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 2009  dicembre 16 Mercoledì calendario

FRANCA ROIATTI PER PANORAMA 16 DICEMBRE 2009

L’ultimo intrigo all’ombra del Cremlino Un avvocato morto in carcere. Un uomo d’affari espulso dal paese. Le manovre dei servizi segreti. E 230 milioni di dollari. Questo giallo di Mosca ricorda il caso Khodorkovsky.

«Questo è molto peggio del caso Yukos, perché una persona è stata uccisa». William Browder, il presidente di Hermitage capital management che nel 1996 creò un fondo d’investimento per entrare nel mercato russo (salvo poi essere espulso dal paese), parla da Londra con rabbia e profonda tristezza dell’avvocato Sergei Magnitsky, morto il 16 novembre nel carcere Butyrskaja di Mosca. Epilogo tragico di un caso di furto di società e di frode fiscale che ricorda da vicino la vicenda dell’ex magnate russo Mikhail Khodorkovsky, in prigione dal 2004.
Ufficialmente è morto per un arresto cardiaco, ma il legale del fondo Hermitage, 37 anni, detenuto in attesa di processo da un anno, soffriva di una forma acuta di pancreatite che non gli hanno permesso di curare. Magnitsky aveva perso 20 chili e più volte aveva scritto dal carcere al procuratore, chiedendo di essere visitato da un medico. «Ed è stata negata anche la presenza di un patologo indipendente durante lo svolgimento dell’autopsia» accusa Browder. «Alla famiglia è stato inoltre detto che il sistema di refrigerazione dell’obitorio era guasto e per questo bisognava seppellire il corpo in brevissimo tempo. Sembra che le autorità abbiano compiuto ogni sforzo per impedire un esame ulteriore sul cadavere e accertare le vere cause della morte».
L’avvocato teneva una sorta di diario, e nei 12 mesi della prigionia aveva riempito vari quaderni, ma la vedova ne ha riavuto soltanto uno, pubblicato a puntate sulla Novaya Gazeta, il giornale di Anna Politkovskaya. Magnitsky parla della tremenda convivenza in una cella di 8 metri quadrati con i topi e il buco-toilette da cui risaliva l’acqua dello scarico. Racconta di quando chiese di essere visitato da un medico e gli fu risposto: «Quando uscirai di prigione».
L’incubo del legale è cominciato nel giugno 2007, con un raid della polizia negli uffici di Mosca del fondo Hermitage e dello studio di avvocati Duncan Fireston, per cui Magnitsky lavorava. La perquisizione, guidata dal colonnello Artem Kuznetsov della divisione per i reati fiscali del ministero dell’Interno, era ufficialmente giustificata da indagini patrimoniali su un cliente dell’Hermitage. «I poliziotti hanno lasciato gli uffici con due furgoni di incartamenti, fra i quali timbri, sigilli e l’originale dello statuto di tre società d’investimenti appartenenti al nostro fondo» spiega Browder. «Si tratta di documenti fondamentali che attestano la proprietà di un’azienda e ne permettono il trasferimento». Era il primo atto di una trappola ai danni dell’Hermitage che sarebbe emersa nei mesi seguenti.
Le tre società, all’insaputa di Browder, della banca di riferimento e degli avvocati, sono state intestate a un prestanome. «Viktor Markelov, condannato per omicidio» chiarisce il patron dell’Hermitage. Usando informazioni contenute nei documenti sequestrati, e ufficialmente depositati nelle stanze del ministero, sono stati creati anche falsi contratti retrodatati tra le ex sussidiarie dell’Hermitage e alcune società di comodo. Queste imprese di facciata si sono, quindi, rivolte a un giudice, lamentando il mancato rispetto dei falsi contratti e chiedendo il risarcimento dei danni. «Davanti alla corte, a difendere le nostre società, si sono presentati tre avvocati che non avevamo mai visto o ingaggiato» continua Browder.
Subito dopo avere ottenuto il risarcimento, le società sottratte all’Hermitage hanno chiesto allo stato il rimborso delle tasse regolarmente pagate dai legittimi proprietari nel 2006. «Era il 23 dicembre 2007, in due giorni hanno riavuto dall’erario 230 milioni di dollari» riferisce Browder. Appena scoperta la frode, la Hermitage ha presentato numerosi esposti alle autorità giudiziarie russe, che ne hanno respinto la maggior parte.
La commissione investigativa statale (Russian state investigative committee) ha aperto un’inchiesta sulla vicenda, ma meno di un mese dopo in una regione a sud della Russia, la Kalmykia, sono partite due inchieste contro Browder, per reati fiscali, e indagini su quattro avvocati di altrettanti studi legali che avevano contribuito a svelare l’inganno.
Il 24 novembre 2008 Magnitsky viene arrestato: aveva testimoniato contro il colonnello Kuznetsov, l’ufficiale che aveva partecipato alle perquisizioni del 2007, e contro il maggiore Karpov, la persona che aveva in custodia il materiale sequestrato. «A portarlo in carcere è stato Kuznetsov in persona» rammenta Browder. «Hanno esercitato pressioni su di lui, per costringerlo a confessare crimini che non aveva commesso e a testimoniare contro di me. Ma Sergei si è sempre rifiutato».
L’avvocato di Magnitsky, Dmitri Kharitonov, ha visto il suo cliente per l’ultima volta il 12 novembre durante un’udienza che doveva stabilire se prolungare il carcere preventivo. La richiesta degli arresti domiciliari è stata negata.
«Non ho elementi per dire se sia stato ricattato apertamente chiedendogli di chiamare in causa Browder in cambio di assistenza medica» chiarisce Kharitonov. «Ritengo che la cosa sia stata più sottile, credo che gli abbiano spiegato che avrebbe fatto meglio ad accordarsi con la giustizia ammettendo le sue colpe».
Aleksandr Smirnov, vicedirettore del servizio federale delle carceri, ha ammesso: «Non negheremo le violazioni che chiaramente sono state compiute da parte nostra». Sotto la pressione delle associazioni dei diritti umani, lo stesso presidente Dmitri Medvedev ha detto che aprirà un’inchiesta sulla morte di Magnitsky.
Il presidente dell’associazione Business e solidarietà, Jana Yakovleva, ha gridato dalle colonne della Novaya Gazeta come gli «uomini d’affari siano giudicati più severamente degli assassini e migliaia di imprenditori, condannati ingiustamente, siano sepolti vivi nelle prigioni. Dobbiamo pensare a un’amnistia per i reati economici, sarebbe un potente colpo alla corruzione».
Dal 2002 la Russia è scivolata di 30 posti nella classifica di Transparency international sui paesi più corrotti. E la media delle mazzette pagate negli ultimi dieci anni è cresciuta di 10 volte, sottolinea il settimanale Newsweek.
Browder nutre poche speranze. Lui ha lasciato Mosca nel 2005, perché ritenuto «una minaccia alla sicurezza nazionale». Ci era arrivato nel 1996 per fare affari in un periodo in cui pochi osavano farli, ma anche sulle tracce del padre, nato nella capitale russa, e del nonno, Earl Browder, uno dei fondatori del Partito comunista americano. «Il problema della Russia» dice Browder «è che le autorità incaricate di far rispettare la legge conducono operazioni criminali. Ed è una situazione difficile per chi vuole semplicemente fare affari. All’università non ti insegnano cosa fare se i tuoi dipendenti sono arrestati e usati come ostaggi».
Ostaggi preziosi, nel caso di Magnitsky: un giornale russo ha scritto che l’Fsb, il servizio di sicurezza erede del Kgb, avrebbe sborsato 6 milioni di dollari per l’arresto del legale. Secondo le ricostruzioni degli avvocati di Browder, l’Fsb sarebbe il vero manovratore della vicenda. A luglio la Hermitage ha presentato un ricorso alla corte distrettuale di New York per ottenere l’accesso ai file di due banche americane, City Bank e J.P. Morgan Chase, dalle quali sarebbero transitati i 230 milioni di dollari del rimborso fiscale ottenuto dalle società rubate all’Hermitage. Ma anche per fare chiarezza sulla posizione della Renaissance Capital, società di investimenti russa che per Browder sarebbe collegata agli autori della frode ai danni dell’Hermitage. Anche se la Renaissance ha sempre negato.