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 2009  dicembre 12 Sabato calendario

RUTELLI E TABACCI: «LISTE ALLE REGIONALI»


Sotto l’antico zuccherificio riadattato come Auditorium da Renzo Piano, in 780 pazientemente attendono seduti l’inizio dei lavori della prima convention dell’Alleanza per l’Italia fino a quando in cima alla scala compaiono Francesco Rutelli e Bruno Tabacci. E mentre i due scendono gli scalini, gli 800 si alzano, si voltano tutti verso lassù e assistono alla discesa dei capi in perfetto silenzio senza applaudire, scena spiazzante in tempi di politica televisiva, tempi nei quali il battimano non si nega a nessuno.
E questa epifania discreta racconta bene l’incipit del nuovo partitino, imperniato su due personalità sperimentate come Rutelli e Tabacci e impegnato ad occupare uno spazio politico indecifrabile, a metà strada tra il Pd e l’Udc. E nella sequenza d’avvio c’è anche la prima notizia: l’Api, formazione di scarso appeal nella nomenclatura parlamentare (vanta 8 deputati e 2 senatori), alla prima uscita dimostra di far breccia - almeno un po’ - tra i quadri di territorio, come dimostra la buona presenza di assessori, consiglieri comunali, regionali e provinciali, in gran parte ex Margherita ed ex Pd.
Al punto che, dietro le quinte, Bruno Tabacci anticipa: «Credo che alle prossime Regionali ci presenteremo ovunque, sia pure con diverse forme di presenza». E dal palco Pino Pisicchio, un altro del gruppo dirigente, ha spinto in questa direzione: «L’Api non mancherà alle prossime scadenze elettorali». E dunque, dove la forza locale e le soglie regionali lo consentiranno (Basilicata, Lazio, Campania) la neonata formazione potrebbe presentarsi con il proprio simbolo, mentre altrove lo farà con liste civiche oppure in tandem con l’Udc.
Nata con l’idea di traghettare il maggior numero di scontenti del Pd verso la futura costituente di centro di Pier Ferdinando Casini e anche con la speranza di anticipare la scomposizione dell’attuale bipolarismo, l’Alleanza per l’Italia ha scontato battute a vuoto su entrambi i fronti. Per ora non c’è stata un’emorragia dal Pd e il recente ingresso di Dorina Bianchi nell’Udc dimostra che «chi vuole andare verso quell’approdo, non si fa mica mediare da Rutelli», come confida un deputato democratico col mal di pancia. E d’altra parte le ripetute avances di Rutelli verso Fini, finora, sono cadute nel vuoto, infatti Alessandro Campi, principale ideologo del «finismo», lo dice chiaro: «Fini è e resta un bipolarista».
Nella prima giornata l’hanno fatta da protagonista in due: Patrizio Bertelli, amministratore delegato del gruppo Prada e marito della signora Miuccia, già armatore di Luna Rossa, ha sparato a zero contro Berlusconi: «A Bonn il premier ci ha messo in una posizione scandalosa davanti all’opinione pubblica mondiale. Mio figlio mi ha chiesto: non c’è nella Costituzione uno strumento per l’impeachment del premier? Bisogna creare le condizioni per portare questo signore fuori dal Parlamento».
Molto applaudito l’intervento di Lorenzo Dellai, presidente della Provincia di Trento, un altro dei leader dell’Api: «Noi fuoriusciti? E’ la politica che è uscita dall’Italia». Oggi chiudono Rutelli e Tabacci.