http://www.amicidibacco.com/ita/sagradelpollo-storiaportate.html, 16 dicembre 2009
La finanziera era uno dei piatti preferiti da Camillo Benso di Cavour il quale, verosimilmente, la ordinava nelle colazioni di lavoro, seduto al solito tavolino mentre consumava quella che, in altri tempi e per altri lavoratori, è stata definita pausa-pranzo
La finanziera era uno dei piatti preferiti da Camillo Benso di Cavour il quale, verosimilmente, la ordinava nelle colazioni di lavoro, seduto al solito tavolino mentre consumava quella che, in altri tempi e per altri lavoratori, è stata definita pausa-pranzo. Confermiamo anche che per molti, il nome classico della ricetta è ”finanziera di Cavour”. La ricetta è stampata sui più noti trattati di cucina ottocenteschi, da quello di Giovanni Vialardi, cultore della cucina borghese (ma diremmo quasi aristocratica) al Dizionario Gastronomico di Alexander Dumas (sotto la voce ragout, sia pure arricchito, e molto, con la presenza di tartufi), passando per il classico di Pellegrino Artusi ”Scienza in cucina e nell’Arte di Mangiare Bene”. La Finanziaera si ottiene dagli scarti delle lavorazioni più umili: gli ingredienti più poveri, diventano con il tempo piatti da signori. La storia di qualche frattaglia, nata nelle zone meno nobili di un’aia, forse di Airasca (?), ed approdata tra gli specchi e i velluti del mitico ristorante Cambio di Torino. La storia del ”secondo” di lusso per i finanzieri torinesi. Ma quali finanzieri? Quelli in divisa alla dogana o quelli in doppio petto nei saloni delle banche? Sebbene alcuni testi suggeriscano che gli ingredienti della finanziera fossero il tributo che i contadini dovessero pagare, sottobanco, ai finanzieri (in divisa) all’entrata della città, la versione etimologica più accreditata, vuole che la pietanza prenda il nome proprio dai suoi consumatori più voraci, ricchi banchieri e uomini di stato che nell’Ottocento sedevano al Cambio con il loro vestito elegante e lungo. Lo ”stiffelius” o, appunto, la finanziera.