori sui balconi e libreria con riviste di motori), gli amichetti del fine-settimana (coetanei e una pizzetta in compagnia), il solito viaggetto del mattino (alle 7.30 centocinquanta passi da casa al bar Principe per le sigarette e novantacinque passi dal bar all’edicola per il giornale). Non bastavano più, a Massimo Massimino Tartaglia, i 42 anni ancora scanditi dai diminutivi. «Oddio, ci mancava anche questa» diceva, domenica sera, papà Alessandro ai parenti che chiedevano. «Non trova la ragazza giusta» raccontava la mamma alle vicine che domandavano perché mai il figlio non s’accasasse, a differenza del fratello Maurizio, «più giovane, e già con una convivente e un appartamento, in un altro paese» dice la zia Rosa. Sorella della madre e catechista della vicina parrocchia, zia Rosa vedeva Massimino una volta alla settimana, e naturalmente alle feste: «A Natale mi portava il panettone». una «persona brava, brava, brava», dice. Massimo Tartaglia ha studiato all’Itis, l’istituto tecnico, nella vicina Corsico, non lontana dalla fabbrica, che produce apparecchiature elettriche, di proprietà del papà e con lui come socio, anche se di fatto non andava oltre le raccomandate in posta. All’Itis, il professore Santi Raimondo l’ha avuto come studente: «Nei primi due anni andava bene, era appassionato di informatica ». L’ultimo anno, «quello della maturità », ricorda la zia Rosa, «è iniziata la malattia. Una crisi d’identità. Disturbi. I genitori l’hanno portato subito da uno psichiatra, privato. Dopo dieci anni, quando bisognava ridurre le spese, c’era il mutuo, Massimo è passato a una struttura pubblica». Da qualche tempo, finito il mutuo del trilocale, «era tornato sotto privati». In particolare la dottoressa Lidia Miele, che inseguita al cellulare fa rispondere alla figlia: «Sta visitando, comunque non ha nulla da dire». All’Itis Massimino prese il diploma. Si iscrisse al Politecnico, qualche mese appena e il ritiro. C’era la fabbrica di papà, c’era un salvagente, c’era un posto protetto. Siamo nel 1986. Massimino si mette lì buono buono, tanto ha in testa altro. un inventore. E nel ”95 eccolo intervistato da quotidiani e riviste: è tra i giovani protagonisti alla Fiera campionaria, ha creato i music picture (quadri che se stimolati dalla musica cambiano colore), espone, adesso gli fanno i complimenti, su, sorridi, è un bel giorno, è il tuo giorno. Poteva cambiare il mondo di Massimo Tartaglia, l’anno 1995? «Non aveva in mente soltanto le invenzioni» dice zia Rosa, timida quando confessa al citofono: «Mio marito è uscito. Posso parlarle liberamente. Ha avuto da poco un infarto. Meglio non discutere di queste cose». Invenzioni a parte, si scopre che Massimino aveva il vizietto delle scommesse delle partite di calcio. A puntare andava sempre al bar Principe, puntava e ripuntava e intanto intavolava con la proprietaria, così ricorda lei, «grandi litigate su Berlusconi. Io ero a favore. Lui contro. Moltissimo contro » . Nel bar ci sono una targhetta vicino alla cassa con scritto «vincere e vinceremo » firmata Benito Mussolini e una zingarella con il figlioletto di due mesi inseguita dalle sorridenti ramanzine della proprietaria: «Eri qui anche ieri! E l’altroieri! E il giorno prima!». Dopo il bar e prima dell’edicola, c’è la fermata delle autolinee 321 e 322, che portano a Milano. Uno straniero fischia a una ragazzina uscita di scuola inchiodata alla pensilina, tre ragazzini italiani fanno a gara di sputi, all’angolo c’è un hotel con riproduzioni di guerrieri romani nel cortile e parcheggio per i clienti con sovrapprezzo di 15 euro. Fuori dall’hotel, tre strade con parcheggio libero. Cesano Boscone, 24 mila abitanti con molti immigrati (italiani e stranieri), confina con la periferia sudovest di Milano. Distributori di benzina, più aree industriali che parchi, case popolari, parecchi locali, dicono, in mano alla criminalità organizzata. Le autolinee portano proprio alla periferia di Milano, Massimino era diventato passeggero fisso: gli avevano portato via la patente (finiti i punti), e non l’aveva presa bene. E a Milano, era solito girare alla ricerca di oggettini, come la statuetta del Duomo, oggettini che «donava alla mamma» per far pace. Domenica si è trovato dalle parti di Berlusconi. «Non ci ho visto più – ha confessato – e a quel punto mi è venuto l’istinto di colpirlo con tutta la mia forza». Zia Rosa fa capire che forse era stato sbagliato il dosaggio dei farmaci, o troppo pochi o troppi e basta. A Cesano Boscone, guidato dal centrosinistra, la sinistra non ha mai visto in sede o nei circolini di quartiere alcun Tartaglia. Né il padre, che ha confessato le simpatie per il Pd, né il figlio. Alle ultime primarie del Partito democratico entrambi non si sono presentati. Ieri papà Su MySpace Alessandro è andato in carcere. Si è fatto accompagnare da un maresciallo dei carabinieri. La mamma si è rintanata nell’appartamento della vicina di ballatoio. Una signora è venuta a trovare la madre che vive al piano di sopra, il terzo e ultimo della palazzina, ben tenuto, pulito. Racconta, la signora, che i Tartaglia e i vicini sono «molto uniti, a ogni riunione di condominio riescono a fare approvare tutto quello che vogliono».