Massimo Mucchetti, CorrierEconomia, 14/12/2009, 14 dicembre 2009
TRENI, I CONTI IN TASCA A MONTEZEMOLO (DUE PEZZI)
Da ieri, 13 dicembre 2009, grazie al completamento dei lavori lungo la linea ad alta velocità Firenze-Bologna, i 59 treni Frecciarossa collegano Milano a Roma in 3 ore. Se nel 2011 sarà finita la galleria sotto il capoluogo emiliano, si risparmierà un quarto d’ora, e se nel 2014 anche il capoluogo toscano sarà attraversabile sotto terra, la direttissima tra le due metropoli italiane scenderà a 2 ore e mezza. A regime, l’Alta velocità darà un volto nuovo al trasporto su rotaia e anche una proiezione all’estero, visto che l’amministratore delegato di Fs, Mauro Moretti, ha chiesto alla Francia il permesso di collegare Torino a Parigi con i Frecciarossa in nome della stessa liberalizzazione europea che consente alla francese Sncf di mandare i suoi Tgv al di qua delle Alpi e di diventare il socio industriale della NTV, prossimo rivale di Fs.
La spia rossa
Il servizio ferroviario superveloce, va detto, non è baciato dalla fortuna. Per una volta diamo per acquisite le polemiche sui costi di costruzione della rete (che derivano dalle vecchie gestioni e delle quali il CorrierEconomia ha più volte parlato). Ora la novità è la recessione. L’Alta velocità era nata nel segno dell’espansione dell’economia, ma in Italia prende avvio con il Pil che cala del 5%.
L’allarme è generale. Il primo campanello squilla in autunno con le semestrali. La Sncf dichiara perdite per 496 milioni. Deutsche Bahn una flessione del risultato da 904 a 545 milioni. Il gruppo Fs presenta una perdita di 141 milioni, e tuttavia inferiore del 21% a quella registrata nello stesso periodo dell’anno precedente.
Moretti sfoggia ottimismo. Anche perché il taglio dei costi si sente: al 30 giugno, i dipendenti sono 87.539, il 4,6% in meno rispetto a dodici mesi prima. Il gruppo realizza ricavi per 3,7 miliardi, inferiori del 3,7% ai primi sei mesi 2007, ma fa un margine operativo lordo di 458 milioni, superiore del 23,5%. probabile che a fine anno Fs chiuda con un piccolo utile. Si aiuterà, come fa da anni, con un po’ di plusvalenze su piccole dismissioni. vero, la gelata dell’economia frena soprattutto il traffico merci, e dunque colpisce di più sistemi ferroviari come il tedesco e il francese. Sncf chiuderà in rosso, si dice. E pure Deutsche Bahn soffrirà. Ma alla recessione nemmeno Fs può sfuggire. Patirà nelle merci, eterno buco nero. Ma anche nell’Alta velocità. Trenitalia schiera 95 treni e altri 50 ne ha ordinati per i prossimi anni. Le esperienze europee dicono che l’Alta velocità può attrarre molto traffico. Sulla Parigi-Lione, tra il 1981 e l’84 il Tgv portò dal 47 al 74% il numero dei viaggiatori su rotaia. Sulla Madrid- Siviglia, gli Ave spagnoli hanno portato dal 19 al 53% i viaggiatori che non usavano più né l’auto né l’aereo. Nel 2007-08, il Tvg Parigi-Strasburgo ha aumentando dal 28 al 63% la sua quota del mercato del trasporto. Secondo le Fs, i passeggeri dell’ Alta velocità e degli Eurostar, che hanno ormai soppiantato ivecchi Intercity aumentando così di fatto le tariffe, raddoppieranno, passando da 5,5 a 11 milioni, entro il 2015. Basterà a rendere finalmente solida la situazione del gruppo?
Le previsioni di traffico sono datate settembre, dunque a recessione conclamata. Moretti si gioca il secondo tempo del suo mandato: quello dello sviluppo, dopo gli anni dei tagli. Ma sulle Fs grava il peso di 9,5 miliardi di debiti.
Con gli investimenti in programma, l’esposizione lieviterà ed è improbabile che il ministero dell’ Economia sottoscriverà aumenti di capitale. Moretti e il suo presidente, Innocenzo Cipolletta, devono arrangiarsi.
Le Regioni
La prima mossa consiste nel mettere sotto controllo gli esborsi futuri. Attraverso la rinegoziazione dei contratti di servizio con le Regioni per il trasporto locale e anche per alcuni Eurostar non redditizi. il nervo scoperto. Ora Fs è una spa, non uno strumento di welfare, e Moretti può ben dire: cara Regione, dimmi che cosa vuoi e io ti dico quanto mi costa; se non ti sta bene, metti a gara servizio e contributo e io sarò ben lieto di cedere a Della Valle i collegamenti con Ancona e alle Generali quelli per Trieste o alla Fiat il servizio pendolari attorno in Piemonte. Ma alla fine la pressione c’è. Fs non nasce dalla testa di Giove. Di qui i contratti di 6 anni rinnovabili per altri 6 invece dei rapporti annuali, legati alle disponibilità variabili della legge finanziaria. una cornice più seria che aiuta a prevedere i ricavi e pianificare gli investimenti. A patto che serio sia il contenuto, e su questo grava la penuria di risorse delle Regioni.
La seconda mossa è la valorizzazione del patrimonio disponibile di Rfi, la società dell’infrastruttura che fa capo a Fs. Si tratta di edifici e terreni sui quali fare sviluppo immobiliare. Di qui possono venire le risorse per rifinanziare, almeno in parte, l’acquisto dei 50 nuovi treni dell’Alta velocità. Ma di questi tempi il mattone non tira. L’unica consolazione è che, quanto a leva finanziaria, anche il concorrente Ntv non scherza.
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I più attenti osservatori della Frecciarossa sono un ingegnere, con una lunga carriera nelle Fs alle spalle, e un esperto di finanza, già top manager all’Enel e nei cantieri Ferretti.
Il primo si chiama Giuseppe Sciarrone ed è l’amministratore delegato della NTV-Nuovo trasporto viaggiatori, l’altro è il vicepresidente esecutivo della società, Vincenzo Cannatelli. Fra meno di due anni, la NTV porterà concorrenza nell’Alta velocità, il segmento più ricco del mercato ferroviario.
Secondo le stime delle Fs, nel 2014 NTV potrà servire un quarto dei viaggiatori lungo la dorsale Torino- Milano-Napoli.
Esperienza francese
Secondo l’esperienza della Société Nationale de Chemin de Fer, l’Alta velocità può dare un margine operativo lordo del 20-21% sul fatturato. Certo, la Sncf pratica tariffe più alte, ma il successo è possibile anche nel Belpaese. E questo credono gli azionisti di NTV, a partire dai fondatori: Sciarrone, il socio d’opera, Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle e Gianni Punzo.
NTV è un’impresa allo stato nascente. Del suo futuro molto si è detto. I primi 4 treni superveloci Alstom Agv entreranno in servizio nell’autunno 2011. Poi, al ritmo di un treno al mese, la flotta arriverà a 25 convogli. NTV avrà un migliaio di dipendenti e punterà alla clientela più affluente. Meno, invece, si è detto di quanto è stato fatto finora.
A parte, l’acquisizione delle autorizzazioni, il già fatto è la capitalizzazione dell’impresa, che investirà 900 milioni, 650 forniti dalle banche guidate da Intesa Sanpaolo e il resto dai soci. Non è una cosa banale. Ancora ai primi del 2008, NTV aveva mezzi propri per un milione, portato dai quattro soci iniziali. Adesso, dopo aver incassato a novembre l’ultima rata dell’aumento di capitale, NTV ha un capitale sociale di 148,9 milioni più un fondo sovrapprezzo azioni di 114,7 milioni.
Le banche
La maggioranza relativa del 33,5% è in mano a tre holding possedute con quote paritetiche da Montezemolo, Della Valle e Punzo. Sciarrone ha l’1,5%. Poi, con il 20% ciascuno, ecco Intesa Sanpaolo e Sncf; con il 15% un fondo estero delle Generali e con il 5% a testa Isabella Seragnoli e Alberto Bombassei. Sottoscritte in tempi diversi, le quote hanno comportato esborsi crescenti. Intesa, la prima ad associarsi, ha gradualmente versato 60 milioni. Bombassei e le Generali, secondi arrivati, hanno sottoscritto aumenti di capitale per 20 e, si stima, per 60 milioni. I francesi ne hanno tirati fuori 84. Di questi una ventina è andata ai fondatori, questo almeno lasciano intendere i loro conti. A gennaio di quest’anno, infine, il gruppo Seragnoli di Bologna ha acquistato il 5% sempre dai fondatori e poi ha sottoscritto le sue quote dell’aumento di capitale residuo. Si può ragionevolmente supporre che Seragnoli abbia dato non meno di Bombassei, parte nelle casse sociali e parte ai fondatori.
A questo punto NTV ha un patrimonio netto di 264 milioni e un valore provvisorio che, sulla base dell’investimento dei francesi (quelli che hanno maggiore esperienza in materia), si aggira sui 320 milioni. I fondatori hanno il 35% che «vale» circa 110 milioni ed è loro costato una ventina, al netto di quanto già incassato dai nuovi entranti. Si tratta, naturalmente, di numeri indicativi sia perché le informazioni sono ancora incomplete sia perché – e questo conta ancora di più – NTV andrà a regime nel 2015 in un contesto economico meno fiorente di quello immaginato in prima battuta. E’ possibile che ci voglia qualche anno in più per valorizzare davvero l’operazione.
Intanto, mentre di quando in quando si riaccendono le polemiche sulla corsia preferenziale accordata allo sfidante della Fs dal ministero dello Sviluppo economico, allora retto da Bersani, va ricordato il diverso approccio dei soci di NTV: per Sncf si tratta di investimento strategico, subito consolidato proporzionalmente nel bilancio in virtù anche dell’influenza pattuita; per i soci italiani potrebbe rivelarsi un’operazione in stile private equity : la quotazione di NTV in Borsa fa parte degli accordi e, come spiega il bilancio di Imi Investimenti, braccio secolare di Intesa nell’affare, offrirà la via d’uscita.
Non è azzardato immaginare che al dunque Imi non sarà sola.