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 2009  dicembre 14 Lunedì calendario

PERCH CAMBIARE PROVINCIA


Alcuni Comuni marchigiani passati alla Provincia di Rimini ora vorrebbero tornare indietro. Ma è possibile passare da una provincia all’altra?
Sì, ma il percorso è arduo. Come spiega Antonio Saitta - presidente della Provincia di Torino e vicepresidente dell’Unione Province d’Italia (Upi) - la delimitazione territoriale rimanda a una legge dello Stato: in questo caso, bisogna cambiarla passando per Camera e Senato. Le ragioni che possono giustificare una simile richiesta sono di natura prevalentemente politica. In genere si tratta di Comuni che, sentendosi marginalizzati, ritengono di poter ottenere dal cambio maggiore attenzione e quindi servizi migliori.
A che cosa servono le Province?
Sono un ente intermedio con funzione «di area vasta»: svolgono i compiti che i singoli Comuni, specie i più piccoli, non sono in grado di assolvere.
Quando sono nate?
Con il Decreto Rattazzi del 23 ottobre 1859, firmato dal ministro dell’Interno del Regno di Sardegna: ridisegnava radicalmente la geografia amministrativa dello Stato sabaudo.
Che cosa cambiò nella sostanza?
Furono istituite le province di Torino, Cuneo, Novara, Alessandria, la Provincia di Porto Maurizio (Imperia), Genova, Cagliari, Sassari, Milano, Bergamo, Brescia, Como, Sondrio, Pavia (più altre province che ora appartengono alla Francia, ad esempio Nizza). Nel 1861, quando venne istituito il Regno d’Italia, il territorio era suddiviso in 59 province.
E oggi quante sono?
In tutto sono 107. La cifra non tiene conto di Trento, Bolzano ed Aosta che, essendo a statuto speciale, sono di fatto Regioni con tanto di potere legislativo. L’organo di rappresentanza è l’Unione delle Province d’Italia (Upi) presieduta da Giuseppe Castiglione, presidente della Provincia di Catania.
Quali sono le più recenti?
Monza-Brianza, Barletta-Andria-Trani e Fermo, diventate operative con le elezioni del giugno 2009.
Qual è la più popolosa?
La Provincia di Roma, forte di 4.110.035 abitanti. La meno popolosa è Ogliastra, con 58.097 abitanti.
La più grande?
Per estensione è la Provincia di Foggia: 6.966 chilometri quadrati. La più piccola è Trieste: appena 212 chilometri.
E quella con il maggior numero di Comuni?
Quella di Torino, una fra le più antiche: raccoglie 315 Comuni.
Esistono Province anche in Europa?
Sì. Nell’Europa a 25 si contano 254 Regioni, 112 mila Comuni e 1214 Province: la Francia ne ha 100 (i Dipartimenti), la Gran Bretagna 82 (le Contee), la Spagna 50 (le Deputazioni), la Germania 439 (i Kreise), la Polonia 314 (i Powiaty).
Quali funzioni svolgono in Italia?
Molte: viabilità (gestiscono circa 145 mila chilometri di strade nazionali); servizi per la tutela ambientale (difesa del suolo, prevenzione delle calamità, tutela delle risorse idriche ed energetiche, smaltimento rifiuti); edilizia scolastica e funzionamento delle scuole; sviluppo economico; promozione delle energie alternative e delle fonti rinnovabili; formazione professionale; trasporti e mobilità; servizi per il lavoro (attraverso 854 Centri per l’impiego); promozione della cultura, del turismo e dello sport; servizi sociali; assistenza ai Comuni.
Quante persone lavorano nelle Province?
Circa 61 mila dipendenti.
Quanto spendono?
I bilanci delle Province prevedono spese per circa 14 miliardi. Di questi, 119 milioni sono il costo delle indennità degli amministratori (circa 4 mila tra presidenti, assessori e consiglieri). Il resto (oltre 13 miliardi) è utilizzato per finanziare gli interventi previsti dalle funzioni delle Province (comprese le spese del personale che ammontano a circa 2 miliardi).
Perché spesso si parla di abolire le Province?
Esiste una scuola di pensiero, cavalcata da quasi tutti i partiti durante le campagne elettorali, che vede nell’abolizione delle Province - ma anche dei Consorzi, degli Ato e delle Comunità montane - un modo per semplificare la macchina amministrativa e risparmiare risorse. Oggi le Province trovano una sponda forte nella Lega.
Cosa si intende per città metropolitane?
In prospettiva, sono l’istituzione che governa un’area comprendente il Comune capoluogo e quelli limitrofi, economicamente e socialmente omogenei.