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 2009  dicembre 18 Venerdì calendario

LA DITTATURA DA ROVESCIARE? QUELLA DEI MINIMI TERMINI

C’è un capitolo del come al solito ricchissimo rapporto annuale dei Censis che merita più attenzione di quanto gliene sia stata data: la centralità della variabile tempo. Giuseppe De Rita ha colto un aspetto del declino che è centrale, e di cui anche Eurisko si è occupata efficacemente: la «dittatura dei brevissimo termine», di cui siamo vittime ormai da troppo tempo. Che consiste nel ragionare, tanto in politica come in economia, compreso nella gestione delle imprese, in un’ottica di corto respiro. I dati trimestrali nelle società quotate, i bonus della finanza e dei management legati ai risultati più immediati, così come la mancanza di visione strategica nelle scelte di governo, che si traduce in un esasperato approccio elettoralistico nella gestione del consenso: sono gli esempi più lampanti di questa schiacciante prevalenza dei «breve» rispetto al «lungo». Tanto che il Censis parla di «italiani campioni nella risposta breve» e di «ordinaria normalità dell’emergenza», condizioni queste favorite dai media, che sono insieme causa e conseguenza di quella che il quarantatreesimo rapporto del Cusis definisce «eccitazione comunicativa» e che più banalmente si può tradurre nella prevalenza del dire rispetto al fare. E non importa se poi siamo diventati anche bravi a gestire le emergenze, come nei caso dei rifiuti di Napoli o del terremoto in Abruzzo. Intanto, perché di solito non rimuoviamo le cause di quelle emergenze, e quindi ci esponiamo a loro recidive. E poi perché un Paese non può soltanto mettere pezze, ma deve avere, specie in momenti di cambiamenti epocali come questi, il respiro delle grandi scelte strategiche. La mancanza del quale si chiam appunto declino.