Fabio Pozzo, la Stampa 13/12/2009, 13 dicembre 2009
I CIBI CHE INQUINANO IL NATALE
Attenzione ai cibi che metterete durante le imminenti feste in tavola: sprecano energia, «inquinano» il Natale e contribuiscono all’emissione di gas ad effetto serra a causa dei lunghi trasporti che subiscono per arrivare in Italia. Già, ma quali sono? La «lista nera» arriva da Coldiretti, in in occasione della Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici di Copenhagen.
Nella «top ten» ci sono le ciliegie e le pesche dal Cile, i mirtilli argentini e l’anguria dal Brasile. «E’ stato calcolato - sottolinea la Coldiretti - che un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l’emissione di 21,6 chili di anidride carbonica, mentre un chilo di mirtilli dall’Argentina deve volare per più di 11mila chilometri con un consumo di 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica. E l’anguria brasiliana viaggia per oltre 9mila km, brucia 5,3 chili di petrolio e libera 16,5 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto, attraverso il trasporto con mezzi aerei».
Il consumo durante le feste di Natale di prodotti fuori stagione provenienti di migliaia di chilometri di distanza è «una tendenza snob in forte ascesa che concorre a far saltare il budget dei cenoni con prezzi superiori fino ad oltre dieci volte a quelli di mele, pere, kiwi, uva, arance e clementine Made in Italy», sottolinea la confederazione, «e appare del tutto ingiustificata, perché si tratta spesso di prodotti poco gustosi e saporiti, essendo stati raccolti ad un grado di maturazione incompleto per poter resistere a viaggi di migliaia di chilometri percorsi su mezzi inquinanti che liberano nell’aria gas ad effetto serra».
Secondo la Coldiretti la voglia di cambiamento o il bisogno di stupire gli ospiti nei banchetti natalizi o di fine anno possono essere soddisfatte dalla riscoperta dei frutti meno «diffusi», ma nazionali come cachi e fico d’India o antiche varietà, dalla mela limoncella alla pera madernassa, che valorizzano le tradizioni del territorio e garantiscono un sicuro successo a prezzi contenuti, rimandando alla giusta stagione il consumo di ciliegie, anguria, asparagi o fagiolini.
E gli altri prodotti più diffusi che rischiano di «inquinare» il Natale? «Ci sono anche le noci della California, le more dal Messico, il salmone dall’Alaska, gli asparagi dal Perù, i meloni dal Guadalupe, i melograni da Israele e i fagiolini dall’Egitto», segnala ancora l’associazione. Un chilo di noci californiane deve viaggiare per 8.867 chilometri, «consumando» 5 chili di petrolio ed «emettendone» 16,5 di anidride carbonica. Anche i fagiolini egiziani «consumano»: 2.130 chilometri, 1,2 chili di greggio, 3,8 chili di anidride carbonica. Per non dire, poi, degli asparagi peruviani: rispettivamente 7.018 km, 4 e 12,6 chili. «Per alcuni di questi prodotti, inoltre, non ci sono solo problemi per motivi ambientali, ma ci sono anche perplessità di carattere sanitario».