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 2009  dicembre 14 Lunedì calendario

«MIO FIGLIO NON RIESCE PIù A SCRIVERE». POLLICI BLOCCATI PER SMS E PLAYSTATION


Una volta era la malattia delle balie, delle ricamatrici e delle lavandaie. Ma anche di chi zappava la terra. Una volta, chi aveva questo dolore se lo teneva e continuava a lavorare. Anche se gli era impossibile muovere il polso e il pollice. Anche se non riusciva più a tenere in braccio un bimbo, a strofinare un panno sulla pietra, a stringere un ago in mano né a scavare una buca. Oggi balie, lavandaie, ricamatrici e operatori della zappa non ci sono più ma, hanno lasciato un’eredità: la mano che non si muove, il pollice rigido, il dolore che si diffonde verso l’avambraccio e peggiora quando si prova ad aprire un barattolo, strizzare una spugna, stringere una penna o girare una chiave. Un’eredità del passato diventata realtà di una generazione che gioca alla playstation sei-sette ore al giorno, fa del mouse un prolungamento del braccio e di facebook il suggorato di un’amicizia. Si chiama tenosinovite, un’infiammazione della guaina che riveste due dei tendini che fanno muovere il pollice. ”Colpa’ della playstation. Colpa del controller che guida il gioco. Manovrato con velocità e in modo ripetitivo proprio dal primo dito.
Mai, l’ortopedico svizzero Fritz De Quervain che nel 1895 per primo descrisse questa sindrome, avrebbe immaginato oggi avremmo riscoperto le sue balie e le sue ricamatrici per disegnare il problema che ormai colpisce un gran numero di ragazzini playstation-dipendenti. Piccole mani bloccate, pollici a scatto, polsi che non riescono a reggere il ”peso” di una matita, braccia che neppure una palestra riesce a riabilitare, dita che devono affidarsi al bisturi per tornare a muoversi.
«Ci capita sempre più spesso - denuncia Enrico Margaritondo presidente del congresso della Società italiana di chirurgia della mano che si è appena concluso a Roma - di operare bambini di dieci o dodici anni. Non riescono più a governare le loro mani. Stressate da ore e ore di ”lavoro” alla playstation. Sono velocissimi nel loro gioco. Afferrano il controller ingombrante per le loro dita, stringono, spingono anche per giornate intere. E così, si logora la guaina del tendine del primo dito. Il bambino si ritrova improvvisamente inabile. Non apre un rubinetto, non gira una chiave, non chiude la lampo del giubbotto né tiene in mano lo zaino».
La mano dovrebbe essere messa a riposo quando c’è il dolore ma chi riesce a bloccare la smania del giovane dipendente da playstation? Esiste una discreta possibilità di prevenire la malattia, dicono i chirurghi, evitando di sottoporre le dita a maratone di gioco. Per evitare quel formicolio che sa tanto di senilità, il rigonfiamento del polso e il dolore alla base del pollice. In quel punto, detto ”tabacchiera anatomica” poiché un tempo qui veniva depositato il tabacco da fiuto. Oggi, se a certi ragazzini si chiede di far roteare il primo dito della mano non possono far altro che mollare la presa e arrendersi. «Una volta - aggiunge Margaritondo - si trattava di un disturbo che compariva fra la terza e la quarta decade della vita. Adesso abbiamo a che fare con bambini e ragazzini. Che dobbiamo operare e immobilizzare». Poi la riabilitazione.
I chirurghi ripetono che il danno è crescente e invalidante. Mettono le mani sul tavolo ed eseguono i gesti quotidiani per far capire quanto è importante un pollice. «La funzionalità di una mano resta inalterata al 90-95% se abbiamo due dita e il pollice - spiega ancora Margaritondo - e al 20% se manca il pollice stesso. A lui dobbiamo l’80% della funzionalità. Si capisce così quanto si deve fare attenzione?».
Non basta. La mano della generazione multitasking è messa a dura prova. Paradossalmente quanto quella di un agricoltore. Problemi di tendini ma anche di pelle. Leggere un articolo pubblicato sulla rivista scientifica ”British journal of dermatology” firmato da un’équipe di ricercatori svizzeri fa scoprire un’altra faccia del gioco: lesioni molto dolorose sul palmo. Tanto, tanto simili a quelle che si riscontrano sui piedi di chi fa jogging collegate ad una intensa sudorazione. Il primo caso, pochi mesi fa, in una dodicenne ricoverata al Policlinico universitario di Ginevra. Dove, appunto, è stata avviata la ricerca pubblicata sulla rivista. La ragazzina il palmo delle mani gonfio e un’infiammazione alle ghiandole sudoripare. Una nuova forma di dermatite, hanno sentenziato i medici: la idrosadenite palmare. La sua unica attività, nei mesi precedenti, era stata quella di divertirsi con la Playstation per molte ore al giorno. Il continuo afferrare i comandi della consolle e il premere freneticamente i tasti aveva procurato le lesioni e il dolore. Per la ragazzina dieci giorni di astinenza, creme e guanti. E mani in alto.