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 2009  dicembre 15 Martedì calendario

Oggi, 15 dicembre, sono 80 anni dal primo numero della Cucina Italiana, ”giornale di gastronomia per le famiglie e i buongustai”

Oggi, 15 dicembre, sono 80 anni dal primo numero della Cucina Italiana, ”giornale di gastronomia per le famiglie e i buongustai”. Come ricorda un comunicato ”Il comitato di degustazione annovera nomi di letterati e di umanisti di fama indiscussa: Bontempelli, Borghese, Marinetti, Romagnoli e Notari. A conferma che Cultura e Cucina vanno a braccetto. La nuova testata intende occuparsi di "cucina casalinga, alta cucina, cucina conviviale, cucina folcloristica, cucina per stomachi deboli, cucina alberghiera, arte della tavola e ricettari". Promessa mantenuta e sviluppata lungo ottant’anni che hanno trasformato il costume del nostro Paese. Ma già in quel primo numero si puntava il dito contro la decadenza della cucina famigliare invitando a "mangiar meglio, spender meno", si puntava ad affermare una vera e propria cultura del cibo, dalla produzione alla tavola, rivolgendosi dalle famiglie ai buongustai: tutti temi di grandissima attualità e urgenza”. Un titolo ci avverte della ”Decadenza della cucina famigliare” ferita dai ”turbinosi ritmi della vita moderna” e ”dalla donna che si è allontanata quasi completamente dalla cucina”, sostanzialmente perché si è emancipata e pensa a lavorare fuori di casa. Roba che a rileggerla trascorsi otto decenni, ci fa piegare in due dalle risate, perché ogni epoca ha chi grida alla morte della civiltà così com’era conosciuta fino ad allora, non essendo in grado di capire quella che sta nascendo. Gli stessi, cosa avrebbero scritto oggi? Le stesse cose di ieri. E poi un passaggio dell’editoriale, questo davvero ancora attuale: ”Ci sono infine segmenti di prestigio nazionale che alla cucina si connettono e che, attraverso locande e trattorie, alberghi e ristoranti, giungono al forestiero e lo attraggono o lo respingono, a seconda della minore o della maggiore distinzione e consapevolezza con cui si ammanisce il cibo”. Ecco una cosa che invece pochi nostri amministratori sanno, come usare le nostre eccellenze per fare crescere la nostra economia. Dovrebbero tutti andare a scuola da Ducasse e dai francesi ma anche, senza uscire dai confini, studiare le cosiddette Stelle del Piemonte. Paolo Marchi "Oggi anche il cretino è specializzato", Ennio Flaiano