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 2009  dicembre 13 Domenica calendario

PALERMO

«Pensavate davvero, ammesso che volessero pentirsi, che l´avrebbero fatto in diretta? Dai teleschermi del videocollegamento nell´aula dove si processava Dell´Utri? Filippo e Giuseppe Graviano sono dei mafiosi e sanno quel che fanno, non dicono nulla a caso». Alfonso Sabella, il pm che per anni ha dato la caccia alla "famiglia" mafiosa di Brancaccio ed ai suoi capi, i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, "legge" le parole e gli atteggiamenti dei due boss che secondo il pentito Gaspare Spatuzza, erano i "referenti" di Berlusconi e Dell´Utri per le stragi del ”93 e ”94.
Cosa hanno detto o voluto dire i fratelli Graviano al processo Dell´Utri?
«Giuseppe e Filippo Graviano, conoscono bene le norme processuali e l´atteggiamento di Filippo è anomalo per il fatto che scelga di non avvalersi della facoltà di non rispondere e, per la prima volta, parla senza aggredire».
Chi doveva aggredire?
«Li ho sentiti in molti processi e si sono sempre avvalsi della facoltà di non rispondere e, se rispondevano, attaccavano il pentito definendolo, nel migliore dei casi "infame", " bugiardo". "parli per convenienza", quindi con un atteggiamento tipico del mafioso».
Ma Spatuzza è un vero pentito? Filippo Graviano sta pensando di pentirsi?
«Gaspare Spatuzza è un vero pentito mentre Filippo Graviano, ancora no. Spatuzza si è anche autoaccusato di numerosi omicidi di cui non si sapeva nulla e altri da dove era stato assolto con sentenza passata in giudicato. Filippo Graviano, invece, non ha detto proprio nulla, ha fatto discorsi di filosofia, nulla di concreto. Neanche ha confessato di essere un uomo d´onore e di appartenere a Cosa nostra».
Per la verità nessuno glielo ha mai chiesto, né la Corte né il procuratore generale Antonino Gatto che lo hanno interrogato. Perché non lo hanno fatto?
«Non posso entrare nel merito delle decisioni del procuratore generale o della Corte, se fossi stato io a rappresentare l´accusa glielo avrei chiesto, sarebbe stata la prima domanda, perché se avesse risposto di no avrei chiuso subito il discorso, se invece avesse ammesso la sua appartenenza a Cosa nostra, come ha fatto Gaspare Spatuzza, avrei continuato l´interrogatorio».
Lei che ha seguito per anni le tracce dei Graviano: come mai i due boss ed il pentito Spatuzza che li accusa pesantemente, si scambiano messaggi affettuosi, si rispettano l´un l´altro?
«Quello che è anomalo in tutta questa vicenda è l´atteggiamento dei Graviano che non hanno mai smentito Gaspare Spatuzza, hanno detto anche loro di rispettarlo e di rispettare la sua scelta di collaborare, come a far capire che i Graviano potrebbero minacciare di collaborare. Questa è la chiave di lettura di questa situazione. Poi il fatto che Spatuzza manifesta il suo affetto ed il suo rispetto per i suoi ex capi è comprensibilissimo anche perché c´è il dolore del pentito, soprattutto nella prima fase della sua collaborazione perché ha un problema morale, quello di sentirsi un traditore».
Gaspare Spatuzza in un confronto addirittura "assolve" Filippo Graviano dicendo che il boss non gli ha mai ordinato un omicidio, una strage, perché?
«Tutti i pentiti di Brancaccio parlavano di Giuseppe Graviano come mandante e non di Filippo e Spatuzza lo conferma. Filippo si occupava dell´aspetto finanziario Giuseppe degli aspetti criminali».
E l´intervento di Giuseppe Graviano, come l´ha interpretato?
«Il parziale silenzio di Giuseppe Graviano è molto inquietante poteva dire a Spatuzza che era un infame che non lo conosceva conosciuto, poteva avvalersi della facoltà di non rispondere ed invece ha detto che parlerà quando starà bene e questo potrebbe essere un messaggio ricattatorio nei confronti di qualcuno connesso alla sua attuale situazione di detenuto al 41 bis».
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